Chiesa
di Mario Adinolfi
La Cei e la catastrofe antropologica
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Il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella sua prolusione all’assemblea generale dei vescovi italiani ha parlato con chiarezza di scuola, di famiglia, di gender anche in riferimento ai testi normativi in via di discussione in Parlamento. I toni adottati sull’emendamento che vuole introdurre a scuola “l’educazione alla parità di genere” e anche sul complesso del ddl Cirinnà sulle unioni gay sono stati piuttosto duri. E’ mancata una lettura attenta dell’articolo 5 del provvedimento che, questo giornale l’ha spiegato con insistenza, non ha a che fare con l’adozione ma introduce l’istituto noto come “stepchild adoption”, che legittima di fatto la pratica dell’utero in affitto, indicata invece da Bagnasco come pericolo futuro e conseguente. In realtà è tutto già scritto dentro l’articolo 5. La risposta, comunque, non è una mobilitazione ma una mera indicazione dei rischi. Come ha detto Papa Francesco, sta ai laici ora agire. Oggi offriamo ai lettori un documento importante, la prolusione integrale di Bagnasco, un documento importante. Leggiamone qualche passaggio qui insieme con attenzione, partendo proprio dal tema più urgente, la riforma della scuola con il pericoloso emendamento pro-gender in via di approvazione nel silenzio generale in Parlamento.
Bagnasco spiega: “Con il Papa diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della colonizzazione ideologica. Diciamo sì alla scuola libera, libera non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale, ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli. Educare al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia, è doveroso, lo abbiamo sempre affermato: rientra nei compiti della scuola. Ma l’educazione alla parità di genere, oggi sempre più spesso invocata, mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura”.
Il presidente della Cei ha ragione a sottolineare anche il tema del ddl Cirinnà, cosa che fa con questo parole: “Ora, il testo di legge in questione ancora una volta conferma la configurazione delle unioni civili omosessuali in senso paramatrimoniale. Tale palese equiparazione viene descritta senza usare la parola “matrimonio”, ma in modo inequivocabile: “le disposizioni contenenti le parole ‘coniuge’, ‘coniugi’, ‘marito’ e ‘moglie’, ovunque ricorrano nelle leggi, nei decreti e nei regolamenti, si applicano anche alla parte della unione civile tra persone dello stesso sesso” (art. 3). Questa equiparazione riguarda anche la possibilità di adozione, che per ora si limita all’eventuale figlio del partner (art. 5). È evidente che – come è successo in altri Paesi – l’adozione di bambini sarà estesa senza l’iniziale limitazione. Così come è evidente, ancora alla luce di quanto accade altrove, che presto sarà legittimato il ricorso al cosiddetto “utero in affitto”, che sfrutta indegnamente le condizioni di bisogno della donna e riduce il bambino a mero oggetto di compravendita. Il desiderio della maternità o della paternità non può mai trasformarsi in diritto per nessuno”. Le parole di Bagnasco sono nettissime, vale però la pena di ricordare che l’articolo 5 legittima ipso facto la pratica dell’utero in affitto, non ci sarà bisogno di attendere oltre.
Ma Bagnasco dice di più, citando direttamente Papa Francesco: “Si alimenta anche così la “cultura dello scarto”, categoria che tanto piace se applicata a certe situazioni, ma non a queste: “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva (...) Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, pretesa la modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico” (Papa Francesco, Discorso alla Delegazione dell’Ufficio internazionale Cattolico dell’Infanzia, 11.4.2014)”.
Cosa bisogna dire di più? Evidentemente la prolusione di ieri del presidente della Cei è stata chiarissima, anche se mancano indicazioni operative su come rispondere all’offensiva massiccia contro la famiglia in corso in Parlamento. Bagnasco cita anche la legge sul divorzio breve appena approvata ed ha chiaro il quadro d’insieme: questa legislatura rischia di trasformarsi in una catastrofe per chi difende ancora la visione antropologica secondo cui le persone non sono cose. La Cei davanti a questa catastrofe che tipo di indicazioni intende offrire non solo ai cattolici, ma al Paese che è in ascolto e alla ricerca di una qualche speranza di resistenza? Il Papa ha detto chiaramento no ai “vescovi-pilota” e indicato la strada della responsabilità dei laici. Benissimo, siamo pronti, ma siamo certi che nell’attività dei vescovi-pastori non sia inclusa anche una qualche dose di incitamento verso i laici che vorranno battersi a difesa della vita e della famiglia, in un frangente in cui tutto su questi temi sembra ostile alla Verità? Mi pare un punto interrogativo meritevole di una qualche risposta.