Politica

di Mario Adinolfi

L’orribile appellativo

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Se avessimo un giornalismo in Italia degno di questo nome e non asservito sempre al potente di turno, all’indegno ministro della Pubblica Istruzione che si permetteva di rimbrottare il cronista per non averlo appellato “ministra” secondo suo gusto linguistico ed ideologico qualcuno avrebbe risposto: “Vede signora Valeria Fedeli, lei è l’ultima a poter decidere come io la debba correttamente appellare, visto che agli italiani tutti e al presidente della Repubblica nel decreto di nomina lei si è qualificata come ‘laureata in Scienza Sociali’ senza esserlo. Mentendo, dunque, senza neanche riconoscere nelle successive interviste in ginocchio che miei colleghi le hanno regalato sulle principali testate di questo nostro disgraziato paese, che lei manco l’esame di maturità ha mai sostenuto e il suo unico titolo legale è l’esame di terza media, che peraltro mai nessuno ha indicato dove e come e se l’abbia effettivamente sostenuto. E davanti a queste sue plateali menzogne in qualsiasi altro paese del mondo lei sarebbe stata accompagnata alla porta, signora Valeria Fedeli, senza neanche attendere le sue dimissioni, perché sarebbe stato troppo il disonore. Invece il sistema giornalistico taciturno e prono che onora sempre il potente di turno la tiene là, signora, a fare il ministro. E davvero, fossi in lei, mi accontenterei e non rimbrotterei, visto che persino una persona a lei vicina come Giorgio Napolitano ha definito ‘orribile appellativo’ la parola ‘ministra’, appena un grado sotto all’aggettivo ‘abominevole’ riservato alla parola ‘sindaca’, causando turbamento in Laura Boldrini, ma lei ha la pelle più spessa, era presente mentre Napolitano vi sfotteva e non ha trovato nulla da ridire. Ecco, anche oggi avrebbe fatto meglio a fare silenzio”. Ma nessuno si è alzato davanti alla signora Valeria Fedeli, ministro indegno, e nessuno ha detto.

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08/04/2017
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