Società
di Lucia Scozzoli
Una ciurma di genitori dia la caccia alla belena blu
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora
La Balena Blu avanza nel web e fa vittime. Questo curioso nome è ispirato al grande cetaceo che si va a spiaggiare da solo quando sente avvicinarsi la morte, ed è un chiaro presagio del finale riservato a chi si avventura nel gioco che avviluppa adolescenti depressi fino a spingerli al suicidio.
Questo macabro percorso comprende 50 prove: le prime di solito inoffensive – fai felice qualcuno, di’ ti amo a qualcuno, parla con uno sconosciuto per strada – ma poi si passa di grado – svegliarsi di notte per ascoltare musiche tristi, ferirsi, non parlare con nessuno, salire su una gru, tagliarsi – fino a quella finale di uccidersi, seguendo le istruzioni del proprio tutor via web. Vige una sola regola: non si può abbandonare a metà strada, altrimenti l’amministratore renderebbe pubblici i dati personali dei giocatori e si rifarebbe sulle loro famiglie.
La terribile sfida è nata due anni fa in Russia da un trio di ragazzi oggi in prigione, che non hanno saputo dare spiegazioni credibili per giustificare la propria invenzione. Ma hanno pensato a tutto, al logo, alle musiche e alle domande in crescendo e sempre legate al tema della morte. Inoltre per passare alla prova successiva è necessario cancellare tutte le foto relative alla prova superata, e anche per questo gli inquirenti stanno faticando a ricostruire con certezza i percorsi di molte vittime. Le autorità russe sospettano che ci sia questo gioco dietro la morte di ben 130 giovani.
L’idea sarebbe nata nel gruppo su VK chiamato f57 dove venne pubblicata due anni fa la foto di una ragazza suicida sotto un treno. Ma la macabra iniziativa ha varcato i confini ed è arrivata in Francia sotto il nome «The blue whale challange», ma continua a diffondersi: alcuni dei video postati nei gruppi della sfida contano anche 200 mila visualizzazioni.
Il caso della 15enne russa, Yulia Konstantinova, ha scioccato tutto il Paese: la ragazza è morta, gettandosi dal tetto di un palazzo di 14 piani. L’adolescente ha lasciato un messaggio sui suoi profili social che conteneva l’immagine di una balenottera azzurra e le parole “La fine”.
Sono stati riportati casi simili anche in Inghilterra, Brasile, Colombia e Cile.
Alla fine di aprile, una 15enne di Barcellona (Spagna) è stata ricoverata in un reparto psichiatrico, dopo che i genitori avevano scoperto che era coinvolta in questo gioco. A quanto pare le erano state date istruzioni per porre fine alla sua vita sui binari del treno.
In Portogallo la prima vittima è una 18nne ritrovata, il corpo coperto di ferite, ai piedi di un viadotto della ferrovia.
Non si sa a che punto siamo in Italia: ancora non sono emersi casi drammatici, ma si teme che il gioco si stia diffondendo anche qua.
Vale la pena approfondire il meccanismo di funzionamento escogitato da Philipp Budeikin, il 21enne russo che al momento si trova chiuso in una prigione di San Pietroburgo e continua a ricevere centinaia di lettere di ragazzine estasiate che gli comunicano i propri dati e lo osannano. La polizia dice di non poter impedire alle persone di scrivergli, ma il fenomeno è preoccupante. C’è da segnalare che la stragrande maggioranza delle giovani vittime sono per l’appunto femmine.
Ma chi è Philipp Budeikin? Egli sostiene che le ragazze erano felici di morire, che erano scarti biologici e che col suo sistema ripuliva la società. Sui social si faceva chiamare Philipp Lis (Fox) e adescava ragazzine semplicemente con modi gentili e premurosi, pieni di attenzione. Infatti nella sua rete sono cadute soprattutto ragazze e bambine trascurate dai genitori, che si sentivano molto sole ed estremamente bisognose di affetto e sostegno. Dapprima invitava le ragazzine a guardare video spaventosi in orari notturni (e così già filtrava coloro che avevano una propensione all’horror e un’attrazione per la morte e il macabro), poi affidava loro compiti semplici, ma noiosi e strani, per cui solo alcune erano sufficientemente motivate (cioè assetate di gratificazioni) da continuare. E così otteneva un gruppo ristretto di ragazzine pronte per essere manipolate psicologicamente fino alle estreme conseguenze.
A costoro Philipp chiedeva di tagliarsi, o uccidere un animale, o camminare in equilibrio su un tetto, e di filmare le prodezze per dimostrare di averle effettivamente eseguite. Chi restava a questo punto era disposto a tutto, aveva ormai una dipendenza dalla necessità dell’appartenenza a questo gruppo ristretto e prescelto.
Philipp ha rivelato che la tecnica base della manipolazione era disturbare il sonno delle vittime: tutto accadeva in 50 giorni, gli appuntamenti erano alle 4 di notte, la stanchezza accumulata nei giorni rendeva le vittime vulnerabili e fragili, progressivamente meno lucide.
“Fai qualcosa di bello almeno una volta nella tua vita: è così bello morire giovane!”, così diceva.
Philipp è in prigione, ma il gioco continua a diffondersi grazie ai suoi emulatori e il web è popolato da gruppi chiusi a cui si accede per passaggi iniziatici, gestiti da persone con desideri manipolatori psicotici come quelli che hanno animato questo giovane follemente malvagio.
In Gran Bretagna, in una scuola dell’Essex, la polizia ha tenuto colloqui con i genitori per informarli in dettaglio di questo pericolo invisibile e sensibilizzarli ad una vigile vicinanza coi propri figli.
E’ incredibile pensare che esistano soggetti tanto pericolosi e mal intenzionati, tanto quanto lascia interdetto il numero elevato di ragazzine che ci cascano: un’adolescente è disposta a morire per un complimento o una carezza, è davvero il caso di dirlo. Quanto siamo diventati aridi, quanto è grande il solco tra le generazioni, la voragine tra il bisogno di affetto, la paura di non meritare l’amore, il terrore della solitudine e l’indifferenza e la disattenzione degli adulti?
La folle balena blu porta con sé il carico atroce di una cieca e muta disperazione, nera come la depressione in cui cadono sempre più adolescenti, non abbastanza sostenute dalla famiglia, forse troppo precocemente abbandonate all’indipendenza di gestione di un supporto per navigare nei social, dove ti offrono caramelle avvelenate.
Bambinette disposte a credere a tutto quello che un giovane belloccio ma sconosciuto dice loro via web, pronte a mendicare attenzioni fino a sacrificare la vita.
Coalizziamoci per una battuta di caccia seria e approfondita: catturiamo la balena blu e proteggiamo i nostri figli.