Chiesa
di Davide Vairani
Eutanasia, in Vaticano la Nuova Carta: giro di vite
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Malati terminali, svolta del Papa. Alimentarli soltanto se è utile” - Dopo 22 anni il Vaticano ridefinisce i limiti dell’assistenza finale. I giornali di Stato continuano la loro opera di mistificazione: non è vero che il Papa abbia aperto la via all’eutanasia, è l’esatto contrario.
Sono un papista se scrivo questo? No. Basterebbe un pizzico di tempo a disposizione, la curiosità di andare alle fonti e la voglia di narrare la verità dei fatti e non assisteremmo ogni giorno a scempiaggini che vengono spacciate dai media (e sui social) come verità. E tanti (troppi) ci cascano. Non riesco più a tollerarlo.
I fatti. La Sala Stampa della Santa Sede ha presentato ai giornalisti la Nuova Carta degli Operatori Sanitari (un tomo di 150 pagine), proprio mentre in Commissione Affari Sociali alla Camera si discute il testo base della nuova proposta di legge sulle Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari. La Carta non è che un aggiornamento, non un nuovo documento: presentata in occasione del lancio mediatico della XXV Giornata Mondiale del Malato (che si terrà il prossimo 11 febbraio, in edizione solenne a Lourdes, in Francia), la Carta è stata aggiornata, dopo 22 anni, per volontà di Papa Francesco, ed è stata pubblicata dal nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che ha assorbito il dicastero per la pastorale della salute. In rete non ve né traccia: ergo, non è possibile per noi comuni mortali andare a verificare direttamente la fonte.
Però. Basterebbe ciccare sul sito del Vaticano (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2017/02/06/0080/00193.html) per leggere tutti gli interventi che in quell’occasione sono stati pronunciati.
Tra gli intervenuti, il Prof. Antonio Gioacchino Spagnolo - professore ordinario di Bioetica e Direttore dell’Institute of Bioethics and Medical Humanities presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – che con un lungo intervento ha voluto sottolineare le novità della Carta “nella continuità della vocazione”. Vale la pena leggero per intero. Sì, vogliamo essere pedanti.
“Le conquiste della ricerca biomedica e le nuove realtà socio sanitarie che si sono venute a determinare dopo il 1994, come pure i pronunciamenti del Magistero della Chiesa cattolica che sono stati emanati nell’ambito delle scienze della vita e della salute (quelli dei Pontefici Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Papa Francesco, i documenti della Congregazione per la Dottrina della fede e della Pontificia Accademia per la Vita) hanno reso necessaria una revisione e aggiornamento della Carta degli Operatori Sanitari. La carta ha mantenuto comunque la sua struttura originaria di strumento per una seria preparazione e formazione continua sul piano etico degli Operatori sanitari, per mantenere la dovuta competenza professionale e la loro vocazione a ministri della vita”. Dunque, sul piano del metodo, la scelta di stare dentro il solco della Traditio.
I nuovi riferimenti magisteriali, posteriori al 1994, che sono stati richiamati nella Carta:
La Lettera Enciclica di GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae (1995)
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale sui trapianti (29 agosto 2000), n. 4: AAS 92 (2000), 823-824.
Le Lettere Encicliche di BENEDETTO XVI, Spe salvi sulla speranza cristiana (2007) e Caritas in veritate (2009)
BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti al XXV Congresso Internazionale dei Farmacisti Cattolici [29 ottobre 2007
BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita sul tema della donazione di organi (2008)
L’Esortazione Apostolica di PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (2013)
PAPA FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del ventennale di istituzione (2014).
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Responsa ad quaestiones ab Episcopali Conferentia Foederatorum Americae Statuum propositas circa cibum et potum artificialiter praebenda (2007)
L’Istruzione della CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dignitas personae (2008)
PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, La prospettiva degli xenotrapianti. Aspetti scientifici e considerazioni etiche (Città del Vaticano, 2001)
PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti (2005)
“L’attenzione iniziale – prosegue il Prof. Antonio Gioacchino Spagnolo - è stata rivolta considerando uno spettro più ampio delle persone coinvolte in ambito biomedico: accanto alle classiche figure professionali sanitarie (personale medico, infermieristico e ausiliario) sono state considerate anche altre figure che a vario titolo operano nel mondo della salute, come biologi, farmacisti, operatori sanitari del territorio, amministratori, legislatori in materia sanitaria, operatori nel settore pubblico e privato. Alcuni nuovi articoli riguardano proprio loro, e a loro è richiesta una particolare responsabilità nello svolgimento del loro servizio. Tutti questi operatori svolgono la loro pratica quotidiana in una relazione interpersonale, contraddistinta dalla fiducia di una persona segnata dalla sofferenza e dalla malattia, la quale ricorre alla scienza e alla coscienza di un operatore sanitario che le va incontro per assisterla e curarla”.
La Carta si preannuncia quindi come un testo che “vuole sostenere la fedeltà etica dell’operatore sanitario, nelle scelte e nei comportamenti in cui prende corpo il servizio alla vita e questa fedeltà viene delineata seguendo le tappe dell’esistenza umana: generare, vivere, morire, quali momenti di riflessioni etico-pastorali”. Dunque, il tema del fine-vita è solo uno dei tenti temi che in essa vengono affrontati in maniera integrale e integrata.
“Nella Sezione del GENERARE sono stati meglio specificati i criteri per la cura dell’infertilità e il riferimento ai metodi naturali non solo per la regolazione della fertilità ma anche come metodi per ottenere una gravidanza. Inserimento anche un articolo sul congelamento di tessuto ovarico (art. 38), risposta eticamente sostenibile nel caso di terapie oncologiche che possono alterare la fertilità della donna. Sono poi presi in considerazione i nuovi tentativi di generazione umana in laboratorio (art. 39): tra gameti umani e animali, di gestazione di embrioni umani in uteri animali o artificiali, di riproduzione asessuale di esseri umani mediante fissione gemellare, clonazione, partenogenesi o altre tecniche consimili”.
Sorpresa per i più: “Tutti procedimenti questi – sottolinea il Prof. Spagnolo - che contrastano con la dignità umana dell’embrione e della procreazione, per cui sono da considerarsi moralmente inaccettabili. Tra le diagnosi prenatali, accettabili ad alcune condizioni, viene stigmatizzata, invece la diagnosi pre-impianto (art. 36) come espressione di una mentalità eugenetica che legittima l’aborto selettivo per impedire la nascita di bambini affetti da varie malattie”.
Andiamo avanti. “Nella Sezione del VIVERE è confermata la posizione di sempre riguardo all’aborto inserendo dei nuovi articoli riguardo alla riduzione embrionale, intercezione, contragestazione, feti anencefalici, gravidanze ectopiche, tutela del diritto alla vita (artt. 51-59). Attenzione rivolta anche al tema della prevenzione e dei vaccini, oggetto di recente dibattito pubblico (artt.69-70). Attuale dal punto di vista scientifico il riferimento alla terapia genica e alla medicina rigenerativa (artt. 80-82)”.
“Sul piano sociale la Carta si sofferma sul tema dell’accesso ai farmaci e alle tecnologie disponibili da parte della popolazione (art. 91), accesso che ancora oggi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo – soprattutto in quelli caratterizzati da una instabilità politica o da scarse risorse economiche non è garantito a larghe fasce di popolazione e ciò soprattutto nel caso delle cosiddette ‘malattie rare’ e ‘neglette’, alle quali si accompagna il concetto di ‘farmaci orfani’ (art. 92)”. Per subito aggiungere: “E agli operatori sanitari e le loro Associazioni professionali viene chiesto di farsi promotori di una sensibilizzazione delle istituzioni, degli enti assistenziali, dell’industria sanitaria, affinché il diritto alla tutela della salute sia esteso a tutta la popolazione affinché si arrivi ad una giustizia sanitaria, salvaguardando la sostenibilità sia della ricerca sia dei sistemi sanitari. Nuovi anche i riferimenti al coinvolgimento nella sperimentazione di minori o adulti incapaci a decidere, su soggetti vulnerabili, su donne in età fertile in situazioni di emergenza. Infine, in questa sezione si evidenzia il ruolo della consulenza di etica clinica (art. 140) che può aiutare ad individuare conflittualità e dubbi etici, che singoli operatori sanitari, pazienti e familiari possono sperimentare nella pratica clinica, facilitandone così la risoluzione con scelte diagnostico-terapeutiche condivise al letto del malato, nella cornice valoriale propria della medicina e dell’etica.”.
Posizione ferma e dura. Abbiamo raccontato anche da queste colonne – ad esempio – lo scandalo degli aiuti internazionali concessi alle popolazioni del cosiddetto “terzo mondo” in cambio di una promozione obbligata dell’aborto e delle pratiche di selezione naturale. Abbiamo narrato su queste colonne l’aberrante posizione dell’Olanda che sta per approvare una legge che estende a tutte le persone anziane non autosufficienti la pratica dell’eutanasia.
Ma ci arriviamo anche a questo tema – quello che ai media interessava di più. “Nella sezione del MORIRE viene considerato l’atteggiamento davanti al malato nella fase terminale della malattia, luogo di verifica della professionalità e delle responsabilità etiche degli operatori sanitari (art 145). In questo ambito, un aspetto molto attuale considerato nella carta – oggetto in questi giorni di molte discussioni nel Parlamento italiano - è il riferimento all’espressione in anticipo da parte del paziente delle sue volontà (art. 150) circa i trattamenti ai quali desidererebbe o no essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso della sua malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso. La carta afferma che deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando egli il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza. Tema ugualmente rilevante è quello della nutrizione e idratazione, anche artificialmente somministrate (art. 152). Considerate tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio. La loro sospensione non giustificata può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. Confermata la eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta ad un continuo monitoraggio. Sullo sfondo di questa sezione la tutela della dignità del morire (art. 149) nel senso di rispettare il malato nella fase finale della vita, escludendo sia di anticipare la morte (eutanasia), sia di dilazionarla con il cosiddetto ‘accanimento terapeutico’.
“Certamente la Carta – conclude il Prof. Spagnolo - non può certamente risultare esaustiva rispetto a tutti i problemi e alle questioni che si impongono nell’ambito della salute e della malattia ma è stata realizzata al fine di offrire linee-guida il più possibile chiare per i problemi etici che si devono affrontare nel mondo della salute in genere in armonia con gli insegnamenti di Cristo, e con il Magistero della Chiesa”.
Quest’ultimo passaggio è stato tradotto da molti media come un parere favorevole della Chiesa e del Papa al testamento biologico. Ripeto e insisto: quando la Carta sarà resa pubblica avremo tutti la possibilità di ragionarci sopra. In ogni caso, le parole del Prof. Spagnolo su questo punto sono chiarissime. Le riprendo: “La carta afferma che deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando egli il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza”. Che cosa significa? Che il medico ha l’obbligo deontologico (Giuramento di Ippocrate) di curare per la vita, non per il contrario. Infatti, si ribadisce che il medico non possa essere un mero esecutore delle volontà e degli interessi (anche se legittimi) delle persone che – aggiungo io – liberamente mettono nero su bianco la volontà di essere uccisi con la dolce morte quando la sofferenza è tale da non poterla più sopportare (cioè il testamento biologico). Il medico conserva sempre il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi alla propria coscienza. Ecco perché tanti nelle istituzioni stanno cercando di limitare il numero dei medici obiettori di coscienza: perché sono un inutile inciampo alla libera volontà di una persona di decidere la propria morte. E questo è inaccettabile sul piano etico.
Sulla questione idratazione e accanimento terapeutico, la Carta non fa altro che sviluppare concretamente ciò che già è contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
“2276 Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un’esistenza per quanto possibile normale.
2277 Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere.
2278 L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate”.
Detto e scritto quanto sopra, dove trovate il fatto che il “Vaticano ridefinisce i limiti dell’assistenza finale”? Da nessuna parte.
Qualcuno molto zelante, sui social ha stigmatizzato: “Ma come? Papa Francesco smentisce le posizioni della Chiesa sul caso Englaro?”. Occorre davvero essere in malafede per affermare questo. Non c’entra proprio nulla. Il 9 febbraio 2009 l’Italia veniva scossa da un evento che ancora oggi non cessa di dividere e far discutere: la morte di Eluana Englaro (1970–2009), la donna che versava in stato vegetativo da diciassette anni. “È opinione comune che la donna, dopo essere stata visitata da fior di medici, fosse stata riconosciuta da tutti – rispetto allo stato vegetativo in cui si trovava – come impossibilitata ad una anche minima ripresa – scrive Giuliano Guzzo in “L’uccisione di Eluana Englaro e le false giustificazioni” del 1 marzo 2016 su http://www.uccronline.it) -. Ecco già in questa frase, verosimilmente riassuntiva del pensiero di molti, si condensano clamorose imprecisioni. Infatti non solo non è vero che la donna venne visitata da molti medici (basta leggersi le sentenze per accorgersi della presenza, ripetuta, di una sola perizia: quella del professor Carlo Alberto Defanti, incaricato dal padre di Eluana), ma non è vero neppure che coloro che la visitarono concordarono nelle conclusioni (…). La vide i – e per due volte – Lucia Bellaspiga, che fra l’altro fu anche l’ultima giornalista a farle visita prima della morte. E la descrisse così: ‘Eluana è invecchiata poco, è rimasta ragazza davvero, anche nella realtà, non solo in quella congelata dalle foto […] i lineamenti sono poco diversi da prima, non peggiori o migliori, diversi […] dal suo sguardo capisci che è una disabile, a occhi chiusi potrebbe essere la persona più sana del mondo […] il volto è rilassato, pieno, normale, non abbruttito’”(L. Bellaspiga – P. Ciociola, Eluana. I fatti. Ancora, Milano 2009, p. 8).
Eluana aveva davvero scelto di morire se avesse perso la propria autonomia psico-fisica?
“Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco morire” – secondo il padre – furono le parole della giovane donna un anno prima del tragico incidente (Englaro B. – Nave E., Eluana. La libertà e la vita, Rizzoli, Milano 2009). “Non ci sono elementi per dubitare aprioristicamente che queste parole Eluana le abbia dette, anche se rimangono degli interrogativi- scrive sempre Giuliano Guzzo -: quando e dove sono state pronunciate? Riflettevano appieno il suo pensiero oppure un suo personale stato d’animo, magari generato dalla notizia di uno stato di coma da parte di altri? Perché in quel caso dovremmo concludere che il pensiero di Eluana – sia pure rafforzato da quel ‘preferisco morire’, peraltro così frequente nel lessico giovanile – fosse quello di tutti dal momento che nessuno sano di mente si augurerebbe di ritrovarsi in coma o in stato vegetativo. Come andarono dunque le cose? Non è chiaro. L’unico dato certo – anche se, guarda caso, poco ricordato – è che la stessa Corte d’Appello di Milano ha messo nero su bianco come sia stato il Beppino Englaro, e non Eluana, a richiedere la sua morte: ‘La. S.C. non ha ritenuto che fosse indispensabile la diretta ricostruzione di una sorta di testamento biologico effettuale di Eluana, contenente le sue precise dichiarazioni di trattamento […] ma che fosse necessario e sufficiente accertare che la richiesta di interruzione di trattamento formulata dal padre in veste di tutore riflettesse gli orientamenti di vita della figlia’. Parole che demoliscono un’altra leggenda metropolitana: quella secondo cui il tutore, in questo caso, abbia agito ‘con l’incapace’ (Pizzetti F. G. Alle frontiere della vita: il testamento biologico tra valori costituzionali e promozione della persona, Giuffrè Editore, Milano 2008, p. 322) e che, quindi, sia stata lei, Eluana, a chiedere di non essere tenuta in vita a certe condizioni. Falso. Quella richiesta non è mai stata formulata. Non da lei, almeno: e scusate se è poco”:
Il 3 febbraio la barella con sopra Eluana viene sistemata su un’ambulanza dove sale anche il rianimatore Amato De Monte. Una corsa nella notte, quattro ore di viaggio. Le suore si raccomandano di curarla.. Alle 5.55 Eluana è a Udine. L’aspettano una stanza a piano terra, un letto in legno chiaro e le pareti azzurrine. Fuori le proteste di chi la vuole viva, e gli applausi di chi solidarizza con il padre. Tossisce ancora per tre giorni. Da venerdì smette di essere alimentata e idratata. I medici cominciano anche a sedarla. Alle 20.10 Eluana muore.
Eluana era disabile e come tale doveva essere curata e invece fu fatta morire. Punto. Tutto il resto fa parte di altro. Ciò che conta sono i fatti e i dati. La Nuova Carta degli Operatori Sanitari appena licenziata non è altro che uno strumento prezioso per ribadire che la vita e la morte non appartengono alla nostra disponibilità. Pronto ad essere smentito quando il testo sarà reso pubblico e accessibile a tutti. Ma non credo affatto che verrò smentito.