Politica
di Mario Adinolfi
Ops, l’odiato Trump vince ancora
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Succedono strane cose negli Stati Uniti d’America. Intanto si riaffaccia il terrorismo di matrice islamica. I quotidiani nascondono la notizia (solo La Croce ci ha aperto) ma dopo gli assalti all’arma bianca di Londra, Parigi e Bruxelles (da sommare ai vari attentati esplosivi) questa modalità da “cane sciolto” è sbarcata anche negli Usa, per la precisione in Michigan, dove un signore con passaporto canadese ha prima strillato “Allah Akbar”, poi preso a coltellate un agente di polizia ormai in pensione all’aeroporto di Flint, in Michigan. C’è una regia che sta spingendo ad attaccare le forze dell’ordine con questa modalità rozza ma spesso letale? Non lo sapremo, derubricano tutti questi fatti a “colpa del caldo” e “sono solo dei matti”. L’informazione così langue.
Per esempio non vi hanno neanche fatto sapere che l’odiatissimo Donald Trump, quello che l’America raccontata dai giornalisti italiani detesta, ha vinto un’altra elezione. Già. Bisognava sostituire in un distretto di Atlanta (Georgia) il deputato al Congresso, visto che il titolare è entrato al governo e negli Usa la divisione dei poteri è ancora vagamente rispettata: se sei nell’esecutivo non puoi essere nel legislativo (in Italia tutti i membri del governo sono anche parlamentari e Montesquieu fa la trottola nella tomba, infatti governano con decreti e leggi solo di iniziativa governativa, riducendo il Parlamento a un ritrovo di dopolavoristi in attesa di pensione).
Insomma, senza farla tanto lunga, i democratici vogliono dare subito il segnale di avere il paese dalla propria parte e fanno un casting attentissimo da cui esce un ragazzino di 29 anni che non ha mai fatto politica, laureato alla London School of Economics, ovviamente liberal, ovviamente tutto diritti civili. Non solo lo candidano ma gli mettono al fianco una squadra enorme di dodicimila volontari e oltre cento funzionari di partito pagati, più un budget di cinquanta milioni di dollari. Cinquanta milioni di dollari per un solo distretto? Praticamente il costo di una candidatura alle primarie per la presidenza degli Stati Uniti.
Trump che fa? Il misogino Trump, il riccastro Trump come risponde? Candida una donna ma stanzia un budget di appena quattro milioni di dollari. Oddio, ho scritto appena, ma per una elezione distrettuale è comunque una montagna di danaro. Certo, paragonata ai cinquanta milioni in dote al candidato dei democrats sembra un topolino. Ma la donna è coriacea, sa di doversi battere, in quel distretto di Atlanta alle presidenziali Trump ha vinto sì, ma per pochissimi voti e ora tutti dicono che l’inquilino della Casa Bianca è odiatissimo, che ha vinto solo per il bizzarro sistema elettorale americano ma in realtà ha preso meno voti di Hillary Clinton e insomma il 29enne democratico è praticamente certo di diventare deputato, ha il sostegno di tutta la stampa e di tutte le star dello spettacolo e delle principali televisioni. Con quei cinquanta milioni di dollari si è potuto comprare undicimila spot televisivi che hanno bombardato i cittadini di Atlanta notte e dì, spiegando come fosse importante dal punto di vista simbolico quella elezioni, che di lì l’America sarebbe ripartita alla riscossa e menate del genere.
Com’è, come non è, si fa notte e arrivano i risultati. Trump ha vinto ancora, il distretto periferico di Atlanta resta in mani repubblicane. I commentatori televisivi hanno l’aria torva mentre danno la notizia, alcuni sono increduli, altri sembrano lì lì per scoppiare in lacrime. Alcuni sui social network scrivono che l’unico modo per battere i repubblicani è abbatterli a fucilate, come ha fatto materialmente un militante della campagna di Bernie Sanders prendendo di mira un deputato repubblicano che stava allenandosi per una partita di baseball. E’ ancora in condizioni critiche in ospedale il poveretto, vittima di una campagna di odio violentissima che la sinistra sta portando avanti nei confronti della presidenza americana legittimamente eletta. E a quanto pare ancora democraticamente salda, sorretta dal consenso popolare che si è manifestato anche ad Atlanta, Georgia.
Tutto questo per dire: attenti a quello che i giornali vi dicono e anche a quello che i giornali non vi dicono, soprattutto i giornali italiani quando si parla d’America, che quel che accade in America prima o poi riverbera da noi, anche se Giovanna Botteri non ve lo racconta o ve lo racconta a modo suo.