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di Mario Adinolfi
O capiamo o moriamo
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Il 20 settembre esce il mio nuovo libro: “O capiamo o moriamo”. Ve lo dico con un po’ di anticipo perché è una creatura a cui tengo molto, il mio ritorno in libreria dopo “Voglio la mamma” che ormai ha quasi quattro anni e scrivere un libro con la cadenza dei mondiali di calcio era uno dei miei sogni da bambino che ha sempre pensato che avrebbe vissuto scrivendo. Si tratta di un libro che parla di vita, d’amore e di morte, partendo dalla lezione di due scrittori francesi atei, marxisti eppure lucidissimi: Michel Onfray e Michel Thomas, più noto con il suo pseudonimo, Michel Houellebecq. Ho scelto una tonalità da romanzo in un saggio, in cui cerco di far comprendere che quanto affermava il cardinale Biffi sull’Europa che se non sarà ricristianizzata sarà definitivamente islamizzata è totalmente vero. L’arma non sarà il terrorismo, ma la demografia che è scienza inesorabile come la matematica: se negli ultimi due anni sono morti seicentomila italiani più di quanti ne siano nati e gli islamici con il 7% della popolazione residente hanno fatto il 25% dei figli, la fine è scritta. Saremo la generazione responsabile della fine di una civiltà (lo scrive Onfray) e la Sharia “addolcita” che sostituirà gli ordinamenti giuridici fondati sulla radice giudaico-cristiana piacerà alle élites, come profetizzato in “Sottomissione” di Houellebecq, con il suo mix di poligamia legalizzata e autoritarismo. È chiaro che collaboreranno alla resa l’esplosione e la legalizzazione dei falsi miti di progresso: ideologia gender, aborto, eutanasia e cultura necrofila tipica dell’Europa del nostro tempo. L’alternativa, titanica missione, è essere cristiani per non soccombere. Ma Cristiani davvero, difensori di un’identità religiosa che è anche nazionale che sventoli il vessillo del nostro ordinamento giuridico bimillenario in faccia a quello dei barbari che vogliono avanzare e travolgerci. Onfray scrive spiegando che con la civiltà del “rock e dei fumetti, dell’aborto e del divorzio” non si sopravvive nel conflitto di civiltà incipiente “perché nessuno è disposto a morire per un iPhone”. In “O capiamo a moriamo” spiego che l’attacco sarà più subdolo e a tenaglia: scava sotto con la fragile libertà occidentale fondata sull’apericena e attacca da sopra con i numeri schiaccianti della demografia. Moriremo non per mano violenta ma carichi d’anni dovendo però ascoltare nei nostri ultimi istanti la nenia di un muezzin rilanciata dagli altoparlanti, mentre alla TV ci spiegheranno com’è bella la voce dei trans che si tagliano i coglioni da soli, metafora perfetta della nostra società destinata ad essere travolta perché ormai inneggiante agli eunuchi (il califfo Al Muqtadi già nel X secolo si vantava a Baghdad di possederne quattromila, tutti greci). Oppure capiremo e ci salveremo almeno l’anima. Ci si vede in libreria il 20 settembre 2017, se Dio vuole, con “O capiamo o moriamo”.