Politica
di Mario Adinolfi
Davvero fate firmare ancora gli impegni ai partiti?
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Io sono stupefatto. Oggi leggo come ogni mattina diligentemente Avvenire e mi trovo un’apertura di prima pagina che annuncia, indovinate un po’, che la grande carta che il quotidiano della Cei ritiene determinante è proporre ai partiti di firmare un bel documento di “impegni” a favore della famiglia. Tra qualche giorno altri amici chiederanno ad altri leader di partito (hanno invitato pure Renzi e Berlusconi, ma noi no) in un convegno di “impegnarsi” a fare tutto quello che non hanno mai fatto. Ma davvero il contributo dei cattolici alla campagna elettorale deve essere quello di innalzare il livello di ilarità generale? Cioè, seriamente, dopo vent’anni consecutive di prese per i fondelli conclusesi otto settimane fa nella mitologica Conferenza nazionale sulla famiglia (esito: il dimezzamento del bonus bebè) la grande idea dei cattolici italiani è andare dai partiti in campagna elettorale e chiedere loro una firma su un pezzo di carta che già sappiamo essere carta straccia?
Serve la mia solita mania per i numeri. Il centrodestra ha eletto alle elezioni del 2013 per Camera e Senato 240 parlamentari. Prendiamo una legge a caso di questa legislatura, che so io, il divorzio breve. Ha provocato in un solo anno l’aumento del 57% dei divorzi, sfasciando prevalentemente coppie di over 55 che prima tenevano unite dai figli o dai nipoti e ora vanno alla ricerca di chissà cosa appresso a chissà chi. Bene, questa legge che ha contribuito a rendere ancora più fragile la famiglia in Italia su 240 parlamentari eletti dal centrodestra ha avuto il voto contrario di 19 deputati e 11 senatori, 30 in tutto. Vi ricordate la battaglia più recente, quella sul biotestamento? Sempre 240 gli eletti, 71 i contrari al Senato e 37 alla Camera, gli altri 132 (l’ampia maggioranza assoluta) dov’erano? Gianfranco Amato durante l’assemblea nazionale del Popolo della Famiglia del 30 dicembre ha fatto un’analisi puntuale su questo. E per carità di patria tacciamo sui Maurizio Lupi, sui Flavio Tosi, sugli Enrico Costa, sugli Enrico Zanetti e tutti i parlamentari “di centro” che hanno votato a favore della legge Cirinnà e ora si ricandidano tutti con il centrodestra. A questi qui andrete a chiedere la firma sui vostri “impegni”?
Lo sapete che li firmeranno e vi riempiranno di grandi parole. Crederete a Matteo Salvini che ha già detto che come primo provvedimento in Consiglio dei ministri porterà la legalizzazione della prostituzione? O crederete a Giorgia Meloni, da quindici anni in Parlamento, in maggioranza per dieci, ministro in due governi Berlusconi per cinque anni e mai una volta che in Consiglio dei ministri abbia proposto anche solo un ddl a favore della famiglia? Spiegatemelo bene questo passaggio: perché quelli che da decenni non hanno mai combinato nulla per la famiglia, e sono sempre le stesse forze politiche e addirittura le stesse persone come il sempiterno Berlusconi, dovrebbero fare qualcosa ora? Perché hanno firmato la vostra carta di “impegni”?
Del centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle neanche parlo, è talmente evidente la loro pervicace azione contro la famiglia naturale in tutti i suoi aspetti, solo su questo trovano sempre straordinaria coesione, quando c’è da firmare contro i principi essenziali e non negoziabili. Ricordo che quando ero candidato a sindaco di Roma per il Popolo della Famiglia i miei competitors che poi andarono al ballottaggio, Virginia Raggi e Roberto Giachetti, si guardavano sempre in cagnesco e si unirono solo su un punto: la cannabis libera. Ma di certo questi solerti cattolici andranno da Renzi e da Di Maio per far firmare anche a loro la “carta di impegni” che finalmente porterà la riforma fiscale del quoziente familiare in Italia. Firmeranno ridendo e ci diranno: ma certo che lo facciamo, nun te ne anna’, stai comodo e aspetta…
Io trovo davvero surreale che non si capisca che l’unica voce che la politica sarebbe costretta ad ascoltare è quella di una rivolta nelle urne dei cattolici stufi che non ne possono più, delle mamme e dei papà, delle nonne e dei nonni, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, delle persone di buona volontà che sanno che la famiglia da decenni è massacrata ed è massacrata da questi partiti. Affidarsi a loro e dire che così si sta “facendo lobby” somiglia tanto alla costituzione della lobby degli agnelli all’interno della favola in cui girano i lupi. Hai voglia a “fare pressioni”. Per fare pressione occorre avere la forza. E la forza deriva dai numeri. In politica gli unici numeri che contano sono quelli dei voti.
Per questo noi rivolgiamo un appello accorato al voto per il Popolo della Famiglia alle elezioni del 4 marzo 2018. Il tempo dell’ingenuità (speriamo sia solo quella) è finito. Se nel 2018 non si affermerà una forza politicamente con un consenso significativo sul tema della tutela reale dei diritti della famiglia naturale, della cultura della vita, della ripresa economica fondata su una forte ripresa della natalità incentivata dal reddito di maternità e dalla riforma fiscale del quoziente familiare, allora daremo mano libera per cinque anni a quei partiti che governano praticamente insieme dal 2011 avendo prodotto il disastro che è sotto gli occhi di tutti.
La prossima occasione sarà nel 2023. Io ho l’impressione che sarà drammaticamente tardi. Il momento è ora. Anche tu che leggi vieni a batterti con il Popolo della Famiglia, l’impegno assumilo in prima persona, non farlo firmare a partiti la cui parola non vale più niente perché messi alla prova dei fatti con il potere in mano, niente hanno mai fatto. Se non chiacchierare ai convegni prendendo impegni a parole che sono sempre sempre sempre stati disattesi. Davvero abbiamo voglia di essere presi in giro ancora?