Società
di Danilo Bassan
Non legalizzate il suicidio, già seconda causa di morte tra i giovani
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La Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo scorso 10 settembre, ci permette di mettere a fuoco la schizofrenia attuale che pervade i legislatori italiani. Infatti, il prossimo 24 settembre la Corte Costituzionale deciderà se depenalizzare l’art.580 del c.p. che sanziona pesantemente l’aiuto al suicidio. È trascorso inutilmente l’anno di tempo messo a disposizione del parlamento per legiferare su questo argomento.
Anno di tempo che i parlamentari hanno dedicato ad inviare reciproci insulti ed offese sui social ai vari avversari di turno, tralasciano di presentare una semplice mozione che sarebbe bastata a confermare che l’aiuto al suicidio rimane un reato perseguito come descritto nell’art.580 del codice penale:
Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni.
Ce lo ricordano le statistiche OMS: il suicidio, nel mondo, è la seconda causa di morte tra giovani e giovanissimi. Ogni anno nel mondo sono oltre 800 mila le vittime, in media una ogni 40 secondi. La seconda causa di morte anche per i giovani italiani dai 15 ai 24 anni, perché l’ISTAT certifica che dei 4.000 suicidi l’anno registrati nel nostro paese, oltre il 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni. Il suicidio e, più in generale l’autolesionismo, è un fenomeno in rapida crescita tra gli adolescenti e i bambini. Si tratta di una emergenza vera e propria che riguarda i giovani italiani. Questo fenomeno deve essere conosciuto e compreso, e non possiamo che essere preoccupati dalla possibilità che l’art.580 venga depenalizzato.
Lo spirito che anima la nostra civiltà è certamente quello di trattenere ed aiutare che vuole “buttarsi giù dal ponte”, non certo quello di aiutarlo dandogli una spinta. Se si hanno pensieri legati al suicidio parlare e, soprattutto, sentirsi ascoltati è fondamentale: ma parlare con chi vuole aiutare, non certo con chi ti aiuta a realizzare il suicidio, molto spesso dietro lauto compenso. Non esiste un suicidio “buono” propagandato dal principio di “autodeterminazione”, “sofferenza insopportabile” e “autonomia”, e un suicidio “cattivo” da evitare a tutti i costi, perché l’esistenza non può essere considerata un bene disponibile ed è da sottrarre a qualsiasi manipolazione.
La Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio ci dà l’occasione per una maggiore consapevolezza del problema del comportamento suicidiario, evitando di trovare facili scappatoie nella depenalizzazione del 580 c.p.