Società

di Mario Adinolfi

Perchè aggrediscono il PDF

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI

QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora

Sabato sera ho presentato O capiamo o moriamo nella splendida cornice del Conservatorio di Novara, invitato dal circolo del Pdf della zona guidato dal sempre brillante Alberto Cerutti. Pochi minuti dopo l’inizio della presentazione ho subito una oscena aggressione da parte di un ragazzo gay che è salito nudo sul palco, palpeggiandomi platealmente per alcuni minuti prima dell’intervento della DIGOS, che purtroppo scorta omai da anni tutti i miei spostamenti proprio perché sa che sono esposto potenzialmente a assalti violenti semplicemente per le poche e banali idee che insistentemente declino praticamente ogni sera in una diversa città d’Italia. Il fastidio immenso e il fremito di disgusto che ho provato nell’avere addosso le mani di quel povero ragazzo, per molti minuti, in una molestia continua che aveva come finalità quella di provocare una mia reazione violenta a beneficio della telecamera del complice che mi inquadrava, credo siano evidenti nel video che testimonia la brutalità della vicenda.

Una volta conclusosi l’increscioso episodio ho ripreso la presentazione di OCOM provando a trarre da quella violenza privata appena subita una lezione utile per tutto l’uditorio, in cui purtroppo erano presenti anche alcuni bambini verso i quali ancor più che verso di me si è rivolta la mancanza di rispetto degli osceni giovanotti che hanno organizzato quell’insensato spettacolo. E la lezione è questa: siamo fatti oggetto di violenza e di odio semplicemente per le idee che professiamo, per il fatto che ostinatamente non facciamo quel che sarebbe più comodo, ma continuiamo ogni giorno a testimoniare la verità. Lo facciamo come Popolo della Famiglia nella maniera nota: noi siamo alieni dai compromessi, non riusciamo a battere le mani a Valeria Fedeli anche se è ministro e fa mettere nelle sue linee guida sulla “discriminazione di genere”, una espressione in cui utilizzando l’espressione “ideologie gender” così tra virgolette sembra dare un contentino alle nostre istanze mentre invece ci prende solo in giro. Noi siamo quelli che spiegano e non ce lo perdonano. Noi spieghiamo che quella riga tra virgolette significa: io ve lo metto il passaggio che mi chiedete, ma lo metto tra virgolette, dico così che per me ministro quella ideologia la vedete solo voi, il gender in realtà non esiste. Noi del Pdf siamo anche quelli che spiegano che nello stesso documento vengono stanziati 8,9 milioni di euro, una montagna di soldi, da riservare a una campagna di “educazione al rispetto”. E poiché sono molti anni che battiamo l’Italia in lungo e in largo non possiamo non ricordare che si chiamava “gioco del rispetto” quel primo corso impregnato di ideologia gender (che esiste, altroché se esiste e in OCOM ne declino tutti i dettagli e i cinque comandamenti ideologici con cui stanno avvelenando i pozzi dei media e della scuola in Italia) che un coraggioso papà di Trieste per primo denunciò vedendolo arrivare nella scuola in cui mandava i propri piccoli. E allora quando leggiamo che gli 8,9 milioni di euro andranno in corsi per docenti e in una campagna di comunicazione affidata come testimonial a volti che i cattolici conoscono bene perché Piergiorgio Odifreddi i cattolici li odia e perché tutte le altre starlettes sono protagoniste delle mobilitazioni care alla lobby lgbt, noi spieghiamo con nomi e cognomi, con numeri alla mano, che di Valeria Fedeli e delle sue promesse pre-elettorali non ci fidiamo, specie se attinge a milionate alla fiscalità generale pagata dalle tasse delle famiglie italiane.

Noi siamo fatti oggetto di violenza continua, dai profili social imbavagliati agli spettacolini come quelli di Novara, dagli insulti sanguinosi alle quotidiane vere minacce, perché non ci siamo rassegnati ad un generico e sterile borbottio, ma l’abbiamo trasformato in azione sociale e politica. Questo proprio non ce lo perdonano. E poiché a Novara come la sera dopo a Torino come quella precedente a Terni, l’OCOM tour fa segnare solo sale piene e sold out, allora hanno alzato il livello di intimidazione. A Gianfranco Amato, specie se accompagnato da Povia, negano le sale. In passato hanno già sfasciato la macchina, più di una volta. Ma la verità è che ogni militante del Popolo della Famiglia vive sulla sua pelle la difficoltà fisica e il clima intimidatorio che viene attivato attorno a lui appena decide di non stare più zitto e di diventare protagonista della testimonianza di verità intimamente connessa alla nostra scelta di mobilitazione pubblica.

Viene consentito di tutto a tutti e lo show osceno di Novara è lì a evidenziare questa condizione di perenne licenza. A noi no. Noi non possiamo esprimere le nostre ragionevoli idee, ragionevoli nel senso che sono basati interamente su dati di fatto documentati che la ragione umana non può non cogliere, che subito veniamo assaliti dai portabandiera dell’insensatezza. Riprendendo la parola a Novara dopo l’aggressione subita ho ricordato gli insulti freschi freschi che dalla trasmissione XFactor il cantante Manuel Agnelli ha voluto rivolgermi, inventandosi di sana pianta dichiarazioni che non avevo mai fatto su un duo di cantanti in gara da lui scelti e protetti, due ragazzi che agli occhi di molti hanno l’unico pregio “artistico” di essere omosessuali e di stare insieme “nella musica e nella vita”. E dovete vederle le perfomance insensate di ‘sti due, dovete vederlo il tono irridente con cui Manuel Agnelli fa riferimento al “coro della parrocchia” in cui i genitori di uno dei due hanno amorevolmente cresciuto il loro figlio prima della svolta “gay”. E il ragazzo, con un tono imperdonabile, aizzato da Agnelli schizza veleno: “I miei sono molto religiosi”. Che disgrazia, vero? Stesso clima quando Fedez dallo stesso palco di XFactor insulta il Vaticano e vediamo se gli fanno cantare la sua Blasfemia 2 dove bestemmia direttamente. O quando Fedez e JAx dalle Iene insultano platealmente milioni di famiglie e ovviamente il sottoscritto con nome e cognome. Ma sapete che c’è? Che la verità è un’altra. Che il “coro della parrocchia” tanto ridicolizzato in cui i genitori di quel ragazzo gay hanno messo tutta la loro passione di cristiani che amano la musica in realtà è una straordinaria realtà che si chiama Piccola Accademia di Musica di San Bernardino e esiste da quasi quarant’anni, dal 1979 e ha generato bellezza per la dedizione dei genitori di quel ragazzo che si chiamano Maurizio Ramera e Roberta Massetti. Certo non l’hanno fatto per soldi, ma basta vedere anche su YouTube i cori diretti da questi due genitori spaziare da Let it be all’Halleluia di Leonard Cohen per provare i brividi che solo la vera arte sa dare. Nel 1979 gli Afterhours, il trascurabile gruppo fondato da Manuel Agnelli, non esistevano. La comunità salesiana di Chiari da cui prese il via la Piccola Accademia di San Bernardino invece sì. Si potrebbe paragonare una qualsiasi esibizione di Sem&Stenn, lo sconclusionato duo selezionato per XFactor di cui fa parte il figlio di Maurizio e Roberta esposti al pubblico ludibrio e al ludibrio del pubblico, a un qualsiasi brano eseguito dal Coro tanto irriso perché cattolico o “di parrocchia”. Poi chiedere a una platea composta da persone sane di mente dov’è l’arte e dove la generica improvvisazione priva di talento. Ecco, questo non ce lo perdoneranno mai. Non perdoneranno mai a Maurizio e Roberta di essere cattolici, di aver per quasi quarant’anni ormai coltivato la bellezza nella musica, di aver creduto in Dio, di aver tanto amato il loro piccolo figlio Stefano e di averlo fatto crescere in un’idea di arte che sia elevazione e non dissipazione di sé. E, sapete che c’è? I Manuel Agnelli del mondo non sopportano che ora Maurizio e Roberta, pur nella sofferenza per le disordinate scelte di vita del figlio, mai lo abbandoneranno e mai lo criticheranno. Si faranno insultare loro, ma resteranno composti e in silenzio. Questo per i Manuel Agnelli del mondo è talmente incomprensibile che può solo farsene beffe.

Ma noi così dobbiamo reagire davanti all’insensatezza di chi violentemente ci dà l’assalto ormai da ogni angolo e ogni modalità: con compostezza e silenzio, anche quando l’istinto freme e ci farebbe gridare all’ingiustizia profonda di tutto questo, rifilando magari una sacrosanta sberla o andando a vergare un’altrettanto sacrosanta denuncia. Ma su questo mi hanno sempre convinto quattro parole che pronuncia spesso quando si trova in queste condizioni la mia amica Costanza Miriano: “I cristiani non querelano”. Non so se sia vero in assoluto, ma mi sembra una buona declinazione dell’imperativo evangelico: “Ama il tuo nemico”. E anche questo è incomprensibile per i nostri haters. Però, davvero, come a Novara io credo che possiamo reagire solo con la cristiana mitezza dei forti, tenendo dentro di noi tutto lo schifo e il fisico fastidio per le violenze che siamo costretti a subire. Mi è piaciuto molto Alberto Cerutti, il nostro leader novarese, che mentre l’aggressione aveva luogo semplicemente la sottolineava e la rendeva evidente con le sue precise parole, chiedendo a chi di dovere di intervenire. Credo sia l’atteggiamento giusto con cui affrontare queste violenze e molestie che quotidianamente subiamo.

Concludendo la serata di Novara e citando il cardinale Biffi che è presente nell’ultima pagina di O capiamo o moriamo ho ricordato che la berretta rossa che quel principe della Chiesa ha portato con dignità e coraggio stava a rappresentare la determinazione con cui i cristiani più esposti si rendevano disponibili a testimoniare la verità “usque ad sanguinem”, fino a versare il sangue se necessario. E allora non sentiamoci eroi se ci tocca qualche palpeggiamento o qualche minaccia, i cristiani andavano cantando a farsi massacrare al Colosseo. Era richiesto dalla testimonianza della verità. A noi è richiesto molto meno. Ma in questo tempo di insensatezze è assolutamente necessario un manipolo di coraggiosi che non rinunci, anche se intimidito, a proclamare le idee ragionevoli perché per citare Benedetto XVI del discorso di Ratisbona “non agire secondo ragione, non agire secondo il logos, è agire contro Dio”. In questa notte della ragione in cui dalle insensatezza siamo circondati, non ci perdonano di tenere accesa una fiaccola. Ma noi non possiamo che, ostinatamente, continuare a farlo.

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

30/10/2017
1006/2023
Beato Giovanni Dominici

Voglio la
Mamma

Vai alla sezione

Politica

Vai alla sezione

Articoli correlati

Storie

Un trans non può fare la tata

Non si può affidare la crescita di un bambino di pochi mesi a un trans. Dalla email si capisce che la transizione da un sesso all’altro non si è compiuta, l’Inps ha ancora tutti i documenti al maschile, quindi Alessandro è a tutti gli effetti Alessandro anche se “si sente” Alessandra. Siamo davanti dunque ad una persona che non si accetta per come è, che in questo percorso di transizione deve affrontare prove psicologiche e fisiche molto pesanti con l’assunzione continua di farmaci, che dal punto di vista fisico sostiene un iter di trasformazione molto doloroso e che fa tendere all’instabilità emotiva. Un bambino di pochi mesi può essere affidato a chiunque tranne che a persone con queste caratteristiche di instabilità. L’approdo alla diversa sessualità riconosciuta, quello che porterebbe il soggetto in questione ad avere i documenti in regola con il nome Alessandra, passa poi attraverso fasi di demolizione dei genitali maschili e di costruzione di forme genitali all’apparenza femminili che sono mediamente faticosissime da molti punti di vista, sia fisici che psicologici. Il ricorso al consumo di forti quantità di alcool e di droghe per ovviare all’inevitabile disturbo di personalità che accompagna ogni evoluzione dalla disforia di genere accertata all’approdo ad una diversa conformazione dei propri genitali, è comprovato in tutti i testi scientifici, così come la più alta propensione al suicidio dei transessuali rispetto alle altre persone.

Leggi tutto

Politica

Il quadro politico e l’occasione unica

La sconfitta di Matteo Renzi al referendum del 4 dicembre 2016, vorrei dire anche l’iscrizione di Tiziano Renzi nel registro indagati con telefonino messo sotto controllo a partire dal 5 dicembre 2016 (che fa il paio con la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore che rende compiuto l’assalto della magistratura al leader il 27 novembre 2013), la tenuta del Movimento Cinque Stelle che si dimostra realtà non transitoria ma destinata a divenare una sorta di paradossale “partito rivoluzionario istituzionale” e soprattutto la sentenza della Corte Costituzionale del 25 gennaio 2017 che cancella il ballottaggio tra liste dalla legge elettorale nota come Italicum, disegnano un sistema politico ignoto ai più perché mai messo alla prova secondo i nuovi meccanismi. Sarà bene invece immaginarli e capirli in anticipo, per comprendere quanto fragorosa sia la novità e quanto sia unica (vorrei dire miracolosa) l’occasione concessa al Popolo della Famiglia, probabilmente ultima per una riorganizzazione in soggetto politico autonomo di quella moltitudine di italiani che hanno dimostrato il loro attaccamento ai principi non negoziabili in occasione della partecipazione massiccia ai Family Day del 2015 e del 2016.
Per costoro la legislatura che con ogni probabilità si chiuderà alla fine del 2017 è stata la vera e propria prova generale del disastro incipiente. In quattro anni un sistema politico reso improvvisamente molto fragile dal nuovo tripolarismo all’italiana, che ha trovato come risposta al grillismo quella piuttosto asfittica della collaborazione tra centrodestra e centrosinistra attuata in varie forme (larghe intese con tutti o quasi al governo, patto del Nazareno,

Leggi tutto

Società

Se un pediatra vendoliano un giorno

In un’importante sede istituzionale del capoluogo toscano avrà luogo, sabato 7 ottobre p.v., un convegno a senso unico e senza contraddittorio sulla nuova moda di una sinistra che ha dimenticato
il popolo, i lavoratori e i proletari, e che anzi si è rivolta alla demolizione della prole. Il pediatra vendoliano Paolo Sarti, consigliere in Regione, è l’artefice di questo spot LGBT già gravido di sciagure

Leggi tutto

Società

Partito il processo a Cappato: perderà comunque il diritto

L’esponente radicale gioca una carta win-win: o dentro o fuori sarà lui il vincitore morale del gioco

Leggi tutto

Chiesa

Monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, nuovo presidente della Comece

Monsignor Hollerich è un gesuita. Nel 1981 è entrato nella Compagnia di Gesù e ha seguito la formazione dei gesuiti della Provincia del Belgio meridionale e del Lussemburgo. Dopo il noviziato a Namur e due anni di tirocinio pastorale in Lussemburgo dal 1983 al 1985 come insegnante al liceo francese di Vauban, è partito per il Giappone dove ha fatto gli studi di lingua e cultura giapponese e ha ripreso lo studio della teologia all’Università Sophia di Tokyo dal 1985 al 1989. Ha terminato gli studi teologici a Francoforte sul Meno con la licenza. Il 21 aprile 1990 è stato ordinato presbitero per la Compagnia di Gesù. Ha passato lunghi anni in Giappone dove dal 1994 ha insegnato all’Università Sophia di Tokyo e dal 1999 è stato cappellano degli studenti della medesima Università. Il 18 ottobre 2002 ha emesso i voti perpetui nella chiesa di Sant’Ignazio a Tokyo. Inoltre, dal 2008 è stato rettore della comunità dei Gesuiti all’Università Sophia di Tokyo e vice-rettore del medesimo ateneo per gli affari generali e studenteschi.

Leggi tutto

Politica

Conte e la transizione infinita

Governare è compito pesante, più che mai governare l’Italia. Nell’ultimo quarto di secolo abbiamo avuto leadership tutte selezionate attraverso il contesto della comunicazione e alla fine tutte fallimentari. Il Berlusconi del 38% è un pallido ricordo eppure lo prese appena dieci anni fa, oggi è al 12%. Ci hanno costretto a subire anche la stagione dei tecnici, tenuti in piedi da una stampa osannante, anche lì fu tutta comunicazione e Mario Monti poté permettersi di formare persino un proprio partito che prese un decisivo 10% alle elezioni politiche del 2013. Oggi quel partito vale zero voti e il senatore a vita Monti nel dibattito per la fiducia a Conte al Senato è stato costretto a subire l’onta del presidente Casellati che gli ha staccato il microfono perché era stato prolisso. Un altro capace dominatore dei sistemi di comunicazione, Matteo Renzi, regalando 80 euro ai dipendenti italiani è arrivato a toccare il 41% dei voti alle elezioni del 2014, oggi si arrabatta al 18% e fa il membro di quel Senato che voleva abolire

Leggi tutto

La Croce Quotidiano, C.F. P.IVA 12050921001

© 2014-2023 La Croce Quotidiano