Politica
di Lucia Scozzoli
Le vacanze romane di Donald
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Si è conclusa senza incidenti o sorprese la visita di Trump a Roma, segno evidente che il massiccio dispiegamento di forze di polizia ed esercito ha fatto un ottimo lavoro.
Poco dopo le 8 Trump è arrivato in Vaticano per l’udienza con papa Francesco ed è stato accolto dal prefetto della casa pontificia monsignor Georg Gaenswein. La coppia presidenziale è poi stata introdotta all’appartamento papale e Trump e il Papa si sono scambiati la solita prevista cordiale stretta di mano, sotto i flash dei fotografi. Ovviamente, come sempre in questi casi, il lato gossip della vicenda ha preso il sopravvento nell’interesse dei media e così si sono moltiplicati gli scatti e i commenti web sulla mise castigatissima della first lady: Melania era intabarrata in un vestito nero lungo, con velo corto sul capo, calato un po’ eccessivamente sulla fronte, in pieno ostentato rispetto del protocollo vaticano, che prevede abito scuro e capo coperto per le donne ammesse all’incontro col Pontefice.
Nelle ore seguenti sui social e nei giornali non sono mancati i confronti con le first lady precedenti (comunque tutte velate e di nero vestite) o con le foto della recente tappa della coppia in Arabia Saudita, dove Melania si è presentata a capo scoperto, in aperta disobbedienza alla prassi politically correct che negli ultimi anni ha visto i politici mondiali di sesso femminile presentarsi negli Emirati col velo in testa.
Difficile non vedere in questa differenza stilistica evidente una scelta consapevole di Trump e consorte di rivendicare le proprie origini, se non religiose, almeno culturali, legate all’identità cristiana.
Queste radici però sono state sicuramente messe in discussione dal pontefice nel colloquio privato con Trump: oltre trenta minuti di scambio fitto di vedute su attualità internazionale e promozione della pace nel mondo tramite il dialogo interreligioso e il negoziato politico. Il fatto che Trump abbia firmato in Arabia Saudita un contratto per la vendita di oltre 100 miliardi di dollari di armi sicuramente non sarà passato inosservato. Pare che il Papa abbia manifestato il suo disappunto anche in merito al muro di contenimento degli immigrati dal Messico. La sala stampa vaticana ha comunque riferito che c’è “compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America, nonché il comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza”. E ancora: “Si è auspicato una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, impegnata a servizio delle popolazioni nei campi della salute, dell’educazione e dell’assistenza agli immigrati”.
Alla fine del colloquio, c’è stato lo scambio di doni tra le delegazioni: Papa Francesco ha regalato a Trump l’Evangelii gaudium, l’Amoris laetitia, la Laudato sii, e un medaglione con un ramo d’ulivo, accompagnato dalle parole “Questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace”; Trump ha donato una confezione di libri in cui era contenuto anche un pezzo di granito proveniente dal Martin Luther King Memorial di Washington. La delegazione statunitense ha spiegato che il dono “onora la speranza di King, la sua visione e l’ispirazione per le generazioni a venire”. Trump ha anche donato a Francesco una scultura in bronzo, dal titolo “Rising Above”. La Casa Bianca ha sottolineato che essa “rappresenta la speranza per un domani di pace”.
Il presidente al momento di congedarsi ha affermato “Non dimenticherò quello che mi ha detto”.
Poi è stata la volta della visita al Quirinale, dove Trump ha incontrato Mattarella, e poi è passato a Villa Taverna per vedere Gentiloni. Al centro del colloquio con il premier, secondo quanto si apprende da fonti di Governo, il G7 di Taormina, occasione per mostrare l’unità dei leader e dei paesi e l’impegno comune e la determinazione contro il terrorismo, all’indomani della strage di Manchester. Tra i temi affrontati da Trump e Gentiloni anche la questione migratoria come sfida globale per il G7. E ancora l’importanza del tema climatico e la questione degli scambi commerciali, per conciliare libertà e reciprocità. Ai colloqui per parte americana hanno partecipato il consigliere economico della Casa Bianca Gary Cohn, il genero Jared Kushner, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, H.R.McMaster, il segretario di Stato americano Rex Tillerson, il vice consigliere per la Sicurezza Usa, Dina Powell.
A seguire, c’è stato anche l’incontro tra la figlia Ivanka e la Boschi: “Con Ivanka Trump per parlare di parità di genere, tratta degli esseri umani e violenza sulle donne. Abbiamo discusso dell’impegno di Italia e Stati Uniti contro la violenza sulle donne e a favore dell’empowerment economico femminile, anche in vista del prossimo G7 pari opportunità di Taormina. #Avanti” scrive su Facebook Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla presidenza del consiglio, mentre Trump twitta: “Incontrare papa Francesco è stato l’onore di una vita. Ho lasciato il Vaticano più determinato che mai a perseguire la pace nel mondo”.
E l’Air Force One si è portato via la delegazione Usa alla volta di Bruxelles, lasciandoci di questa visita alcune istantanee significative: i volti attoniti del presidente e della consorte davanti agli affreschi della Cappella Sistina (quante bellezze artistiche abbiamo in Italia non lo ricordiamo mai abbastanza), l’impaccio buffo e simpatico di Melania di fronte ad una battuta del Papa sulla stazza del marito, la bruttezza castigata degli abiti neri di Melania e Ivanka, cosa non trascurabile se messa in contrasto con la prosopopea radical chic andata in scena alla presenza della Boschi, con i soliti impegni per le pari opportunità: in fondo la bella Ivanka ha accettato di punire la propria leggiadra figura in un abito che era affascinante non molto più di un burka, per adeguarsi con ossequio al protocollo vaticano. E dire che non sarebbe stata la prima donna di stato a infrangerlo (peraltro senza alcuna reazione né umana né diplomatica da parte del Vaticano): nel lontano 1989 la Raissa Gorbaciova si presentò addirittura in rosso e Cherie Blaire, moglie del primo ministro inglese Tony Blaire, osò vestirsi di bianco, colore riservato alle regine cattoliche, e senza velo davanti a Benedetto XVI.
Quindi la scelta di adeguarsi ad un dress code di pura cortesia è senz’altro un segnale politico rilevante: Trump cerca la benedizione papale o per lo meno non cerca lo scontro. Sicuramente il colloquio tra i due è rimasto formale, non è sembrato vedere alcun feeling: alcuni scatti immortalano il Papa con una faccia decisamente poco distesa.
Ed in effetti non c’era da aspettarsi niente di diverso: Trump strizza l’occhio al mondo pro-life, ma contemporaneamente mette in atto politiche di gestione dell’immigrazione e della situazione mediorientale che non incontrano il favore di Papa Francesco. Inoltre cerca di recuperare terreno tra i progressisti sguinzagliando moglie e figlia tra opere umanitarie (Ivanka ha visitato una comunità di Sant’Egidio e Melania l’ospedale Bambino Gesù) e incontri istituzionali (vedi Boschi).
Una piccola annotazione di costume: di questi politici americani sorprendono sempre l’incredibile capacità di non scendere mai di un millimetro dal ruolo istituzionale e di saper sfruttare ogni più piccolo evento per contribuire alla costruzione della propria immagine pubblica. I giornalisti poi servono sempre meno: lo staff presidenziale twitta notizie della visita in tempo reale, la gente segue sui social invece che nel sito dell’Ansa.
La politica si fa anche con l’uso sapiente dell’immagine pubblica: questo mondo è sempre più attento alla forma e sempre meno ai contenuti.