Storie

di Mario Adinolfi

Manuel Agnelli, Jax Fedez e le parole false

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Nel corso della prima puntata dei “live” di XFactor il cantante-giudice Manuel Agnelli, leggendo in maniera piuttosto imbarazzante un testo scritto probabilmente da altri, ha pensato bene di attaccarmi un paio di volte affermando che su un gruppo che compone la sua squadra di tre giovani band io avessi avuto da ridire, protestando per favoritismi dovuti alla “lobby gay”. Più avanti scriverò qualche parola su questo duo, tirato per i capelli dai capelli sciattamente lunghi dell’ultracinquantenne Agnelli, ma fino ad oggi io, semplicemente, non avevo mai detto o scritto mezza parola né sul gruppo in questione né su qualsiasi altro aspetto della trasmissione. Semplicemente, non me ne sono mai occupato. Le parole di Manuel Agnelli contro di me, come spesso mi capita purtroppo, sono completamente inventate e false. Molto banalmente, non le ho mai pronunciate.

Ripeto, purtroppo è un meccanismo della comunicazione che si ingenera spesso. Fedez, compagno di merenda lautamente pagata da Sky Italia nei “live” di XFactor, seduto allo stesso banco di Agnelli si è illuminato e ha esultato quando ha sentito il cantante leader degli Afterhours insultare il mio nome. Già, perché lo stesso Fedez insieme a JAx, sempre leggendo in maniera imbarazzante un testo scritto da altri, nel corso della trasmissione le Iene qualche mese fa si era reso protagonista di un altro vergognoso insulto, con tanto di gestualità, rivolto a me come personificazione di tutte le famiglie che avevano partecipato ai Family Day. Non pago JAx, irritato dal fatto che avevo osato replicare all’insulto con una citazione di Guccini (inutili cantanti di giorni sciagurati / buffoni che campate di versi senza forza / avete soldi e gloria ma non avete scorza), registrò un lungo e sconclusionato video per reiterare gli insulti basandoli stavolta come alle scuole medie sulla mia fisicità. Un po’ come ha fatto ieri sera Agnelli paragonandomi a Godzilla, o come fa Gabbani anche lui ossessionato dalla “lobby gay” secondo alcuni citandomi indirettamente nella sua “Pachidermi e pappagalli”. Ah, a proposito, chi era ieri il super-ospite della puntata di XFactor che ha come giudici Manuel Agnelli e Fedez? Ma certo, JAx, per presentare il nuovo singolo tratto dall’esemplificativo album “Comunisti col Rolex” cantato (?) insieme a Fedez e “multidisco di platino”. Perché la lobby forse non esiste, ma se la chiamiamo cricca non sbagliamo e se la cantano e se la suonano sempre loro, sempre tra pochi, sempre e solo per far soldi.

Come ho detto la caratteristica di queste offese che subisco è sempre identitica. Inventano parole che non ho mai pronunciato, me le ficcano in bocca scritte da qualche autore, le recitano leggendole (male), condiscono con insulti a casaccio. La finalità non è colpire Adinolfi, è intimidire chiunque abbia un pensiero non conforme alle loro idee, perché nonostante i proclami non sanno gestire la diversità di opinione e la cosa si manifesta platealmente anche durante il “live” di XFactor, dove permalosità e drammatiche insicurezze di questi soi-disants “giudici” emergono in tre secondi al primo contrasto ad esempio con la solida e simpatica (anche se troppo sboccata) Mara Maionchi.

Non ho scritto una riga su XFactor fino ad oggi perché sono un normalissimo telespettatore del programma, le mie figlie lo seguono e io sono il loro papà e non riesco a lasciarle vedere la tv da sole. Se posso, quando posso, cerco di vedere le trasmissioni insieme a loro, anche per offrire uno sguardo critico alla paccottiglia ideologica che la tv ormai ogni giorno passa. Di XFactor, avendo fatto televisione “per giovani” in prima persona avendo condotto uno show per Mtv qualche anno fa, conosco tutti i trucchi e le abilità comunicative, so come funzionano e so che funzionano. Di più, posso tranquillamente dire che la macchina produttiva è di assoluta qualità: dalla location, alle ambientazioni di Luca Tomassini (grande scenografo, un vero visual artist), alla conduzione di Ale Cattelan, allo script e alla costruzione della tensione attorno alla gara tra cantanti concorrenti, tutto è prodotto con la massima attenzione. Lo show è certamente gradevole e scorre per tre ore senza annoiare. Ovviamente sui contenuti si può discutere e, tirato per i capelli, sul duo in questione ora alcune parole le dirò per far felice Manuel Agnelli (che peraltro come autore di alcune canzoni degli Afterhours ha la mia stima).

Agnelli sembra aver scelto questi due giovanissimi, uniti artisticamente ma anche da un rapporto sentimentale nella vita, per ragioni difficilmente spiegabili. Tra le band ai provini ce n’erano molte musicalmente più dotate e proprio con la formula “duo” fino alla fase finale sembrava evidente che ce ne fossero almeno due più interessanti, nettamente. Mia figlia Clara si è disperata quando Agnelli ha scelto loro al posto di un duo di ragazze spagnole davvero talentuosissime. Io, fino ad oggi, non ho scritto mezza parola né su XFactor né sui ragazzi. Che siano stati scelti perché omosessuali lo hanno scritto però migliaia di persone sui social, che la scelta di Agnelli sia stata di natura “politica” è apparso evidente a molti. Forse per uscire da questo imbarazzo sono arrivati gli insulti a me. Nei giorni precedenti (e questo è davvero fastidioso) a essere irrisi più volte da Agnelli sono stati i genitori di uno dei due, il giovanissimo “biondino”, che ha raccontato di essere figlio di una coppia molto religiosa e che la sua formazione musicale è partita dalla partecipazione al coro della parrocchia. Ovviamente, vai con i frizzi e i lazzi.

Caro Manuel, gli insulti ad Adinolfi passino pure, te li sei completamente inventati e un autore te li ha scritti coniando parole totalmente false e da me mai pronunciate. Tutto scorrettissimo ma sono abituato a perdonare, resterà per sempre il tuo imbarazzo nel leggerle, la parte l’avevi studiata male. Ma c’è davvero bisogno di mettere sulla graticola i due genitori di quel ragazzo, che probabilmente staranno soffrendo maledettamente a causa di questa vicenda che espone così brutalmente la loro vicenda familiare al pubblico ludibrio ed al ludibrio del pubblico? Ma oltre ai soldi e alle esigenze dello show, oltre a fare gli interessi di chi vi paga e vi scrive le paginette da leggere, alle persone ci pensate mai? Per carità, non a me che devo ritrovarmi insultato a spiegare alle mie figlie perché Agnelli o Fedez o JAx ce l’hanno con me. Le ho abituate a considervi per quello che siete, marionette ammaestrate che per denaro direbbero qualsiasi cosa, perché eterodiretti siete e eterodiretti sempre resterete, anche quando giocate a fare tanto i ribelli, siete gestiti dai soldi e da chi li detiene facendovi partecipare alla spartizione della torta. Ma, caro Manuel, quella mamma e quel papà che cantano nel coro della parrocchia non hanno, con tutta probabilità, la pelle spessa del “pachiderma” Adinolfi. Non ti senti di dovere, almeno a loro, delle scuse? E di chiedere ai tuoi autori di non insistere su quel punto e magari, visto che ci sei, di non inventarsi parole che non ho mai pronunciato?

L’espressione “lobby gay” nello scontro contemporaneo su questi argomenti fu coniata sai da chi? Non da Mario Adinolfi, ma da uno che sta un po’ più su. Da Papa Francesco, all’inizio del suo pontificato. I tuoi autori senza palle Francesco non lo attaccano, si inventano che quelle parole le abbia dette Adinolfi, che non ha le spalle coperte. Lo conosci il Papa caro Manuel? Sì, il capo di quei due fessi che cantano nel coro della parrocchia e ora fai sfottere da mezza Italia tramite il giovanissimo figlio omosessuale, infilato senza talento in un talent per il solo fatto di essere sentimentalmente coinvolto in un duo di omosessuali. D’accordo, le conosco le regole dello show business. Ma così è una vergogna, per quei genitori, per quei due ragazzi e persino per te che finisci a fare solo la scimmia ammaestrata che batte i piatti a favore di telecamera, per soldi. Peccato, avevo idea che fossi diverso caro Manuel, ma probabilmente era solo la maschera che t’avevano fatto indossare.

Spero che queste parole possano indurre una riflessione in tutti sui meccanismi della comunicazione televisiva in Italia e sull’odio che viene intenzionalmente sviluppato nei confronti di chi difende con forza la vita e la famiglia naturale. Ho letto finalmente sui social molti amici non farsi intimidire, ribellarsi con forza anche tra pietre e insulti, annunciare persino l’intenzione di disdire l’abbonamento a Sky. Forse per la prima volta ho visto davvero un popolo dire basta alle menzogne e alle totali falsità. Il Popolo della Famiglia è pronto per la battaglia che conta ed è orgoglioso di essere dialetticamente alternativo a questi “inutili cantanti di giorni sciagurati”. Hanno “soldi e gloria” come ci ricorda Francesco Guccini, dunque sono potenti. Ma il suo Cyrano sa combattere: “Non me ne frega niente se anch’io sono sbagliato / spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato / coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco / e al fin della licenza io non perdono e tocco”. Vabbè, noi perdoniamo. Ma ai furbi e ai prepotenti “feroci conduttori di trasmissioni false” (sì, c’è pure questo verso nella canzone, Guccini pensava proprio a loro) arrivi chiaro il messaggio: non vi lasceremo dire senza spiegare le ragioni delle vostre parole, che poi vostre non sono perché ve le scrivono altri. Voi le recitate e male.

E soprattutto, non vi faremo essere prepotenti con i deboli.Manuel Agnelli, con Adinolfi puoi non scusarti per aver inventato parole false. Con quei due genitori invece sì. Rispettali, scusati pubblicamente, allora forse riprenderemo a rispettare te. Sii uomo, non un vile che si fa forte con i deboli perché gli pagano un alto cachet.

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27/10/2017
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