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di Mario Adinolfi
La nostra risposta: fare 5 cose
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I ripetuti attacchi, gli assalti fino a metterci le mani addosso sui palchi, i ban da Facebook ricevuti a decine dai nostri dirigenti (l’ultimo, trenta giorni a Giovanni Marcotullio), i tentativi di non far svolgere le nostre iniziative, i vescovi politicizzati che perseguitano i sacerdoti che ci accolgono nelle sale parrocchiali (mentre dagli altari parlano Renzi, la Bonino, Grasso e la Boldrini) ci confermano che siamo sulla strada giusta. Il Popolo della Famiglia è l’unica realtà che, in tutta evidenza, è seriamente temuta dalle lobby che propagandano l’avvento legislativo dei falsi miti di progresso (matrimonio gay, utero in affitto, aborto senza limiti, droga libera, gender nelle scuole, eutanasia). Perché? Fondamentalmente per due motivi.
Il primo è che tutte le altre realtà del nostro contesto sono state addomesticate: le associazioni cattoliche tradizionali si sono accomodate fuori dal campo di battaglia, l’esempio più evidente è l’involuzione impressa a Comunione e Liberazione dagli attuali vertici, lontani anni luce dagli insegnamenti di don Giussani, per lo sconcerto addolorato di molti ciellini autentici; altri, che pure hanno animato la fase battagliera dei Family Day, continuano a perpetrare l’errore fondamentale che ha portato quell’esperienza alla sconfitta dell’approvazione della legge Cirinnà, subendo il fascino di qualsiasi politico potente. Erano Alfano, Lupi, Schifani e Costa tre ore prima del Family Day a cui affidarono la rappresentanza politica, finendo traditi e scornati, oggi sono Forza Italia e Giorgia Meloni, a cui hanno deciso di fare da ruota di scorta collaterale tornando ad alimentare le ambiguità che hanno generato i 150 eletti del centrodestra nel 2013 che hanno votato a favore della legge Cirinnà tra Camera e Senato, finendo a festeggiare con Renata Polverini sfilando ai gay pride.
Va detto però che c’è dell’utilità nell’essere collaterali al potere costituito. Chi ha rinunciato alla battaglia e s’è messo addirittura ad applaudire le linee guida sulla “discriminazione di genere” varate da Valeria Fedeli, la più potente ideologa del gender in Italia, ottiene così un bel salvacondotto. Niente ban, profili Facebook intonsi e privi di critiche, niente attacchi, niente censure, niente assalti sui palchi (e quali palchi, ormai non fanno più nulla, l’ultima iniziativa su un palco è stata un triste sostegno a Musumeci prima che gli arrestassero un eletto dell’unione cristiana e democratica) magari pure un paio di posti in lista alle prossime elezioni, persino contratti in Rai. Una pacchia. Non fanno più alcuna paura e vengono trattati da pecore addomesticate, pure il divieto a far girare il bus a pagamento è stato prontamente rimosso (non dimenticate di donare, che ci sono tre amici che devono prendere lo stipendio, per loro i Family Day sono stati un ottimo affare).
Contro il Popolo della Famiglia e i suoi dirigenti, invece, c’è una furia feroce che probabilmente è degna di miglior causa. Per la lobby che noi apertamente sfidiamo, per la sua politica contro la vita e contro la famiglia, per la visione del mondo che vuole trasformare le persone in cose, c’è un solo nemico da attaccare con tutte le energie fino a zittirlo: il Pdf. Torniamo alla domanda. Perché? Perché siamo ostinati e organizzati. Due fattori molto temuti: ostinazione e organizzazione. Sanno che ormai in ogni angolo del Paese c’è un nucleo territoriale organizzato del Popolo della Famiglia. Si tratta del frutto di due anni di lavoro casa per casa, compiuto dal Pdf attraverso l’esperienza di ben tre tornate amministrative ma anche con la presenza quotidiana e fattiva di monitoraggio di quel che accade. E così ogni settimana in Italia ci sono almeno dieci iniziative con dirigenti del Popolo della Famiglia che incontrano persone sul territorio, più di cinquecento all’anno. Ci sono gli iscritti, ci sono le liste, ci sono i candidati, ci sono 48.750 firme da raccogliere che saranno agevolmente raccolte, ci sono centinaia di migliaia di voti che certamente i nostri militanti otterranno alle prossime politiche sui 945 coraggiosi che candidandosi alla Camera e al Senato diranno: fate una croce sul simbolo del Popolo della Famiglia, tutto il resto l’abbiamo già sperimentato e ha portato al disastro attuale.
Certo, questo ti lascia senza amici. E’ poco conveniente. Vuoi mettere come sarebbe più facile un bell’accordo con la Lega, farsi dare cinque poltrone comode tre alla Camera e due al Senato, monetizzare così un consenso certo e verificato che oscilla tra l’uno e il due per cento, ottenendo così pure il salvacondotto che hanno gli altri? Certo, sarebbe più facile. Dovessi servire solo mammona e il mio interesse personale dovrei solamente aprire la porta a chi sta insistentemente bussando. Ma noi serviamo Dio. Dio e la verità. Due padroni esigenti presso la nostra coscienza. Che è illuminata dalla ragione e ci spiega con assoluta chiarezza che se non ci sarà al posto del due per cento di Alfano o degli otto senatori di Verdini, tutti eletti con l’attruppata berlusconiana nel 2013 e traditori nel 2016 sulla legge Cirinnà, una pattuglia in Parlamento di almeno venti incorruttibili del Popolo della Famiglia, la prossima legislatura sarà quella del trionfo del Male e della consegna dell’Italia all’inferno. Il Popolo della Famiglia è l’unico soggetto che può ingrippare il motore che porta dritto ai “nuovi diritti civili”. Verdini l’ha detto chiaramente, è pronto a votare tutto, dallo ius soli all’eutanasia alla legge “contro l’omofobia”. Non c’è tempo in questa legislatura. Le larghe intese provvederanno all’inizio della prossima. E partiranno proprio dalla legge anti-omofobi, per metterci il bavaglio per sempre. Il Popolo della Famiglia è la sabbia che può fermare quel motore e la benzina che può far marciare in tutt’altra direzione, quella dell’emergenza denatalità, dell’investimento sulla vita, del reddito di maternità e del quoziente familiare. Quindi il Popolo della Famiglia va zittito e abbattuto, i suoi dirigenti che potevano essere comprati si sono già venduti (per pochi spiccioli, sanno loro stessi di essere uomini di poco valore), gli altri sono incorruttibili e dunque vanno assaltati e intimiditi.
Noi siamo qui, con il vizio solito di dover dire la verità e per questo di avere pochi amici nei palazzi, ma con un popolo che per questo cresce, perché come noi è stufo. Agli attacchi non rispondiamo ritraendoci, ma moltiplicando gli sforzi. Con precisione, ogni militante del Popolo della Famiglia ora farà queste cinque cose:
1. FACEBOOK CI BLOCCA, NOI AGGIRIAMO FACEBOOK. L’infrastruttura social più popolata è Facebook, la cartina al tornasole di come siamo pericolosi è il continuo e sistematico blocco dei profili Facebook dei dirigenti del Popolo della Famiglia (gli altri, vivono tranquilli, chissà perché). Le dirette di Stampa&Vangelo erano seguite da decine di migliaia di persone a settimana, servirebbe uno stadio a raccoglierle. Quindi hanno fatto in modo che io per mesi, nei mesi decisivi della campagna elettorale, non potessi farle. Novità importante: trasmetteremo dal canale YouTube de La Croce. In diretta. Ogni mattina alle 8.15 a partire da mercoledì prossimo, 22 novembre, dopo aver raccolto almeno qualche centinaio di iscritti al canale. Considerate che a seguire la pagina Facebook erano più di 45mila, dunque il depotenziamento è evidente. Dobbiamo ovviare iscrivendoci tutti e facendo iscrivere gli amici al canale YouTube a questo link https://www.youtube.com/channel/UCcPxKWjzVj8rKKFtOOQzN2A e così aggireremo il primo ostacolo rappresentato dal blocco delle dirette Facebook.
2. INVITARE TUTTI SULLA PAGINA AMICI DI MARIO ADINOLFI. Se il profilo privato è estramente attaccabile, una pagina pubblica più cresce nel numero di persone che la seguono e meno può essere abbattuta. Occorre quindi invitare gli amici a iscriversi con un semplice “mi piace” a questa pagina utilizzando questo link www.facebook.com/amicidimarioadinolfi per avere uno spazio alternativo di comunicazione al profilo personale che è stato reso inutilizzabile da chi ci teme. Il profilo personale, ripeto, aveva più di 45mila followers, qui siamo a ridosso dei 6.400, neanche il 15%. Possiamo crescere e ovviare al danno.
3. ALIMENTARE GLI STRUMENTI DI RESISTENZA: PDF TV, OCOM, LA CROCE. Altra differenza che ci rende invisi e pericolosi a chi ci teme è la sistematizzazione delle nostre idee e il processo di continua elaborazione e comunicazione. O capiamo o moriamo continua a resistere nelle classifiche nonostante un quasi totale silenziamento mediatico (pensate allo spazio riservato in tv al libro di Marco Cappato, ma la sua agenzia è pagata da Soros), La Croce è arrivata brillantemente oltre i seicento numeri e continua ogni giorno a sviscerare i temi. Natale è l’occasione per regalarsi e regalare questi strumenti facendoli arrivare a più persone possibile attraverso il marketplace unico www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora e in più ogni giorno ci sono le tante trasmissioni della Pdf Tv, seguiamole e alimentiamole perché siamo un Popolo che sostiene idee, ma le idee bisogna farle conoscere.
4. FARE BRANDING DEL SIMBOLO PDF. Qualche migliaio di persone sui social si presenta con la foto profilo occupata dal simbolo del Popolo della Famiglia. E’ un bellissimo segno di appartenenza, invito davvero tutti ad avere un qualche riferimento al simbolo Pdf nella foto profilo perché è un modo immediato per farci conoscere. Allo stesso tempo i social non bastano. Serve il territorio. Dobbiamo uscire per strada con gazebo e volantinaggi, far conoscere le idee e il simbolo del Popolo della Famiglia, il suo brand. L’attività di branding si fa anche con la comunicazione ai media locali delle iniziative che teniamo sul territorio, monitorando tutte le notizie che possono attirare la nostra attenzione o richiedere un nostro intervento. Quotidiani, radio e tv locali devono essere un interlocutore abituale per il Popolo della Famiglia a livello territoriale. Ad oggi meno del dieci per cento della popolazione conosce anche solo l’esistenza del Popolo della Famiglia, la sua posizione autonoma alternativa ai poli della vecchia politica, l’ispirazione cristiana, le nostre idee. Fare branding del simbolo Pdf significa fare tutto questo. Se il cento per cento della popolazione ci conoscerà, superare l’ostacolo del tre per cento dei voti sarà agevole perché, spiegatelo sempre a chi vi dice che votare Pdf è “disperdere” il voto, l’unico voto utile per chi crede nei principi essenziali e non negoziabili è quello a favore di chi quei principi andrà veramente a difenderli. Sostenere le ambiguità delle coalizioni principali significa perpetuare lo status quo. Un’alternativa c’è, si chiama Popolo della Famiglia, ma le persone devono conoscerlo e devono conoscerne il simbolo per poterlo votare.
5. FARCI CONOSCERE TRA PARROCI, SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE. Per un vescovo politicizzato propagandatore dal pulpito dello ius soli che ci nega le sale parrocchiali e si proclama ipocrita garante di una insussistente par condicio, sono sempre di più invece gli ambienti religiosi interessati ad ascoltare il Popolo della Famiglia e la sua Proposta per l’Italia (capitolo 14 di O capiamo o moriamo), per diventarne spesso aperti sostenitori. Ogni campagna elettorale determinante, dal 1948 in poi, ha visto gli uomini di Chiesa svolgere un ruolo non neutrale. E infatti per alcuni appare normale far parlare dagli altari Renzi, la Bonino, Grasso o la Boldrini. Noi non parliamo dagli altari, ma se un sacerdote vuole ospitarci siamo ben lieti di andarlo a trovare. Dobbiamo farci conoscere tra parroci, sacerdoti, religiosi e religiose e chiedere il loro sostegno, senza remore. Un clero che legge come primo quotidiano (sondaggio Fieg) la Repubblica è un clero che è bene che ascolti anche una voce alternativa. Così sono molto felice di aver subito l’ultima contestazione davanti ad una sala messa a disposizione da suore coraggiose, mentre le prossime due presentazioni di O capiamo o moriamo domani e dopodomani sono previste in un convento e sabato addirittura direttamente dentro la curia vescovile. Insomma, per fortuna ci sono vescovi e vescovi. Il Popolo della Famiglia va conosciuto per valutarne la bontà delle idee e la mitezza dei comportamenti. Mai siamo usciti da una presentazione in un contesto ecclesiale senza che si avvicinasse una persona a dirmi: “Ero venuto scettico, sono piacevolmente sorpreso, non siete come venite descritti”. Ecco, attenti alla sistematica disinformazione nei nostri confronti, in particolare in ambito ecclesiale, alimentata spesso dai noti fucili del fuoco amico.
Tra meno di quattro mesi si voterà, il 30 dicembre a Roma ci vedremo per la nostra assemblea nazionale, ci attendono cento giorno faticosi e durissimi, gli attacchi saranno sempre più pesanti e da soli senza alleati sarà durissima perché ci colpiranno da tutte le parti. Ma occorre rendere pienamente questa testimonianza e la sensazione è che questa nostra rettitudine attiri sempre più simpatie. Nel dare un’intervista radiofonica subito dopo l’ennesimo blocco del profilo su Facebook e spiegando che quello che sta colpendo noi come censura e attacco sistematico non riguarda solo noi, ma è un tema che concerne la libertà di tutti, ho notato nei conduttori solitamente antipatizzanti una vera preoccupazione, una sorta di costernazione. Subiremo talmente tanti assalti alla nostra libertà d’espressione e al senso stesso della nostra esistenza nell’agone politico-culturale, che questo si rivelerà un boomerang sia per chi ci assale per chi si è andato ad accomodare sotto le ali dei potenti. Che possa tutta questa sofferenza e pure la stanchezza che a volte mi assale essere messa a disposizione di Dio, che faccia luce anche attraverso noi, lampadine fulminate.