Storie

di Claudia Cirami

Gabriele Kuby, “impavida guerriera” antigender

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI

QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora

Gabriele Kuby è un’ «impavida guerriera». La definizione è di Benedetto XVI, il Papa della lotta alla dittatura del relativismo: l’apprezzamento diventa allora una medaglia al merito. Qual è la lotta in cui questa donna, che proviene dalla stessa patria del Papa emerito, si è impegnata talmente da suscitare questo prezioso complimento? In un contesto differente da quello attuale Kuby sarebbe solo una sociologa, che fa bene il suo mestiere, e una giornalista, che utilizza i media per divulgare le proprie conoscenze. In questa nostra contemporaneità, invece, ha dovuto sfoderare le armi della sua disciplina per combattere, dati e informazioni alla mano, contro la deriva antropologica attuale. Quella deriva che vorrebbe fare piazza pulita di tutte le certezze in ambito naturale e morale. È stato pubblicato in Italia negli ultimi mesi del 2017 il suo “La Rivoluzione Sessuale Globale. Distruzione della libertà in nome della libertà”, edito da Sugarco Edizioni (25, 00 euro, p. 352). Il titolo allude a quel grande cambiamento di mentalità – una rivoluzione a tutti gli effetti – che vuole ribaltare dalle fondamenta i nostri comportamenti, le nostre azioni, le nostre stesse identità. Il sottotitolo è un indizio importante per capire che ovunque si avverta la presenza nefasta di una colonizzazione ideologica, quale quella in atto, la libertà è già minacciata. Il testo della Kuby è stato tradotto in nove lingue, perché oggi i temi che l’autrice tratta sono di un’importanza capitale. L’autrice non è nuova alla trattazione di questi argomenti perché ha già scritto in precedenza un libro, pubblicato da Cantagalli nel 2008, intitolato “Gender Revolution. Relativismo in azione”.

Il saggio sulla rivoluzione sessuale globale si presenta come lettura essenziale non soltanto per quelli che ancora non hanno preso coscienza dell’indottrinamento a cui siamo continuamente sottoposti, ma anche per coloro che, avendo ben compreso la gravità degli attacchi alle identità maschile e femminile, alla vita, alla famiglia, vogliono avere sottomano un volume valido e ben documentato. Per affrontare la stessa sfida dell’autrice. Perché il mondo di oggi non avrebbe bisogno di impavidi guerrieri, magari solitari, che pagano un alto prezzo (come la Kuby o altri, spesso attaccati per le loro posizioni): avrebbe bisogno invece di tante coscienze deste, vigili e vigilanti, per opporre un secco rifiuto ai reali tentativi in atto di falsificazione e manipolazione della realtà, di decostruzione del maschile e del femminile, di smantellamento della famiglia, di spinte violente verso politiche abortiste. Quello della Kuby è un libro scritto senza fronzoli, in un linguaggio accessibile, e chiunque può facilmente orientarsi riguardo alle problematiche prese in esame dall’autrice. La traduzione italiana è di Roberta Romanello in collaborazione con Rina Ceppi-Bettosini.

La sociologa e giornalista tedesca, che è anche relatrice internazionale, non si accontenta di analizzare la situazione odierna, ma va alla radice dei problemi. Kuby rintraccia i precursori della temibile rivoluzione sessuale odierna: alcuni nomi sono già tristemente noti, altri sono meno conosciuti ma altrettanto ispiratori di pseudo libertà che lasciano solo macerie. Di questi uomini e donne, l’autrice ci spiega, nei particolari, il deleterio contributo alla creazione di una mentalità i cui effetti stiamo constatando con i nostri occhi in questi ultimi anni. Illustra il disegno occulto che tiene le fila di tutto quello che stiamo sperimentando oggi nei nostri stati occidentali (principalmente, ma non solo): dalle leggi sulle unioni (o matrimoni) omosessuali ai tentativi (più o meno andati a segno) dell’introduzione del gender nelle agenzie educative, dai rischi che minacciano la libertà religiosa all’impegno per attuare politiche a favore dell’aborto, dall’uso propagandistico dei mass media agli apparentemente incomprensibili diktat (in realtà spiegabilissimi una volta compreso il disegno nascosto) che provengono dalle istituzioni internazionali o europee. Ma l’autrice si sofferma anche sulla pornografia, questa piaga tremenda, i cui danni possiamo vedere già adesso, anche sulle nuove generazioni, e che, pur costituendo un problema di reale emergenza, non è combattuta come dovrebbe essere. Senza dimenticare di evidenziare che studi rigorosi per ogni ambito trattato o subiscono dure contestazioni o sono ignorati se si oppongono all’ideologia dominante. Così non è riconosciuta nemmeno la possibilità di aprire un dibattito serio sugli argomenti di cui gli studi si occupano. Questo inquieta: silenziare o ignorare voci che non si allineano al pensiero dominante non è un segnale di democrazia.

L’ analisi della Kuby non prescinde dalla fede cristiana, che ha abbracciato in età adulta. Se il libro è interessante per tutti gli uomini di volontà, esiste tuttavia in esso un preciso richiamo al cristianesimo professato. In un’intervista di alcuni anni fa a Tempi, la Kuby ha dichiarato: «Io appartengo alla generazione del ’68 e a quel movimento ho partecipato attivamente. Dopo la mia conversione mi sono cadute le bende dagli occhi». Questo le consente di sostenere che «Violenti e prepotenti dominatori, guerre, chierici corrotti e persino tremendi sistemi di terrore ateo del ventesimo secolo non sono riusciti a sradicare la cultura cristiana» (p.18) che ha fondato la civiltà europea, ma oggi il pericolo è ancora più grave perché «la scure è piantata alla radice» (p.19). Come è sotto gli occhi di tutti noi, l’attacco mira infatti a sovvertire tutte le certezze che abbiamo avuto per due millenni in odine antropologico e morale. Certezze che, in particolar modo dalla nascita del monachesimo in poi, hanno plasmato il cuore pulsante dell’Europa. Consapevole del prezioso patrimonio la tradizione cristiana costituisce per i popoli europei, l’autrice scrive: «Se nella storia parti della Chiesa si sono lasciate corrompere sotto i regimi totalitari, non si deve arrivare alla conclusione che una società priva di ancoraggio religioso potrebbe meglio resistere a nuove forme di totalitarismo» (p.310).

L’introduzione all’edizione italiana è del compianto cardinale Caffarra, che si è sempre esposto nella difesa di vita e famiglia. Egli considerava la lettura di questo libro come «un invito potente a uscire da quel sonno della ragione che ci sta conducendo alla perdita della libertà, cioè di noi stessi». La prefazione è invece affidata a Robert Spaemann, filosofo e teologo tedesco, che esprime la sua gratitudine per questo lavoro definito “illuminante”. Infine la postfazione è di Toni Brandi, presidente di ProVita, che spiega tutte le iniziative che l’associazione ha intrapreso in questi anni e che hanno riguardato i temi trattati dalla Kuby.

Leggendo il testo, il lettore avverte chiaramente che tutto quello di cui si parla non è un gioco: è importante capire, documentarsi, reagire. Non è un saggio che va letto per avvilirsi, credendosi solo insignificanti pedine in uno scacchiere con cui altri, a nostra insaputa, giocano la partita che desiderano. La Kuby avverte: «Dal 2013 l’opposizione cresce a tutti i livelli della società. Possiamo cambiare qualcosa! Esistono migliaia di iniziative che si pongono a difesa della dignità dell’uomo» (p. 326). Il suo è un testo che vuole far pensare e spingere verso azioni finalmente consapevoli. Perché i guerrieri impavidi non rimangano a lottare da soli, ma siano sostenuti da una maggioranza coscienziosa, che, se vuole, può invertire la pericolosissima rotta intrapresa.

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

11/01/2018
2503/2023
Annunciazione del Signore

Voglio la
Mamma

Vai alla sezione

Politica

Vai alla sezione

Articoli correlati

Politica

Unar, ecco perché i famosi libretti

Ora che tutta Italia ha visto dove va a parare l’oziosa tarantella del bullismo, degli atti omofobici e via dicendo, si può capire anche perché – da un lato – gli stessi interessati a vendere droga e
prostituzione si prodigassero tanto nell’assuefare i giovanissimi a un modello di sessualità rapace e consumistico; e si capisce pure – dall’altro – perché il Popolo della Famiglia si opponga al degrado

Leggi tutto

Politica

Residenza permanente USA per Charlie Gard

L’azione politica degli USA, cioè la concessione della residenza permanente, potrebbe rappresentare l’ultima spinta per convincere i soggetti coinvolti dell’opportunità di una soluzione del contenzioso a favore della famiglia Gard, ma potrebbe anche essere accolta dagli inglesi come un’indebita ingerenza nei propri affari interni, esacerbando ancora di più gli avvocati e il giudice Francis, inducendoli a non cedere alle nuove evidenze per il solo motivo di mostrare al mondo la superiorità del loro sistema legislativo. Francis ha già dichiarato alla seduta della settimana scorsa che è suo preciso dovere perseguire il bene del bambino e applicare la legge indipendentemente dalle ingerenze politiche e mediatiche.

Leggi tutto

Media

La nostra risposta: fare 5 cose

Contro il Popolo della Famiglia e i suoi dirigenti, invece, c’è una furia feroce che probabilmente è degna di miglior causa. Per la lobby che noi apertamente sfidiamo, per la sua politica contro la vita e contro la famiglia, per la visione del mondo che vuole trasformare le persone in cose, c’è un solo nemico da attaccare con tutte le energie fino a zittirlo: il Pdf. Torniamo alla domanda. Perché? Perché siamo ostinati e organizzati. Due fattori molto temuti: ostinazione e organizzazione. Sanno che ormai in ogni angolo del Paese c’è un nucleo territoriale organizzato del Popolo della Famiglia. Si tratta del frutto di due anni di lavoro casa per casa, compiuto dal Pdf attraverso l’esperienza di ben tre tornate amministrative ma anche con la presenza quotidiana e fattiva di monitoraggio di quel che accade. E così ogni settimana in Italia ci sono almeno dieci iniziative con dirigenti del Popolo della Famiglia che incontrano persone sul territorio, più di cinquecento all’anno. Ci sono gli iscritti, ci sono le liste, ci sono i candidati, ci sono 48.750 firme da raccogliere che saranno agevolmente raccolte, ci sono centinaia di migliaia di voti che certamente i nostri militanti otterranno alle prossime politiche sui 945 coraggiosi che candidandosi alla Camera e al Senato diranno: fate una croce sul simbolo del Popolo della Famiglia, tutto il resto l’abbiamo già sperimentato e ha portato al disastro attuale.

Leggi tutto

Politica

Lo scontro pre-elettorale nell’era del web 2.0

Come era ampiamente preventivato, l’enorme sforzo organizzativo messo in opera dal Popolo della Famiglia lede gli interessi di quanti contavano di millantare (inesistenti) diritti sulla “quota cattolica” dell’elettorato italiano. I sistemi sono sempre i soliti, collaudati a più non posso nei regimi totalitari del XX secolo. Mano a mano che gli anni passano, però, osserviamo l’incidenza delle nuove tecniche di comunicazione – le politiche 2018 non fanno eccezione..

Leggi tutto

Chiesa

Monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, nuovo presidente della Comece

Monsignor Hollerich è un gesuita. Nel 1981 è entrato nella Compagnia di Gesù e ha seguito la formazione dei gesuiti della Provincia del Belgio meridionale e del Lussemburgo. Dopo il noviziato a Namur e due anni di tirocinio pastorale in Lussemburgo dal 1983 al 1985 come insegnante al liceo francese di Vauban, è partito per il Giappone dove ha fatto gli studi di lingua e cultura giapponese e ha ripreso lo studio della teologia all’Università Sophia di Tokyo dal 1985 al 1989. Ha terminato gli studi teologici a Francoforte sul Meno con la licenza. Il 21 aprile 1990 è stato ordinato presbitero per la Compagnia di Gesù. Ha passato lunghi anni in Giappone dove dal 1994 ha insegnato all’Università Sophia di Tokyo e dal 1999 è stato cappellano degli studenti della medesima Università. Il 18 ottobre 2002 ha emesso i voti perpetui nella chiesa di Sant’Ignazio a Tokyo. Inoltre, dal 2008 è stato rettore della comunità dei Gesuiti all’Università Sophia di Tokyo e vice-rettore del medesimo ateneo per gli affari generali e studenteschi.

Leggi tutto

Media

Come si fa a giudicare la santità in tribunale?

Abbiamo incontrato Lodovica Maria Zanet, che oltre a essere un’autrice di libri di materia teologica e spirituale e una docente presso l’università salesiana di Torino, è pure una “postulatrice”, ossia uno degli attori principali dei processi per le “cause dei santi”. A lei dunque non potevamo che porre molte domande su come “si fanno” i santi (e anche su come non si fanno).

Leggi tutto

La Croce Quotidiano, C.F. P.IVA 12050921001

© 2014-2023 La Croce Quotidiano