Politica
di Nicola Di Matteo
A Camaldoli per il bene comune
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Manca veramente poco alla festa del nostro giornale. Il 22 e il 23 Settembre, due giorni per incontrarci. Due giorni per riflettere e studiare azioni concrete per un cambiamento quanto mai necessario.
Due giorni a Camaldoli
Due giorni per il Popolo della Famiglia. Il Codice di Camaldoli continua ad insegnarci – dopo settant’anni – che, per preparare e costruire bene il futuro, occorre pensare e agire secondo i tempi lunghi della vita sociale e politica, essendo però attivi e sapendo operare efficacemente rispetto alle necessità di oggi. Abbiamo bisogno dell’anima di Camaldoli in un’età, la nostra, stagnante e precaria perché sempre più poco equa. L’azione e la responsabilità politica deve iniziare subito con la stagione del proprio profondo rinnovamento. Don Luigi Sturzo ripartì dalle amministrazioni locali con la sua proposta politica popolare e molti dei nostri politici più validi fin dal secondo dopoguerra sono cresciuti dal basso - provenendo da associazioni, parrocchie, movimenti - e sono stati prima amministratori locali e poi parlamentari. Erano persone profondamente immerse nella realtà popolare, nella quale hanno imparato a rispondere a bisogni collettivi e concreti, sentendo come il sacerdote di Caltagirone «la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza» (Don Luigi Sturzo).
L’assemblea di Camaldoli può dunque e deve essere un banco di prova per far ripartire la politica dal basso e per coinvolgere di nuovo il Popolo intorno ad essa. Il mondo va avanti e il passato, se è ancora utile, serve per rafforzare la politica del presente e quella del futuro, favorendo un grande impegno comune, dove possano trovare posto tutti coloro che amano il loro Paese e vogliono fare qualcosa di buono per renderlo sempre migliore. Lo ha detto il Santo Padre in un discorso rivolto proprio a noi Italiani: «il fare memoria di un passato ricco di conquiste ci chiama a un rinnovato senso di responsabilità per l’oggi e per il domani. Il passato è la radice, la storia diventa radice di nuovi slanci, radice delle sfide presenti, e radici di un futuro, di un andare avanti!» (Papa Francesco, Un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio alla bellezza, Città del Vaticano 18 gennaio 2014).
La Politica è da prendere sul serio, perché in essa, e con essa, si costruisce il bene di tutti e di ciascuno, il futuro delle famiglie e dei giovani, la cura del creato, la dignità delle persone. La Politica deve stare lontana dagli interessi estranei e non deve piegarsi alle logiche mafiose, che tutto fanno, tranne che perseguire il bene della Comunità.
La nostra sfida sta nel creare consenso intorno a valori comuni
Il politico vero è colui che guarda non all’interno della sua “bottega” o agli interessi dei suoi amici, ma all’esterno, alle periferie umane ed esistenziali, come sostiene un articolo del Codice di Camaldoli: «Fine dello Stato è la promozione del bene comune, ciò a cui possono partecipare tutti i cittadini in rispondenza alle loro attitudini e condizioni; bene che i singoli e le famiglie non sono in grado di attuar, giacché lo Stato non deve sostituirsi ai singoli e alle famiglie (Rer. Nov. 28); bene conforme alla natura dell’uomo, essere formato di corpo e di spirito e preordinato a Dio (Pio XI, Mit Brennender, 8)» (“Il fine e i doveri dello Stato”, 6).
La politica che persegue il bene comune e cerca di tutelare valori fondamentali, quali la vita, l’integrità della famiglia, il lavoro, la salute. È urgente una inversione di tendenza e di marcia in questi delicatissimi ambiti della vita individuale e collettiva. È urgente puntare a un vero e duraturo rinnovamento politico, basato su un forte recupero di legalità e moralità pubblica.
Di fronte alla crisi attuale della nostra società occorre coltivare la speranza per non essere vinti dal pessimismo ma lavorare e rafforzare il nostro lavoro nel territorio.
Verso Camaldoli per essere testimoni della bellezza di un movimento che vuole e deve puntare al vero bene. Un bene politico che vorremmo perseguire all’insegna della nostra più bella eredità, che da Italiani fa riferimento soprattutto al “movimento” cattolico, e non a singoli partiti o esperienze del passato che vanno studiate e magari meglio conosciute ed apprezzate ma che, ormai, vanno consegnate alla storia. Come insegna lo stesso Papa Francesco, occorre che il futuro «ci trovi con la radice della nostra storia» ma «andando sempre avanti», volti ad offrire come movimento di Popolo «un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio alla bellezza» (Papa Francesco, Un servizio alla verità…, cit.).
Verso Camaldoli per essere testimoni della bellezza di un movimento che vuole e deve puntare al vero bene.
“Ho sentito la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza” (Don Luigi Sturzo)