Storie
di Giuseppe Brienza
A tu per tu con Serafino Ferrino
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In una delle tante aperture pro-Lgbt volte a favorire e accompagnare la “legge della vergogna” (n. 76/2016), sulle Unioni civili omosessuali, l’anno scorso “la Repubblica” ha anche titolato così: «Niente sposi gay a Favria, Comune di 5.200 abitanti in provincia di Torino. Il sindaco Serafino Ferrino si rifiuta di celebrare il matrimonio di due ragazzi». Diciamolo di nuovo al giornalista del quotidiano diretto da Mario Calabresi: quello che stigmatizza come un “rifiuto” è in realtà l’espressione di un diritto, quello all’obiezione di coscienza, il cui libero esercizio non può essere impedito da nessuno Stato democratico. Oltretutto, come ebbe a scrivere il direttore di questo giornale, «attualmente due ragazzi in Italia non possono contrarre matrimonio, non sono “sposi”. A giugno [2016] è stata approvata una brutta legge grazie alla quale due ragazzi possono unirsi civilmente come “formazione sociale particolare” ex articolo 2 della Costituzione. Cancellato il riferimento all’articolo 29 della Costituzione, quello che definisce e riconosce la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio”, che è un’altra cosa. Questo non lo dice “La Croce quotidiano”, il Popolo della Famiglia o i cattivoni omofobi. Lo dice la legge che Cirinnà e compari hanno approvato. La prima resistenza passa dal linguaggio e dalla conoscenza della tecnica melliflua dei sostenitori dei falsi miti di progresso» (Mario Adinolfi, Viva l’Italia che resiste, in “La Croce quotidiano”, 27 settembre 2016, p. 1).
Al prof. Ferrino, classe 1948, ex insegnante di educazione tecnica e vice-preside a Favria, con tutta probabilità, quell’obiezione a trascrivere le Unioni civili gay nel suo Comune gli ha “meritato” una brutale aggressione con 15 giorni di prognosi riservata. Sì, perché l’attuale presidente del Circolo territoriale del Popolo della Famiglia “Ivrea- Canavese” (Ferrino è cessato dal suo ultimo mandato amministrativo nel giugno 2017), il 28 luglio scorso è stato vittima di un pestaggio premeditato e ben organizzato. È lecito supporre che si sia voluto intimorire un uomo di 69 anni attraverso la violenza fisica, supponendo di fiaccarne il prosieguo dell’attività civico-politica e la coerente testimonianza cristiana. Come ulteriore forma d’espressione di tutto il nostro apprezzamento e stima nei suoi confronti, abbiamo rivolto all’ex sindaco di Favria un’intervista esclusiva. Ci auguriamo che possa avere la più ampia diffusione e, questo, sia per ripagarlo almeno in parte dell’ingiustificato silenzio riservatogli dai grandi media (figuriamoci se l’aggressione fosse stata perpetrata nei confronti di un esponente Lgbt!) sia per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla sua vicenda, così da incoraggiare anche una collaborazione al lavoro investigativo delle Forze dell’ordine, che possa portare in breve all’identificazione dei responsabili del vile gesto.
D. Prof. Ferrino, innanzitutto come sono attualmente le sue condizioni psico-fisiche?
R. Devo dire che fisicamente ora sto bene ma, seppure sono passati quasi due mesi dall’aggressione, sono ancora sotto choc dal punto di vista psicologico per l’accaduto. Non riesco per esempio a uscire di casa senza guardarmi con un po’ di preoccupazione attorno. Ma in definitiva sono fiducioso e grato alla Provvidenza che, per puro miracolo, mi ha preservato dal pestaggio in quanto non ne sono rimasti danni permanenti. Dolore ne ho provato molto ma, dopo 15 giorni di prognosi riservata e una Tac alla testa, le mie condizioni fisiche sembrano completamente ristabilite. Proprio nel momento in cui l’energumeno cercava di trarmi a sé per colpirmi dal finestrino della mia automobile, con un gesto apparentemente casuale ho chiuso la sicura dello sportello della mia automobile, e questo mi ha salvato la vita! Infatti, il delinquente non ha potuto farmi uscire dal veicolo per pestarmi con maggiore violenza e, chissà, con quale esito.
D. Ci può spiegare come sono andati i fatti in quella terribile mattina del 28 luglio?
R. Stavo ritornando con la mia automobile da una delle passeggiate mattutine che faccio per tenermi in forma. Mentre mi accosto al cancello del residence nel quale abito un uomo alto e robusto con un cappello in testa mi chiede di aiutarlo per far ripartire con i cavetti della batteria la sua vettura, che dice essere parcheggiata a pochi metri da dove ero. Naturalmente mi ha fatto allontanare dal cancello dove ero per sfuggire alla telecamera che l’avrebbe filmato durante il compimento della sua azione di violenza. Arrivato nella piazzetta che è vicino alla mia casa, dal finestrino abbassato il delinquente mia ha iniziato a sferrare una serie di pugni violentissimi, stando ben attento a non rispondere nulla alle mie grida del “perché? Perché stai facendo questo?”. Dal fatto che, una volta attirata l’attenzione delle mie urla si è affacciata una vicina di casa dalla finestra e l’aggressore prima di andare via ha preso le chiavi della mia automobile per gettarle lontano da me, ho capito che il pestaggio era stato commissionato a un professionista.
D. Vuole dire che l’hanno piantonata ed hanno pagato un gorilla per pestarla?
R. Credo proprio di sì. Consideri anche che, da quanto hanno riferito persone che abitano vicino, alcuni loschi ceffi erano stati una settimana prima del vile gesto a fare un sopralluogo, verificando luoghi e vie di fuga. Hanno quindi studiato i miei movimenti che, purtroppo, sono sempre troppo regolari e abitudinari e, il fatto che l’aggressore sia fuggito a piedi, mi fa anche comprendere che possa esserci stato con lui un “palo” ad attenderlo di lì a poco distante con una vettura.
D. A cosa attribuisce l’aggressione?
R. Guardi, in 37 anni di mandati politico-amministrativi, 15 da sindaco, 5 da vice-sindaco e 17 all’opposizione, ho sicuramente “scontentato” qualcuno ma, in tutti i casi, le proteste e, talvolta, le minacce, sono state dirette e sono finite lì. Eppure avrò negato licenze o intaccato interessi economici anche rilevanti. Ma solo ora che sono cessato da ogni carica e competenza istituzionale mi trovo a subire questo agguato. Non posso non pensare che sia stato commissionato da quegli stessi ambienti Lgbt che, da una parte, invocano “tolleranza” e “libertà” (in realtà intesa come libertinaggio) ma, dall’altra, sono spesso prepotenti e violenti.
D. La stampa nazionale l’ha cercata di trasformare persino da vittima in colpevole, dipingendola come “il sindaco anti-gay”, come ha titolato un importante quotidiano. Ma lei si è mai espresso contro le persone omosessuali?
R. Ma quando mai! Non ho mai avuto niente contro le persone omosessuali. Mi oppongo, questo sì, al “matrimonio” gay. Mi lasci dire, gli esponenti Lgbt sono una piccolissima minoranza fra tutte quelle persone che hanno tendenze omosessuali e che, spessissimo, sono uomini e donne del tutto per bene.
D. Quindi i delinquenti che l’hanno picchiata e l’hanno fatta codardamente picchiare [ricordo che il prof. Ferrino compirà settant’anni il prossimo 5 febbraio] non hanno sortito in lei nessun effetto!
R. Non bisogna farsi intimidire, assolutamente! Le dico pure che sono felicissimo di aver potuto prestare la mia persona per contribuire, nel mio piccolo, a una grande battaglia di civiltà com’è quella per la difesa della famiglia naturale fondata sul matrimonio.
D. Ricordiamo anche le sue tante “Veglie” con le Sentinelle in Piedi e, in particolare, quella del 18 dicembre 2016 che abbiamo riportato anche da questo giornale (cfr. G. Brienza, #Sentinelle: sindaco e parroco ritti in piazza, in “La Croce quotidiano”, 20 dicembre 2016, p. 5), tenuta a zero gradi centigradi a Rivarolo Canavese…
R. Sono sempre pronto a scendere in piazza quando si tratta di manifestare contro i falsi miti del Progresso. Nel caso delle meritorie battaglie delle Sentinelle in Piedi, di quella “legge Scalfarotto” che imbavaglierebbe tutti noi. Il DDL sulla c.d. “omofobia”, non dimentichiamolo, è ancora lì, approvato alla Camera dei deputati nel 2013 coi voti di Pd, Scelta Civica e del governatore della Lega Giancarlo Galan, oltre che alla benevola astensione di Sel e M5S. Ritornando alla Veglia del Natale 2016, ricordo in particolare con grande soddisfazione l’appoggio che ricevette l’iniziativa da parte del parroco locale. Il pastore della vicina chiesa dove abbiamo manifestato, infatti, pregò per i manifestanti, i loro cari e per tutte le famiglie italiane, prestando a noi “veglianti” il megafono e, addirittura, affiggendo la locandina delle Sentinelle nella bacheca degli avvisi parrocchiali.
***
Salutiamo quindi Serafino Ferrino, benemerito sindaco e piemontese che, per fortuna insieme ad altri primi cittadini, ha fatto il suo dovere astenendosi dal “celebrare” la carnevalata dell’unione civile tra due uomini, tralasciando anche di firmare una delega a tale incresciosa funzione. Da uomo di Stato e Cattolico coerente, lo ha fatto per motivi di serietà e di coscienza e, unico movimento politico a farlo pubblicamente, il Popolo della Famiglia lo ha ringraziato e sostenuto per la sua testimonianza, per la sua tranquilla fermezza, per la sua dignità.