Società
di Davide Vairani
Essere madre oggi
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Essere madre: desiderio o dovere”. È il titolo di un convegno organizzato per ieri pomeriggio dal gruppo metropolitano per la salute delle donne, patrocinato dal Comune di Bologna, in collaborazione con la “Consulta di Bioetica - Onlus”.
“Verrebbe da pensare, dunque, che nella Sala Tassinari del Palazzo Comunale si discuta di maternità, sterilità, della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, delle discriminazioni cui le madri vengono sottoposte sul luogo di lavoro o di come uscire dal tunnel della denatalità. Nulla di tutto questo. Anzi. Il tema sembra essere quello della maternità surrogata, pratica vietata dalla legge 40. Tra i relatori, infatti, ci sono il senatore Sergio Lo Giudice che ha avuto due bambini all’estero con l’utero in affitto e il ginecologo Carlo Flamigni che recentemente in un’intervista ha definito ‘cretino chi parla male dell’etica del dono’ e ha assicurato, come se fosse una benedizione, che ‘un giorno si potranno fare figli in una scatola di vetro’. Non sono parole degli omofobi Adinolfi &Soci, ma della giornalista Monica Sargentini sulle pagine del “Corriere della Sera” (“Bologna, al convegno sulla maternità invitato il senatore Lo Giudice:’Così si esalta l’utero in affitto’). Monica Sargentini verrà sicuramente bollata come omofoba, razzista e anti-femminista. La giornalista del Corriere della Sera ci è abituata. Autrice della cronaca della prima assemblea femminista italiana a proposito di “maternità surrogata” è stata denunciata all’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio, con l’incredibile accusa di omofobia. Il denunciante, Giovanni Bianchini, 24 anni, aveva additato sia la giornalista sia la “27esima” del CorSera per aver illustrato l’articolo con la foto di una coppia gay spagnola che coccola un neonato ottenuto da una maternità surrogata in India. Qui non si tratta di essere pro-life a tutti i costi – non lo è certo la giornalista Monica Sargentini -. Si tratta di usare la ragione fino in fondo e non lasciare che sopra ad essa prevalga il sentimentalismo ideologico del “love is love”. L’utero in affitto è una pratica contro l’umano, un atto criminale. Viola ogni dignità della persona e riduce la vita ad un prodotto da usare (la donna), da comprare (chi la commissiona) e sui fare affari (le tante cliniche che la praticano). Il Parlamento europeo, quello italiano, associazioni di femministe, comitati familiari, hanno bollato con parole di fuoco l’aberrante pratica dell’utero in affitto: una vera e propria forma di schiavitù per le donne sottoposte a pratiche invasive di stimolazione ovarica per produrre ovociti che una volta fecondati, vengono impiantati in un’altra donna, che alla fine della gravidanza si vede sottratto il figlio dalla coppia committente etero od omosessuale con un costo per l’operazione variante fra i 100 e i 200 mila euro. Allo sfruttamento delle donne si aggiunge la negazione del diritto del bambino ad avere una padre ed una madre. In Italia l’utero in affitto è un reato punibile con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 ad un milione di euro per chi lo realizza.
Non c’è limite alla menzogna. Lo sa bene il Comune di Bologna, eppure va avanti imperterrito. La cosa più sconvolgente – a mio parere – non è solo l’avere fatto intervenire ad un simile convegno uno che ha pubblicizzato ovunque di essersi procurato con il suo compagno negli Stati Uniti prima un bambino e recentemente una bambina proprio tramite questa aberrante pratica come il Senatore PD Sergio Lo Giudice. Quello che più mi sconvolge è vedere una realtà che si fa chiamare “Consulta di Bioetica - Onlus” propagandare con sicumera coscienza scientifica tutto ciò che è contro-natura. Nel loro Statuto si legge: “L’Associazione ha come scopo l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale legata alla bioetica, volta ad arrecare beneficio a persone svantaggiate per le seguenti ragioni:
• perché in fase terminale di vita;
• perché affette da patologie debilitanti o croniche;
• perché in difficoltà, anche in ragioni di condizioni fisiche, psichiche, economiche e familiari.
In particolare si propone lo scopo di promuovere e sollecitare la tutela dei diritti civili nell’ambito dell’assistenza sanitaria e sociale attraverso la cultura bioetica; il tutto anche in via preventiva”.
Il motto che campeggia bene in vista sul loro sito web è il seguente: “Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente,l’individuo è sovrano.” - John Stuart Mill, La libertà.
Ma di che cosa realmente stiamo parlando? Di un rigurgito di femminismo anni ’70 per il quale il corpo è mio e me lo gestisco io? Che significa titolare un convegno “Essere madre: desiderio o dovere”? Significa evidentemente una cosa sola: faccio ciò che mi pare, quando mi pare, dove e come mi pare. E nessuno – tantomeno lo Stato e la Chiesa – hanno il diritto di dirmi alcunché. Stop. Terra terra il succo è sempre lo stesso: niente regole, niente valori, niente di niente se non la mia verità.
“Non è vero che il sogno di ogni donna è quello di diventare mamma – commenta sul web una donna evidentemente presente a quel convegno-, dovete smetterla di far sentire una nullità quelle donne che non vogliono o non possono diventare mamme. Il mio sogno non è quello di diventare mamma: se avverrà, avverrà, ma non lo sogno. Voglio una vita libera, voglio lavorare e essere indipendente. Il mio vero sogno è avere un diavolo di lavoro dignitoso. Il mio sogno è poter curare le mie passioni, il mio sogno è non dover vivere le giornate con il terrore di non trovare un impiego, di non dover maledire i sacrifici economici che sostengo per terminare gli studi, il mio sogno è quello di non sentirmi un fallimento. Il mio sogno è quello di non dover dipendere da nessuno. Il mio sogno è che SE avrò un figlio non lo farò vivere nell’angoscia della precarietà economica – perchè l’egoismo vero non è tanto interrompere una gravidanza ma mettere al mondo dei bambini senza avere la possibilità di poterlo fare- e di non soffocarlo con stupidi oggetti, di non parcheggiarlo davanti ad un televisore che lo farà diventare un medio razzista-omofobo-sessita o una perfetta Cenerentola che ha come unici scopi nella vita quelli di farsi bella e cercare marito. Il mio sogno è che ogni donna, che non voglia diventare mamma, possa sentirsi libera di gridarlo! Questo volerci attribuire solo e unicamente la maternità la vedo come l’ennesima gabbia in cui volete rinchiuderci e non siamo stufe delle catene perbeniste in cui ci relegate da sempre e l’unica risposta che noi ci sentiamo di darvi in questo momento è questa”.
Via tutti gli stereotipi di genere: e dunque via libera ad una coppia dello stesso sesso di comprasi un bambino, di utilizzare tutte le tecniche possibili per raggiungere un proprio sogno. Oppure, al contrario, di non avere la più pallida idea di generare figli.
Essere madre non è né un desiderio (o almeno non solo) e – tantomeno - un dovere: è un dono che sta inscritto nel dna della natura della donna. L’uomo per sua natura non può avere una gravidanza nemmeno se lo desiderasse come la cosa più importante al mondo. Prova ne è che nell’atto sessuale l’apporto dell’uomo è tecnicamente genetico: niente di più. E io tra l’apporto genetico e quello relazionale do più importanza al secondo. Del resto, in un certo senso il maschio è sempre escluso dalla nascita di un figlio. Se è il marito, gli viene automaticamente attribuita la paternità, ma a meno che non ricorra all’esame del Dna, non può averne alcuna certezza. Le coppie di maschi omosessuali potrebbero adottare uno o più bambini, oppure crescere il figlio o i figli che uno dei partner potrebbe aver avuto da un precedente legame con una donna. E questo è naturale? Questo tiene conto di tutti i fattori in gioco, del bene di tutti i fattori in gioco (a partire dal bambino, cioè da colui che non può pretendere perché senza voce)? È una falsa parità quella che si vuole stabilire tra uomini e donne quando si affronta la nascita di un figlio. Così come è un alibi e una menzogna quello di sostenere che “l’egoismo vero non è tanto interrompere una gravidanza ma mettere al mondo dei bambini senza avere la possibilità di poterlo fare per questioni economiche”.
La destrutturazione dell’umano continua. La menzogna viene spacciata per verità. Perché non esiste verità, ma la verità di quello che penso, provo e sostengo io. L’individuo ha sostituito la persona.