Chiesa
di Raffaele Dicembrino
No alla comunione dei divorziorisposati
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ntervistati da “El Mercurio” relativamente alla visita ad limina che la Conferenza Episcopale del Cile ha fatto in Vaticano per incontrare Papa Francesco, il presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Santiago Silva, e il segretario generale, monsignor Fernando Ramos, testimoniano che tra gli argomenti trattati tra il papa e i vescovi cileni ci sono state: la questione della depenalizzazione dell’aborto nel paese sudamericano.
Con “decisione” Papa Francesco ha “negato che il suo obiettivo nel convocare il doppio sinodo sulla famiglia fosse quello di autorizzare la comunione ai divorziati risposati”.
Lo ha dichiarato il segretario della Conferenza episcopale cilena, monsignor Fernando Ramos, in un’intervista concessa a El Mercurio in seguito alla visita ad limina apostolorum che i vescovi cileni hanno fatto a Roma lo scorso febbraio.
Nel doppio incontro che i vescovi del Cile hanno avuto con il Papa sono stati molti gli argomenti trattati, tra cui, appunto, quello della comunione ai divorziati risposati. Secondo quanto riporta El Mercurio il Papa ha detto che «non c’è morale della situazione», ma, ha specificato riportando un caso, “costa molto vedere il grigio”. Il caso che il pontefice avrebbe posto ai vescovi cileni è quello di una sua nipote. “Ho una nipote sposata con un divorziato, buono, cattolico, e alla messa domenicale quando si confessa dice al sacerdote “se non può assolvermi, mi dia la sua benedizione”.
Sul tema è intervenuto anche padre Paulinus Odozor, organizzatore del convegno in corso a Roma “An African moment in Rome”, e ha detto al portale statunitense Crux che per la chiesa in Africa la questione dell’accesso all’eucaristia dei divorziati risposati è già risolta: non è un problema, «perché lo diciamo chiaramente da molto tempo. Non possono». Ha poi spiegato che, “fondamentalmente il nostro problema in Africa non è con il divorzio, e i risposati e l’accesso ai sacramenti. Il nostro problema è con la poligamia e le famiglie poligame. Se si va nelle parrocchie nella maggior parte dell’Africa, vedrete che le persone che sono nella situazione di cui si parla [divorziati risposati, ndr] non si presenteranno alla comunione perché accettano che queste sono le regole».
Inoltre, la questione dei politici cattolici che votano a favore di leggi che legalizzano l’aborto (Il Papa ha insistito sul fatto che “essi non possono ricevere la comunione” e “non devono continuare a commettere peccato”); la questione dell’ordinazione di uomini sposati (il Papa ha detto che la questione “non è all’ordine del giorno” ed ha spiegato che ha “chiesto informazioni circa la possibilità che viri probati possano aiutare in località remote”); la questione della comunione ai divorziati e ai risposati (il vescovo ha spiegato che il Papa ha negato che il suo obiettivo nel Sinodo fosse quello dell’autorizzazione alla comunione dei divorziati.
Sul rilievo dei vescovi cileni che ci sono sacerdoti che esprimono differenze importanti su temi quali l’omosessualità, la contraccezione, il ruolo delle donne nella chiesa, l’aborto, il Papa, dice monsignor Ramos, ha risposto che li ha esortati “a lavorare sulla coerenza delle posizioni, perché c’è un nucleo teologico e morale chiaro, sviluppato e preciso”.
Papa Francesco ha parlato della questione ha più riprese e più volte.
Nel giorno della festa dei Santi Innocenti, il 28 dicembre, Papa Francesco ha scritto una lettera a tutti i vescovi del mondo. Un accorato appello a difendere la gioia del Natale “dagli Erode dei nostri giorni che fagocitano l’innocenza dei bambini”. Un commosso richiamo alla tutela dell’infanzia, specie quella più debole; un doloroso mea culpa per la pedofilia nella Chiesa; e un impegno a tutelare l’innocenza dei bambini “spezzata sotto il peso del lavoro clandestino e schiavo, sotto il peso della prostituzione e dello sfruttamento”. Di aborto si legge tra le righe quando Francesco scrive: “Il Natale è un tempo che ci interpella a custodire la vita e aiutarla a nascere e crescere; a rinnovarci come pastori coraggiosi”. Tuttavia il termine aborto o interruzione di gravidanza non compare esplicitamente.
Di collegamento diretto tra strage degli innocenti e aborto, aveva parlato ai giovani nel 1993, a Denver, Giovanni Paolo II: “Assistiamo alla diffusione di una mentalità di lotta contro la vita, un atteggiamento di ostilità verso la vita nel seno materno. L’aborto e l’eutanasia, omicidio vero e proprio di un autentico essere umano, vengono rivendicati come dei diritti e delle soluzioni. La strage degli innocenti non è un atto meno peccaminoso o meno distruttivo solo perché viene compiuto in modo legale o scientifico”.
“Non ho mai compreso l’espressione valori non negoziabili. I valori sono valori e basta. Quello che dovevo dire sul tema della vita, l’ho scritto nell’esortazione Evangelii gaudium”. Così Francesco in una intervista del marzo 2014 a Ferruccio de Bortoli, per il Corriere della Sera. In Evangelii gaudium scriveva: “Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo”.
Quei principi non sono dunque mai usciti dalla predicazione di Francesco, anche se spesso faticano a guadagnare spazio nei titoli dei giornali.
Ecco alcune sue dichiarazioni sull’aborto durante il suo pontificato
Ai medici cattolici
“Il pensiero dominante propone a volte una falsa compassione (…) La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”, diceva nel novembre 2014 ricevendo i medici cattolici. E aggiungeva: “Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore”.
Al Parlamento di Strasburgo
Non usò mezzi termini neppure al Parlamento europeo di Strasburgo: “L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che, lo notiamo purtroppo spesso, quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere”.
Agli ambasciatori
Tagliò corto nel gennaio 2014 ricevendo il corpo diplomatico accreditato in Vaticano, unendo tutela degli innocenti sfruttati con la condanna esplicita dell’aborto: “Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani”.
Alle famiglie brasiliane
Nell’agosto 2013, ai partecipanti alla Settimana nazionale della famiglia in Brasile, Francesco aveva già sottolineato: “Di fronte alla cultura dello scarto, che relativizza il valore della vita umana, i genitori sono chiamati a trasmettere ai loro figli la consapevolezza che essa deve essere sempre difesa, sin dal grembo materno”.
Misericordia et misera
Nel recentissimo documento che non fa altro che estendere a tutti i sacerdoti la possibilità di assolvere dall’aborto – e che è passato in un primo momento sui giornali di mezzo mondo come abolizione del peccato, Francesco ha usato parole nette: “Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente”.