Chiesa

di Mario Adinolfi

Perchè la Chiesa tace ?

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora

Passerà alla storia come “l’offensiva di febbraio”. Il febbraio 2017 che ci siamo appena lasciati alle spalle si è aperto con l’apparentemente marginale festival di Sanremo delle superstar oculatamente scelte tra i testimonial dell’utero in affitto (Ricky Martin, Tiziano Ferro dopo Elton John e Nicole Kidman) e si è chiuso con la sentenza del tribunale di Trento che ha legittimato una procedura di utero in affitto compiuta in Canada trascrivendo l’atto di nascita di due gemelli come figli di due papà e di nessuna mamma. Si è sancito per via mediatica e per via giurisprudenziale che il dettato legislativo per cui “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro” (articolo 6 comma 12 della legge 40) è semplicemente carta straccia. Si è stabilito tra le fanfare dei giornali che intervistano Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice, due comunisti che hanno sfruttato il corpo di donne bisognose utilizzando la loro ricchezza derivante dagli incarichi politici ottenuti, che il figlio non è di chi lo fa, ma di chi se lo compra. Avviene esattamente quello che avevamo previsto quando ci battevamo per non far approvare la legge Cirinnà e i cattolici ipocriti di centrodestra e centrosinistra ci spiegavano che bastava lo stralcio della stepchild adoption a renderla una legge inoffensiva a cui votare la fiducia. Invece, fatto quello sbrego al diritto di famiglia italiano, ora passa tutto. Lo dicevamo urlando, radunando, mobilitando. Poi qualcuno nel momento decisivo della lotta si è fatto mettere la mordacchia dalla Cei e da Alfano. Ed eccoci qui, al giorno in cui l’utero in affitto è legittimato e dalla Chiesa italiana non s’è levato manco un fiato.

Ma oltre ad averci spiegato che il figlio non è di chi lo fa, ma di chi se lo compra, abbiamo pure avuto conferma di un’altra denuncia che da mesi come Popolo della Famiglia rilanciamo in tutte le sedi chiedendo di chiudere le “colonie del male” che infestano le nostre città. E non solo s’è scoperto che queste colonie del male esistono, non erano uno spauracchio di un manipolo di fanatici, ma sono pure iperfinanziate da un ufficio della presidenza del Consiglio in maniera talmente imbarazzante che il direttore dell’ufficio si è dovuto dimettere. Nell’offensiva di febbraio però l’associazionismo lgbt ha preteso di difendere la valanga di denari pubblici che ottiene dal 2003 dai governi di ogni colore, dicendo che serve alle sue “finalità sociali”, tipo mettere finti centri “antiviolenza” dentro circoli gay in cui si pratica la prostituzione gay anche minorile oltre a uno smodato spaccio di droga finalizzato ad abbattere i freni inibitori per consumare sesso promiscuo con modalità pericolose per la salute pubblica. Poi questo stesso associazionismo sempre con quei quattrini pubblici viene nelle scuole dei nostri figli a spiegare loro “la bellezza della diversità nella sessualità” nell’ambito di obbligatori corsi “contro il bullismo omofobico”. E dalla Chiesa italiana non s’è levato manco un fiato.

L’offensiva di febbraio ha raggiungo il suo culmine, poi, quando oltre a spiegarci che il figlio non è di chi lo fa, ma di chi se lo compra e l’associazionismo gay ha diritto a fiumi di denari pubblici per espletare le sue “finalità sociali” quali organizzare orge con prostituzione minorile gay e spaccio di droga finalizzato al consumo di sesso promiscuo pericoloso per la salute pubblica, si è arrivati a sostenere tra le fanfare di televisioni e giornali che la vita dei sofferenti è bene che sia eliminata a pagamento da associazioni che intascano diciottomila euro a disabile soppresso. Marco Cappato ci spiega, nell’applauso unanime del sistema mediatico, che quello svizzero è un sistema civile. Chi fa notare che il numero di morti per eutanasia in Belgio e Olanda ha superato quello dei disabili soppressi dai nazisti con la prima legge sull’eutanasia della storia cui fece seguito la Aktion T4, è ovviamente un reietto del dibattito e va censurato, coperto di insulti e imbavagliato. Ma non c’è alcuna libertà nel mettere una pistola in mano a un depresso, nessuna libera scelta, è un atto vile e barbaro. Se poi sotto si scopre il business sulla pelle dei più disperati a cui vengono inventato cartelle cliniche fasulle pur di giustificare il suicidio assistito (ancora una volta denuncia nostra, confermata da un articolo lungo e informato del 1 marzo di Repubblica, oltre che da una telefonata ad Exit Italia realizzata dalla trasmissione La Zanzara in data 27 febbraio mentre il sottoscritto era ospite) allora qui siamo davanti alla associazione a delinquere della peggior specie. E dalla Chiesa italiana non s’è levato manco un fiato. Anzi, mi correggo. Un vescovo influente ha indicato Marco Pannella come un modello. E un cardinale importante dopo la soppressione di Dj Fabo s’è lasciato sfuggire un rivoluzionario “è una sconfitta per tutti”.

Quello che è accaduto nell’offensiva di febbraio è gravissimo e lascia sul selciato come vittime solo i più deboli. I bimbi a cui è negato il diritto di avere una madre, le madri che poiché sono in stato di bisogno sono costrette a vendersi i bimbi, i disperati costretti a prostituirsi e a drogarsi in luoghi di assoluto degrado per la persona umana, addirittura i disabili e i malati e i depressi a cui si vende una pistola carica e gliela si poggia alla tempia spiegando che poi quel business infame fatto sulla loro morte è una libera scelta di chi si uccide. Contro un’offensiva così terribile servono guerrieri capaci di evidenziare la follia di questa raffica di violenze contro gli ultimi, serve chi sappia prendere le parole di Papa Francesco sulla “cultura dello scarto” e renderle operativamente territorio di una battaglia culturale e politica, perché qui ormai sullo scarto fanno business e campagne mediatiche in cui l’altra campana è stata rappresentata solo dall’ostinazione finita imbavagliata del Popolo della Famiglia.

Serve che si capisca la straordinarietà di questo tempo, la rapidità dei tempi con cui tutto questo sta accadendo. Serve chi sappia organizzare una risposta netta e su ampia scala. Serve erigere una diga altrimenti saremo travolti senza neanche accorgercene e i deboli resteranno senza difesa alcuna e noi che sappiamo senza giustificazione alcuna. Ora serve fare, rispondere, combattere, spiegare. Serve non temere di poter essere irritanti. Ora l’essere accomodanti proprio non basta più.
Ora serve essere, e fino in fondo, cristiani.

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

01/03/2017
1006/2023
Beato Giovanni Dominici

Voglio la
Mamma

Vai alla sezione

Politica

Vai alla sezione

Articoli correlati

Chiesa

“Una sconfitta per l’umanità”

Il cardinale Parolin commenta il referendum irlandese con parole nette. I giornali tentano di raccontare una Chiesa “aperturista” che non esiste, per far approvare il vergognoso ddl Cirinnà

Leggi tutto

Politica

Per non finire dalla padella piddina nella brace grillina

Renzi perde contro tutti, ma ha comunque accumulato un credito personale enormemente più grande di quello di qualunque oppositore singolo. Resta la fluttuante variabile dei cattolici italiani

Leggi tutto

Società

Se arrivano a volerci in galera

La violenza di chi l’ha denunciata è sotto gli occhi di tutti, la clamorosa dimensione della discriminazione di cui è fatto oggetto chi non la pensa come il coro dominante sul tema dei “nuovi diritti” dovrebbe far saltare in piedi l’Italia intera a difesa di Silvana De Mari. Invece in piedi insieme a lei ci siamo noi e pochi altri amici. Non un opinionista di un importante quotidiano, non una trasmissione televisiva che gridi allo scandalo, alla lesione importante di un fondamentale diritto alla libertà di opinione, non un collega giornalista che rivendichi persino per noi la libertà di stampa e l’articolo 21 della Costituzione. No, quell’articolo è invocato solo se l’opinione è quella “giusta”, cioè quella dominante.
In un’Italia così sarà motivo d’orgoglio essere radiati dagli Ordini e mandati in carcere. Quando poi il fascismo finì, fu chi subì quei provvedimenti a poter dire: io ho resistito.

Leggi tutto

Società

MARIO ADINOLFI intervistato dal mensile LGBT “PRIDE”

La rivista ha espresso il desiderio di rivolgere una lunga serie di domande al presidente del Popolo della Famiglia alla vigilia del test elettorale. Questo l’esito del colloquio, molto franco, firmato da Massimo Basili. Congratulazioni ad un mensile che per la prima volta ha espresso genuina curiosità intellettuale per scoprire le ragioni di un “nemico”. L’intervista è senza dubbio ben scritta, rispettosa e godibile.

Leggi tutto

Media

Vogliono tornare all’EIAR

Ho lavorato per molti anni in Rai e ne conosco bene il terribile sport che accomuna l’ipertrofica pianta organica dei dipendenti e dirigenti dell’azienda: fiutare il vento e piazzare la vela in conformità. Per chi ama la libertà delle idee è qualcosa che ti fa mancare l’aria, io mi dimisi addirittura da un contratto a termine, comprendo perfettamente la decisione di Milena Gabanelli di autosospendersi davanti all’umiliazione, come quella di Giletti e Floris (altro sgradito, molto sgradito a Renzi) di andarsene a La7.

Leggi tutto

Politica

La 5 ragioni per votate PDF a Roma X (e non solo)

Ci sono cinque ragioni fondamentali per votare domenica per il Popolo della Famiglia, facendo una croce sul nostro bellissimo simbolo e vado ad elencarle. Mutatis mutandis, sono ragioni valide non solo al municipio Roma X, ma credo valide per motivare il voto al Pdf in ogni contrada d’Italia anche alle prossime politiche.

Leggi tutto

La Croce Quotidiano, C.F. P.IVA 12050921001

© 2014-2023 La Croce Quotidiano