Storie
di Claudia Cirami
In un attimo l’infinito di Carlotta Nobile
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Carlotta Nobile, una persona da conoscere. Non era: è. Perché la sua storia ci sospinge a pensare che questa giovane donna, sebbene in un modo differente, continui a vivere e ad incrociare la vita degli altri. Perché? Per continuare a comunicare la gioia (ri)conosciuta negli ultimi mesi di vita. Di Carlotta Nobile – che si è spenta il 16 Luglio del 2013, consumata da un cancro aggressivo – e dei suoi 24 anni ancora vividi tratta il bel libro “In un attimo l’infinito. Carlotta Nobile”, edito dalle Paoline (pp. 224, euro 15,00 euro). Gli autori sono Filomena Rizzo e Paolo Scarafoni, responsabili della Pastorale Universitaria di Benevento. Anch’essi come molti altri, sebbene non abbiano fatto in tempo ad incontrarla, sono rimasti progressivamente conquistati da Carlotta, tanto da prendere la risoluzione di scriverne. Non esitando a definirla «presenza viva». Perché così sembra a molti, anche oggi che sono passati quasi cinque anni dalla sua morte. L’introduzione reca la firma di padre François-Marie Léthel, noto teologo carmelitano.
Avendo già incontrato la sua storia, so che provare a raccontare Carlotta Nobile non dev’essere stato semplice per i due autori. Carlotta è più vite insieme e tutte meritevoli di essere raccontate. C’è la musicista, già celebre nonostante la giovane età; la ragazza appassionata di arte; quella che ama scrivere; quella che è simile alle sue coetanee per sogni e passioni; quella che ambisce a differenziarsi, pur senza mostrare un’arrogante consapevolezza di sé, e, infine, c’è la Carlotta dell’ultimo tratto di strada, che vede la sua figura trasfigurarsi a poco a poco, non malgrado ma proprio attraverso la malattia. Eppure scrivere di questa vita così intensa da sembrare un crocevia di esistenze differenti diventa quasi un imperativo per i due autori: «Carlotta oggi interpella i giovani, il mondo degli artisti, in modo particolare i musicisti e il mondo dei malati – considerano i due – E quindi, in fondo, scriviamo per loro e per quanti, come Carlotta, sono “lontani”, per i quali la fede non fa parte del vissuto quotidiano». Perché Carlotta si è riavvicinata a poco a poco, quando ha riconosciuto la “stella”. Come è accaduto ai Re Magi (e chi leggerà il libro scoprirà qualcosa di interessante e, per certi versi, di profetico sul suo nome).
Qual è il segreto di Carlotta Nobile? Non è mai semplice decifrare il codice nascosto di un’esistenza e capire perché qualcuno rimane impresso nei ricordi degli altri, mentre molti si dileguano senza quasi lasciar traccia, travolti dal tempo che passa. C’è tuttavia un capitolo del libro che ci regala un indizio. Ed è quello che racconta l’origine della sua passione per i colori. Carlotta, che da piccola preferisce non lavarsi subito dopo aver dipinto, spiega il perché di questa sua riluttanza: vuole «restare colorata». L’affermazione che suscita l’interesse del lettore è una finestra sul mondo interiore di questa ragazza: è interessante scoprire l’interpretazione che ne danno gli autori, facendoci entrare gradualmente nell’universo relazionale ed emotivo di Carlotta.
Il libro lascia molto spazio alle testimonianze, dei genitori, del fratello, delle amiche, dei medici che l’hanno curata, e di tutti gli altri che sono entrati in contatto con lei. Pagine e pagine di ricordi, emozioni, riflessioni che ci rivelano frammenti di Carlotta donati ad ognuno. Ma è, prima di tutto, la stessa protagonista ad accompagnarci lungamente, con le sue dense e articolate considerazioni, nella sua vita di giovane donna amante della musica, dell’arte, dell’amore, della vita. I due libri che Carlotta ha pubblicato, insieme al sito, al blog e poi alla pagina social che ha aperto per raccontare prima le sue passioni poi il cancro, costituiscono una miniera per conoscere i pensieri di questa persona straordinaria, capace di un’introspezione fuori dal comune. Carlotta medita, analizza, scandaglia gli avvenimenti e le emozioni che prova. Dalla profondità delle sue osservazioni si intuisce che le sue molteplici attività non sono mai state un modo per riempire le ore del suo tempo ma un riflesso del suo approcciarsi coscienzioso e gioioso, fermo e dolce, alla vita.
C’è una parola che ricorre spesso nel libro e nella vita di Carlotta: disciplina. Il lettore rimarrà stupito nel vedere la serietà con cui la giovane ha sempre affrontato i suoi molteplici impegni. Esprimendosi sempre e ovunque ai massimi livelli, Carlotta non perde un attimo del suo tempo perché sa che ogni momento è prezioso. È così fin da bambina, molto tempo prima che la malattia incroci la sua esistenza. Se dovessimo fermarci al momento pre-conversione, potremmo dire che la vita di Carlotta, per il modo di affrontare lo studio e il lavoro, è già una testimonianza da proporre alle nuove generazioni, spesso abituate a quel “tutto e subito” che non valorizza il merito né favorisce l’impegno.
In questa vita che appare già vicina alla pienezza viene ad incunearsi il cancro. Carlotta lo scopre quasi per caso, mentre sta per partire per uno dei suoi tanti viaggi. Da lì inizia il suo calvario. La ragazza lo affronta con vari stati d’animo ma su tutto prevale la sua voglia di combattere, di andare oltre, di avere la meglio sulla malattia. La Carlotta prima della sua adesione al Cristo è una donna che vuole vincere a tutti i costi e pensa che potrà avere la meglio sulla malattia contando sulle proprie forze e sull’amore di e per gli altri, soprattutto i genitori, il fratello e il fidanzato (presenti nella sua vita e ancor più nel suo calvario con una tenerezza che commuove il lettore). Cerca anche di comunicare questa forza ai tanti che iniziano a seguirla sul web, malati come lei, per i quali diventa un punto di riferimento.
Ma il cancro non l’abbandona. Anzi, come un nemico infido, finge di ritirarsi per poi aggredirla in modo più spietato. Carlotta, che prova sempre a farsi forte, sente che sta per vacillare. Ma è in quel momento che ritrova la fede. Scrivono i due autori: «La sua conversione non è una rottura, ma una scoperta, un’illuminazione, un compimento, nel suo incontro personale con Gesù» (p.11). Questa personalità che eccelle ovunque, ma per tanto tempo ha sentito un’inquietudine nel cuore, approda ad un porto sicuro, saldo. Come un’onda concentrica, la serenità conquistata si diffonde intorno a lei, nonostante l’implacabile avanzare del male che la corrode. Carlotta, paziente, accetta il suo “martirio” quotidiano, senza lamentarsi, e diventa, per chi le sta accanto, ancora più luminosa. Forse è questa la parte del libro più emozionante: la presenza di Carlotta attraverso le parole diminuisce, perché scrive sempre di meno, eppure i due autori ci accompagnano delicatamente nell’ultima fase della sua vita, unendo i racconti altrui con le loro misurate considerazioni. La morte di Carlotta, infine, – come non manca di rilevare il libro, portando a proposito testimonianze e iniziative a lei dedicate – non spegne i riflettori su colei che un tempo è stata una nota violinista e ora, probabilmente, suona una musica soave al cospetto del suo Signore.
La sua malattia, vissuta con fierezza prima, con paziente coraggio poi, è stata – nelle sue stesse parole – l’ “opportunità” per crescere nella fede. Carlotta si è librata in alto, vivendo il connubio dolore-gioia come accade solo a coloro che si conformano a Cristo. «Ricordo che quando ero felice – scrive la giovane riandando all’infanzia – i miei fogli erano prevalentemente gialli. Quando ero triste arancioni. Non c’era così tanta differenza tra la mia gioia e il dolore. Solo un po’ di rosso in meno» (p.27). Il cancro ha messo alla prova queste parole mostrandole che gioia e dolore, nella sequela del Cristo Crocifisso, sono affratellati. Nella luce che promana dalla Croce c’è solo, come direbbe lei, «un po’ di rosso in meno».