Società
di Marinella Colombo
La famiglia nel nord Europa
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora
Questo contributo si occuperà di considerazioni sulla famiglia in ambito europeo e più in particolare del concetto di famiglia presente nei paesi del Nord Europa, a capo dei quali si trova indiscutibilmente la Germania.
La distruzione della famiglia cosiddetta naturale o tradizionale proviene appunto dai paesi nordici e soprattutto dalla Germania. Tale progetto prende il via dalla necessità delle lobby di potere di distruggere la cellula e il nucleo sul quale si fonda la società; eliminando la famiglia, che trasmette valori e comportamenti, diventa molto più facile sostituirsi ad essa nell’educazione, nelle scuole e in ogni ambito della vita quotidiana, educando quindi i bambini a diventare degli adulti assolutamente manipolabili, ai quali poter imporre qualsiasi tipo di decisione e di condotta di vita. In Germania tutto questo è già presente e in fase di attuazione sempre più capillare ormai da molti anni.
Vediamo come.
Già sappiamo che la terminologia usata tende a coprire le vere finalità ed utilizza volutamente espressioni che fanno pensare a qualcos’altro. Per essere più precisi, dobbiamo fare chiaramente riferimento alle espressioni quali “protezione del minore”, “salvaguardia dei diritti dei bambini”, ecc. Allo stesso modo si parla di “sostegno alle famiglie”. Raramente si precisa però da cosa deve essere protetto il minore, quali sono i suoi diritti che vanno salvaguardati e che tipi di famiglie vengono sostenute.
Per prevenire le critiche che inevitabilmente verranno avanzate contro queste tesi, evitiamo ogni tipo di considerazione soggettiva, basandosi invece soltanto su scritti e documenti ufficiali tedeschi. Andiamo innanzitutto a leggere cosa si dichiara nel programma di politica infantile del Deutscher Kinderschutzbund (Alleanza tedesca per la protezione del bambino, organismo finanziato dall’amministrazione per la gioventù -Jugendamt- dello Stato tedesco). Il Kinderschutzbund intende come famiglia, in tutte le sue diverse forme, quello “spazio nel quale i bambini sviluppano la loro personalità e vi trovano protezione, comprensione e relazioni affidabili”. Nessun cenno a mamma e papà, né alla filiazione. La famiglia è stata ridotta a uno “spazio”.
“Judendamt” significa, letteralmente, “amministrazione della Gioventù”. Lo Jugendamt, terzo genitore e giudice politico, svolge inoltre una funzione di controllo statale sull’operato dei giudici tedeschi, affinché nessun bambino lasci mai quella giurisdizione. Lo Jugendamt stesso ribadisce che la “famiglia è una relazione dinamica e in continua evoluzione tra almeno un adulto e un bambino, figlio naturale dello stesso, o a lui affidato”. Apprendiamo dunque che la famiglia non solo è stata ridotta ad uno spazio, ma varia anche in continuazione…
Da cosa deve essere protetto il minore si evince chiaramente dal numero di bambini sottratti alle famiglie dallo Stato tedesco (Jugendamt) e collocati in comunità, o presso famiglie affidatarie che vengono reclutate grazie ad annunci sul giornale e la cui affidabilità è esaminata soltanto in base alla loro volontà e capacità di seguire i dettami dello Jugendamt (La fotografia è stata scattata nel 2010 nella metropolitana di Monaco di Baviera. È un annuncio con il quale si cercano genitori affidatari).
Va precisato che a fronte dei 30000 bambini - in totale - sottratti in Italia alle loro famiglie, in Germania, nel solo 2014, sono stati sottratti oltre 48000 bambini, ai quali vanno aggiunti quelli dell’anno precedente e di quelli precedenti ancora. I bambini che tornano in famiglia non tornano, nella stragrande maggioranza dei casi, dai loro genitori, ma vengono affidati alle famiglie di cui si parlava poco sopra, con una prassi per gli affidi che è quasi sempre quella degli affidi sine die. La motivazione è molto spesso quella del “sovraffaticamento” dei genitori, problemi a scuola, o di formazione (“Die Inobhutnahmen aufgrund von Überforderung der Eltern, Schul- und Ausbildungsproblemen”, cit. da Destasis, Ministero Federale di Statistica).
Le spiegazioni a questi fatti possono essere solo due: o un elevatissimo numero di tedeschi sono persone con grossi problemi e incapaci di occuparsi della prole, oppure lo Stato tedesco sottrae i bambini alle famiglie con finalità diverse dalla loro protezione, così come correntemente intesa. Il fatto inoltre che vengano sottratti i bambini a causa di problemi scolastici ci rimanda ad un’altra caratteristica, propria solo della Germania, nel panorama europeo: mentre negli altri Stati dell’Unione i genitori hanno l’obbligo di provvedere all’istruzione dei figli, ma non necessariamente alla loro scolarizzazione, permettendo dunque la scuola parentale, in Germania esiste l’obbligo di frequenza a scuola. Chi lo vìola si vede sottratti i figli e deve spesso scontare il carcere. Purtroppo si è iniziato a parlare di questo problema, che esiste da molti anni, solo dopo l’introduzione delle lezioni di educazione sessuale, l’obbligatorietà della loro frequenza e la conseguente reazione di varie famiglie. Sono soprattutto le famiglie cattoliche che si sono opposte a queste lezioni, in quanto ore di vera e propria pornografia, in netto contrasto con gli insegnamenti morali che i genitori stavano invece trasmettendo ai figli. Bisogna chiedersi allora perché è possibile farsi esonerare dall’ora di religione, ma non è possibile farsi esonerare dall’ora di sesso. Perché nell’ora di sesso si può manipolare il bambino allontanandolo il più possibile dalla famiglia e trasmettergli un altro concetto di famiglia, quello voluto dallo Stato. E per poter trasmettere al bambino valori opposti (o piuttosto non-valori) a quelli che gli vengono insegnati in famiglia, è necessario che la frequentazione della scuola sia obbligatoria, non tanto per insegnare, ma per controllare il tipo di educazione impartita, soprattutto se discordante rispetto a quella prediletta a casa.
Recentemente Notizie Provita si è occupato di un documentario che parla “di circa 1.500 bambini sottratti ai loro genitori in Norvegia ogni anno. Anche per una semplice sculacciata, che in quel Paese è illegale.” (http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/famiglia-distrutta-quando-e-lo-stato-cherapisce-i-bambini/). Ma cosa sono 1500 bambini - comunque sempre troppi - a fronte di 48.000? E perché si parla della Norvegia, ma non si legge mai nulla su questo tema riguardante la Germania? Perché è la Germania che sta dirigendo l’Europa, che sta esportando questa ideologia in tutti i paesi dell’Unione e soprattutto che guadagna miliardi con il business dei bambini e che esercita una censura implacabile, affinché nulla di tutto ciò si venga a sapere. I miliardi in gioco sono troppi.
Un esempio di questo controllo teutonico è l’opuscolo “Standard per l’educazione sessuale in Europa” che i più attribuiscono all’ OMS. Osserviamo però con attenzione la prima e la penultima pagina:
Si legge che questo opuscolo è in realtà uno scritto propagandistico tedesco, tradotto in inglese dal tedesco, senza celare neppure troppo detto coinvolgimento: campeggia infatti in copertina, vicino alla sigla OMS anche la sigla BZgA. Poiché pochi sanno cosa significhi, viene di solito ignorata, anche per la fuorviante traduzione che compare sulla versione italiana (Federal Centre for Health Education). BZgA significa Bundeszentrale für gesundheitliche Aufklärung e questo a sua volta significa che le direttive che ci arrivano per il tramite dell’OMS altro non sono che emanazioni della volontà di una amministrazione tedesca (ulteriori dettagli nell’articolo:
http://www.ilpattosociale.it/news/2954/Masturbazione-e-gioco-del-2-dottore-per-bambini-dai-4anni.html).
Stando alle statistiche citate, sembra dunque che ciò da cui devono essere in primo luogo protetti i bambini siano i loro genitori. Per meglio distruggere la famiglia bisogna far passare il messaggio che sempre più spesso i genitori sono inadeguati, che i bambini devono innanzi tutto vivere in uno “spazio nel quale sviluppano la loro personalità e vi trovano protezione” e che questo “spazio” corrisponde sempre meno alla famiglia naturale. A tal fine è stato sufficiente introdurre il discorso sull’omosessualità e sul “diritto” degli omosessuali ad avere dei figli. Poiché gli omosessuali non sono in grado di procreare (ci stanno lavorando, ma per ora, né due uomini né due donne sono in grado di dare inizio ad una nuova vita), proteggere questo loro presunto diritto significa necessariamente passare per la negazione dell’importanza di tutto quanto fino ad oggi era parso indiscutibile: l’amore di papà e mamma, ma anche il valore della gestazione, dell’allattamento e di ciò che rappresentano i genitori (di diverso sesso), ugualmente importanti, ma fondamentalmente diversi, proprio perché diverse sono le necessità del bambino. Usando gli omosessuali – il verbo “usare” non è stato scelto a caso - in questa maniera è molto più facile mettere a tacere qualsiasi discorso discostante, perché si accuserà di omofobia chiunque la pensi diversamente. Addirittura molti omosessuali, favorevoli alla famiglia naturale, vengono pesantemente tacciati di omofobia e messi a tacere.
Dunque mentre ai bambini viene imposta questa ideologia a scuola, nella società, per mettere a tacere le voci discordanti, si utilizzano accuse e querele, ben sapendo che si tratta di una sorta di fase transitoria in quanto, con la prossima generazione o al massimo quella seguente, si sarà ottenuto un pensiero unico, omologato e dominante. Inevitabilmente la riflessione rimanda ancora ai bambini (il futuro e il capitale di ogni nazione), alla possibilità di manipolarli (impossibilità di sottrarsi ad una scuola quasi di “regime” che più che pensare all’istruzione impartisce un certo tipo di educazione), alla “necessità” di allontanarli sempre più dai genitori (soprattutto se rivendicano il diritto-dovere di educare i propri figli), al loro valore domani, in termini di forza lavoro che pagherà le pensioni di chi oggi decide (la natalità tedesca presenta valori negativi ininterrottamente dalla fine dell’ultima guerra, nonostante le numerose manovre e gli ingenti sussidi per promuovere l’incremento delle nascite), ma anche al loro “valore monetario” già oggi.
Se nelle separazioni binazionali i bambini restano sempre in Germania e vengono sempre affidati al genitore tedesco rendendo così possibili gli incassi di alimenti ed eredità (grazie ai Regolamenti Europei viene imposto agli altri paesi il riconoscimento delle decisioni inique tedesche, senza possibilità di analisi nel merito), i bambini degli immigrati possono diventare, all’interno del sistema tedesco, l’occasione per abbassare l’età media della popolazione, per acquisire forza lavoro per domani, per beneficiare dei fondi europei (non tanto di quelli per l’immigrazione, ma quelli dei programmi di “protezione per donne e bambini”, incassati per la maggior parte dai vari istituti tedeschi). L’importante è “educarli” in un certo modo, per questo oggi, come già con i profughi della ex Jugoslavia, molti genitori vengono espulsi, mentre i bambini restano in Germania (ved. caso siriano http://www.ilpattosociale.it/news/3705/Achtung-Binational-Babies-la-sorpresa-dellacancelliera-Merkel-ai-profughi-siriani.html) e, oltre a costituire un reddito, faranno la gioia dei vari tipi di “famiglia” sostenuti dal governo tedesco. Questo si chiama in Germania, e dunque anche in Europa, “protezione dell’infanzia”. Allontanamenti dalle famiglie, imposizione dell’ideologia gender fuori e dentro la scuola, diritti degli omosessuali a procurarsi i figli, distruzione della famiglia e utero in affitto hanno tutti un denominatore comune, anzi due: soldi e potere.