Storie
di Lucia Scozzoli
Charlie è ancora vivo
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Charlie è ancora vivo, e già questa è una buona notizia. Sembrava che venerdì scorso sarebbe stata staccata la ventilazione, poi invece i medici del Great Ormond Street Hospital hanno concesso alla famiglia più tempo, non si sa quanto.
Nel frattempo l’Italia si è fatta promotrice di eventi a sostegno della famiglia Gard in modo ininterrotto: veglie di preghiera, manifestazioni davanti alle ambasciate, mail bombing al Papa, al presidente della repubblica, alla regina Elisabetta, a Trump. La mappa degli eventi organizzati nel mondo, visualizzabile sul sito pray4charlie.com, mostra chiaramente un’esplosione di puntini rossi sulla nostra penisola. Nel mondo ci sono 4 bandierine in Brasile, una in Francia, una in Polonia, due in Albania. Niente negli UK. Poi l’Italia: un’incontenibile deflagrazione di partecipazione.
Il popolo Italiano sta mostrando una netta differenza rispetto al resto d’Europa e del mondo: il tema della tutela della vita non è preso sotto gamba, il caso di Charlie Gard interessa a tutti, la gente approfondisce gli argomenti, discute animatamente, si mobilita. Si potrebbe pensare che l’eccezione italica sia dovuta alla presenza del Vaticano, ma in questo caso è assolutamente falso, anzi, pare che proprio la Chiesa sia stata trascinata nella mischia dall’insistenza dei suoi fedeli, che hanno martellato Santa Marta di telefonate e email, per chiedere un intervento chiaro sulla vicenda da parte del pontefice.
Venerdì sera papa Francesco ha affidato ad un tweet ermetico (ma chiarissimo per chi ha orecchi per intendere) un’investitura ai cattolici tutti, affinché non recedessero dal loro impegno: “Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”.
Forse per rispondere alle insistenze di chi chiedeva una parola più esplicita, forse perché nel frattempo erano scesi in campo anche molti politici, per cui l’accusa di ingerenza era sventata, alle 19:30 di domenica sera la sala stampa vaticana ha diffuso una dichiarazione del suo direttore, Greg Burke: “Il Santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo”.
Queste parole si sono forse rese necessarie vista la diffusione di un certo pietismo cattolicheggiante che etichetta il mantenimento della ventilazione e dell’alimentazione come accanimento terapeutico e accarezza l’idea che sia più pietoso lasciar morire che tenere in vita, in virtù anche del paradiso garantito per la piccola vittima innocente. Sul sussidiario è comparsa una lettera piuttosto estrema in tal senso in cui l’autore esprime l’idea che i medici che vogliono staccare la spina siano i più coraggiosi di tutti, gli unici che vogliono davvero porre fine alle sofferenze di questa creatura.
A rimettere la barra al centro di questa poderosa questione etica ci ha pensato anche il cardinal Sgreccia, con una lettera in dieci punti pubblicata sul web e poi ripresa da molte testate, in cui sintetizza le argomentazioni in ballo nel caso Gard e perché ci riguardano tutti. In sintesi (invitando contestualmente tutti i lettori a non privarsi della immensa ricchezza della lettera nella sua completezza rintracciandola sul web):
1. Non si deve confondere l’inguaribilità con l’incurabilità e, proprio per l’etica della cura, chi è soggetto a patologie inguaribili ha diritto più di tutti alle cure e all’assistenza
2. Ogni essere umano è titolare di dignità in quanto uomo, non in virtù del suo essere razionale. Un danno cerebrale non fa decadere la dignità ontologica della persona.
3. Alimentare ed idratare con sondino una persona non è più artificiale del dare il latte ad un neonato con biberon, queste non sono terapie.
4. Il consenso informato prevede un coinvolgimento consapevole nelle decisioni dell’equipe medica da parte della parte interessata, mentre in questo caso è evidente lo scollamento tra i genitori, titolari del consenso, e i medici
5. Non tentare una cura sperimentale e sopprimere subito per non far soffrire non ha senso: per lenire la sofferenza si deve usare un approccio palliativo, applicabile anche al periodo delle cure sperimentali stesse
6. Sopprimere un bambino in nome del migliore interesse del minore, per non farlo soffrire, è un’assurdità: questa è eutanasia passiva
7. La CEDU ha emesso una sentenza sul caso puramente proceduralista, senza entrare nel merito di nessuna delle questioni poste sopra, peraltro senza nemmeno tenere conto degli art. 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che pongono il chiaro divieto di privare deliberatamente chicchessia del bene fondamentale della vita.
8. Dietro la vicenda si nasconde (ma si vede benissimo lo stesso) un’idea di efficienza nella gestione delle risorse sanitarie che ben si accorda con una strisciante cultura dello scarto.
9. La qualità della vita viene citata in riferimento ad un modello culturale che non riconosce dignità ad alcune esistenze umane, completamente identificate e confuse con la loro patologia.
10. Traspare l’ambivalenza contradditoria di chi nel rivendicare la libertà di accesso totale ed indiscriminata all’eutanasia, basandola sull’esclusivo predominio dell’autonomia individuale, nega allo stesso tempo quell’autonomia decisionale in altri casi, come quello in esame, dove si ritiene che siano legittimati a decidere i soli medici, senza coinvolgimento alcuno dei genitori.
Per questi motivi il destino di Charlie ci deve interessare e finalmente, tardivamente assai, pare aver solleticato anche la coscienza dei nostri politici (sebbene probabilmente le motivazioni non siano di nobile etica, ma di calcolo opportunistico, per intercettare il sentire del popolo italiano e accumulare consensi): a onor del vero, la prima ad essersi espressa, coerentemente con posizioni da sempre sostenute sul tema, è stata la Meloni, che su facebook ha da subito additato la vicenda Gard come un fatto gravissimo.
A seguire, si è acceso Grillo che, sul blog, ha scritto un articolo dal titolo “Europa senz’anima”: “Neppure Pilato se ne lavò le mani in questo modo. Charlie Gard non è clinicamente morto, i suoi genitori non desiderano che siano spente le macchine che lo tengono in vita, addirittura se ne andranno via! Un viaggio di coraggio e di speranza: una musica che trova orecchie da mercante in questa europetta insipida e senz’anima”. Auspichiamo che questa nuova sensibilità grillina modifichi la posizione del movimento rispetto all’eutanasia, che finora è sempre stato favorevolissimo.
Matteo Salvini ha etichettato la decisione dei giudici come un “Omicidio con Ue complice silente”.
Renzi si è scoperto improvvisamente dubbioso: “Mi sembra insopportabile per noi, figuriamoci per quella povera famiglia che vive queste ore così. Perché la Corte Europea dei diritti umani (diritti?) non ha concesso la cura sperimentale in America? Perché non consentire alla scienza un ultimo tentativo? Facciamo proteste ovunque per qualsiasi cucciolo, e facciamo bene. E un piccolo cucciolo d’uomo non valeva un’attenzione diversa delle autorità europee? Per una volta ho più domande che risposte…”.
Va bene tutto, anche un appoggio per opportunismo politico: in fondo lo schieramento compatto dei politici rivela soprattutto in che direzione sta il cuore del popolo italiano, e questa è davvero una buona notizia per i difensori della vita e pessima per i propugnatori dei nuovi pseudo diritti individuali, tipo il diritto alla morte dignitosa, che si configura così spesso in un dovere di morire per non costare soldi alla sanità e disturbo alla nostra suscettibilità.
Ieri le petizioni lanciate oltre oceano hanno sortito l’effetto insperato e desiderato di smuovere anche Trump, il quale si è fatto sentire con un tweet breve e chiaro: “Se possiamo aiutarlo, come Regno Unito e Papa Francesco, saremmo felici di farlo”. Non è chiaro come gli UK lo stiano aiutando, ma si sa che la diplomazia ha le sue regole. È già moltissimo anche così.
Intanto l’Italia non fa solo chiacchiere e la presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, Mariella Enoc, ha dichiarato di essere in contatto con il Great Ormond Street Hospital di Londra per verificare col direttore sanitario se vi siano le condizioni sanitarie per un trasferimento di Charlie presso la struttura italiana: “Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci. Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”.
L’Italia non molla: non ci metteranno mai in testa che sopprimere un bambino malato sia una cosa giusta, per quanti distinguo possano tirare fuori. Restiamo saldamente ancorati alla speranza di far ravvedere i giudici e i medici inglesi, per concedere a Charlie un’altra opportunità e per difendere con lui anche tutti i nostri bambini malati e imperfetti, destinati ad un’esistenza “anormale” e improduttiva per lo stato, ma ricca di imprevedibile umanità per tutte le loro famiglie.