Politica
di Davide Vairani
Che spreco terribile è questo popolo che si disperde
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Mi sono rotto. Sono quei giorni nei quali vorresti alzare definitivamente bandiera bianca. Guardi il mondo e vedi che tutto si muove come capovolto. Mentre la cultura dominante ha preso il sopravvento fagocitando ogni briciola di verità, dall’altra parte, quella dei “resistenti”, si gioca a dividersi sempre di più. E ti senti impotente, sconfitto. Ma sai che non puoi farlo, perché è la croce che ti devi portare sulle spalle se vuoi vincere. Quella croce che anche Lui ha scelto di portare perché non poteva farne a meno. E se l’ha fatto Lui, devo sapere farlo anche io.
Confesso che faccio davvero fatica. Nel giorno nel quale - con grande sforzo - a Bologna si teneva la prima Festa Nazionale de “La Croce” quotidiano, mi faccio un giro in internet e leggo: “È’ il momento di un partito cattolico? ‘Sì, credo ci sia bisogno di una rappresentanza politica che metta al centro della propria agenda alcuni temi etici intoccabili: la tutela della vita e della famiglia così come la descrive l’articolo 29’. Il suo movimento potrebbe diventare il partito che serve? ‘Non penso a una trasformazione tout-court del movimento in partito. Abbiamo bisogno di qualcuno che prenda seriamente in carico le nostre istanze e le trasformi in azioni di governo. Se dovesse nascere un partito in tal senso, noi ci siamo. Non lo chiamerei il partito dei cattolici ma un partito che sia ispirato al suo interno dai valori cattolici. In questo periodo siamo stati aiutati da numerosi parlamentari di Area Popolare, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Idea. Solamente loro hanno avuto il coraggio di rappresentarci in Parlamento’.
Chi parla è Massimo Gandolfini. Rilascia una intervista a “Il Giornale” nel quale spiega in qualche modo che cosa accadrà a quello che resta del Comitato Nazionale Difendiamo i Nostri Figli.
“Sabato 26 novembre, a Verona, in piazza Cittadella, alle ore 10, le voci del movimento di popolo del Family Day illustreranno le ragioni del NO. Un NO motivato e ragionato per fermare l’attacco ai principi della sussidiarietà e della rappresentanza democratica, e per denunciare la deriva antropologica che mette in un angolo la famiglia, annulla i corpi intermedi e allontana la partecipazione del popolo alle decisioni che lo riguardano. L’evento vedrà l’alternarsi di numerosi interventi di personalità del mondo del diritto, della società civile e della politica. Chiuderà l’iniziativa il Presidente del CDNF Massimo Gandolfini indicando, fra le altre cose, le linee del futuro impegno del movimento pro-family italiano dopo il 4 dicembre”. Così recita il comunicato stampa.
A che gioco stiamo giocando? Serena Sartini dalle colonne de “Il Giornale” proprio domenica intervista Massimo Gandolfini (“Questo governo ha sfasciato la famiglia ecco perché noi cattolici voteremo No”). Cosa succede se vince il No? – domanda. E Gandolfini risponde: “Renzi dovrà trovare una forma di ricostruzione all’interno del partito. E spero proprio che nasca un partito che incarni i valori cattolici. La legge sulle unioni civili e il referendum sono due momenti storici affinché il mondo cattolico ripensi il proprio ruolo e si ricompatti. Non litighiamo fra noi, troviamo piuttosto giuste mediazioni senza delegittimarci a vicenda”.
Insisto: a che gioco si vuole giocare? Ma quali mediazioni si possono trovare, caro Massimo, quando per primo tu nemmeno riconosci che esiste il Popolo della Famiglia? Dove vuoi arrivare? Cosa vuoi fare? Non lo so. Io ci sarò a Verona, Massimo, perché ho sempre creduto nell’unità, nella possibilità di ricomporre quel fantastico gruppo di persone che da sole e senza aiuto da nessuno ha avuto l’intuizione e l’ardire di portare in piazza centinaia di migliaia di persone per ben due volte nel giro di poco tempo, i due Family Day.
Avrei voluto vederti a Bologna insieme a noi. Non sei venuto.
Io verrò da te a Verona: per chiederti che cosa vuoi fare. E – soprattutto – perché vuoi contribuire a creare solchi sempre più profondi tra chi combatte la stessa identica battaglia: la difesa della dignità dell’uomo.
Pensiamo davvero che continuando a dividerci in nome di una presunta verità senza se e senza ma possiamo realmente costruire una resistenza popolare al mainstriming culturale che sta dominando il pensare degli italiani? Solo deponendo le ambizioni, le acredini e le divergenze organizzative si può lasciare spazio alla Verità. Se crediamo – e ne sono certissimo, Massimo, ci credi anche tu – che la Verità ci è donata e non è frutto del nostro pensare individuale, allora abbiamo il coraggio e l’umiltà di andare oltre le miserie umane. Costruiamo un argine comune, non un rigagnolo di acqua inefficace e destinato a morire per causa propria.
Sul Referendum costituzionale abbiamo tutti la stessa posizione: NO, senza se e senza ma. Cosa ci divide?
Il nostro NO non è solo (o tanto) fondato su motivazioni giuridiche: è un NO che va molto più a fondo.
Massimo, guarda solo due cose.
La prima. Eccoli là, attori, registi, teste belle pensanti e pensose, svetta il regista Sorrentino, tallonato dai colleghi Virzì, Genovese e Ozpetek e poi Maria Giulia Crespi Mozzoni (che già nome e cognome doppio ti dice la nobiltà), e poi Carla Fracci, Cristina Comencini (se non ora, quando? ), Ricki Tognazzi, Stefano Boeri, Isabella Ferrari (ah, certo, se c’è pure la Ferrari allora sicuro le folle si convinceranno), e poi Silvio Orlando, Rosellina Archinto e tutta la compagnia salottiera. Tutti a firmare l’appello per il SI al Referendum. Leggete bene i nomi e guardate che mestiere fanno: cinema. Bene. Nella seduta del 3 novembre 2016, la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” (AC 4080) .Con il Fondo Cinema aumentano le risorse del 60%: 150 milioni in più e introduzione di un meccanismo virtuoso di autofinanziamento. Il fondo è alimentato direttamente dagli introiti erariali già derivanti dalle attività di: programmazione e trasmissione televisiva, distribuzione e proiezione cinematografica, erogazione di servizi di accesso ad internet da parte delle imprese telefoniche e di telecomunicazione. Pertanto, a decorrere dal 2017, una percentuale fissa (11%) del gettito Ires e Iva di questi settori verrà destinato al finanziamento del Cinema e dell’audiovisivo. Il nuovo fondo non può scendere sotto i 400 milioni di euro annui. Ma guarda un po’. È Un caso? Si chiama clientelismo. Diretto o indiretto, ma è clientelismo. E gli intellettuali asserviti al Potere del denaro.
Secondo fatto. “Qui non ci sono giornalisti e possiamo finalmente parlare tra di noi…”. Comincia così Vincenzo De Luca. È martedì 15, e il caso Rosy Bindi deve ancora scoppiare. In un albergo a due passi dalla stazione centrale di Napoli, il governatore arringa più di duecento amministratori. Obiettivo: fare vincere il Sì al referendum. Come? E questo è il punto. In venticinque minuti tirati allo spasimo, della serie “scatenate l’inferno”, De Luca inneggia tra il divertito e il compiaciuto al clientelismo, parla di fondi pubblici ricevuti e da distribuire, invita i sindaci in sala a preoccuparsi nei prossimi giorni solo ed esclusivamente del referendum, mette a disposizione uomini del suo staff istituzionale. E come se non bastasse, chiede una rendicontazione scrupolosa di quel che si farà, chiama “testa di sedano” i commissari governativi che controllano la Sanità campana, ammette di averla sparata grossa, cioè di “aver fatto demagogia”, quando alla presenza di Renzi ha chiesto duecentomila nuove assunzioni negli uffici pubblici meridionali. Si chiama clientelismo. Fatto e finito.
Ma di fronte ad un sistema organizzato come questo, come si può pensare di resistere in ordine sparso, ciascuno dietro ad un capo che non riconosce l’altro e viceversa? È davvero così enorme ciò che ci divide rispetto a ciò che ci unisce? Non credo.
Massimo, ti prego, non fare passi dei quali ti potresti pentire subito dopo. Lavora per l’unità. Facciamo parte entrambi di un mondo che ci definisce omobofobi, medievali, retrogradi, anche all’interno del cosiddetto “perimetro cattolico”. Perché dividerci?
Guarda come l’intellighentia borghese e la politica di questo governo hanno reagito alla Lettera apostolica di Papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia.
Saviano: “Papa Bergoglio parla al mondo cattolico e apre alla comunione le donne che hanno abortito e i medici abortisti. L’assoluzione di cui parla non è da processi o accuse, ma da una condanna morale che non avrebbe, nel mondo laico, ragione di esistere. L’invito di Bergoglio è ai sacerdoti, è un’esortazione a dare supporto, a non chiudere porte in faccia a chi soffre. La posizione del Papa è moderna per uno Stato antico e ha in maniera rivoluzionaria rotto con una tradizione di intolleranza verso chi, pur cattolico, si trova costretto a fare una scelta dolorosa, perché questo è l’aborto: una scelta difficile e dolorosissima.
E se il Papa invita i sacerdoti ad aiutare chi soffre, lo Stato faccia altrettanto e garantisca alle donne, a tutte le donne italiane, da Nord a Sud, il diritto ad abortire. Diritto che nel nostro Paese con le percentuali di obiezione di coscienza, talvolta obiezioni di struttura (ovvero assenza totale in alcuni ospedali pubblici di medici abortisti), è un diritto acquisito con fatica e ora negato”.
Monica Cirinnà: “Ora non ci sono più scuse, basta medici obiettori. Deve essere garantito sempre e ovunque il diritto delle donne ad #aborto, libera scelta dolorosissima”.
“Io vi prospetto quello che per me è il maggiore e peggiore pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una nuova “trahison des clercs”: una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime sia pure ancora soltanto come nuova cultura e nuova qualità di vita – scriveva PPP (Pasolini) negli anni ’70-. Vi richiamo a quanto dicevo: il consumismo può rendere immodificabili i nuovi rapporti sociali espressi dal nuovo modo di produzione creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili. La massa degli intellettuali che ha mutuato la lotta per i diritti civili rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di sinistra, altro non fa che il gioco del potere: tanto più un intellettuale progressista è fanaticamente convinto delle bontà del proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili, ogni reale alterità.Dunque tale potere si accinge di fatto ad assumere gli intellettuali progressisti come propri chierici. Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile adesione intascando una invisibile tessera”.
Oggi più che mai siamo tutti chiamati ad essere i nuovi intellettuali, ad esercitare cioè la libertà di ragione e di coscienza, contribuendo tutti a ricostruire un pensiero pubblico che sappia e odori di umano. Non siamo chiamati a giocare tra chi pensa di essere il depositario esclusivo della Verità: siamo chiamati a metterci sulle spalle la croce della pazienza, della sapienza e della lungimiranza. Abbandonando le aspirazioni personali, le pretese e tutto ciò che fa parte del fardello dell’uomo fragile.