Storie
di Roberto Knobloch
L’uomo vitruviano non andrà in Francia?
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Il disegno leonardesco dell’uomo vitruviano è sicuramente una delle icone più note dell’immaginario contemporaneo, ripreso e riprodotto nelle forme più svariate, dall’effigie che compare sul dritto delle monete italiane da 1 euro alla pop art. Non fa dunque meraviglia vederlo esposto alla mostra per il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci che si inaugurerà al Louvre il prossimo 24 ottobre. Può invece sorprendere la canea che è sorta sul prestito temporaneo di quest’opera,di proprietà dello Stato italiano e conservata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, al più celebre museo di Francia. Il prestito, già annunciato la primavera scorsa, aveva suscitato alcune rimostranze tra gli “addetti ai lavori” (in particolare l’associazione Italia Nostra) per i possibili problemi di conservazione; l’opera è infatti un disegno a china su carta, particolarmente fragile e sensibile all’esposizione alla luce e per tale motivo esposto al pubblico solo raramente. Tuttavia la querelle, che poteva mantenersi all’interno della ristretta cerchia dei cultori d’arte, è presto tracimata nel dibattito politico. A maggio il ministro della cultura francese Franck Riester dichiarava che l’Italia avrebbe prestato al Louvre il disegno dell’uomo vitruviano assieme al famoso autoritratto di Leonardo conservato nella collezione della Biblioteca Reale di Torino, dichiarazione subito smentita da Alberto Bonisoli, allora ministro dei beni culturali nel governo gialloverde. A fine settembre il nuovo ministro dei beni culturali Dario Franceschini, succeduto a Bonisoli, firmava, assieme al suo omologo francese, un memorandum di intesa per prestiti incrociati di opere d’arte: l’Uomo Vitruviano in cambio di cinque tele di Raffaello da esporre in una mostra monografica alle scuderie del Quirinale, prevista per il 2020. La firma del memorandum è stata la prima uscita estera per il neo-ministro Franceschini (che, lo ricordiamo, aveva già ricoperto tale incarico nel corso della precedente legislatura, con i governi Renzi e Gentiloni); un atto che non ha mancato di suscitare reazioni: a seguito di una sua audizione in commissione cultura alla Camera, una settimana fa, Franceschini ha ricevuto le lodi Vittorio Sgarbi, deputato di Forza Italia, per la sua favorevole operazione di “diplomazia culturale”, e le critiche di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia, che riteneva inadeguati i termini dello scambio di opere tra lo Stato francese e quello italiano. Italia Nostra ha invece fatto ricorso al TAR del Veneto, giudicando illegittimo il prestito del celebre disegno di Leonardo, in base all’articolo 66 del Codice dei Beni Culturali che vieta l’esportazione temporanea di opere d’arte facenti parte del nucleo principale di una determinata collezione; l’Uomo Vitruviano sarebbe dunque troppo importante per uscire, seppur temporaneamente, dal territorio nazionale, ma ciò manderebbe in fumo l’accordo con il governo francese per il reciproco scambio di opere. Martedì il TAR si è pronunciato, ravvisando invece un vizio nella procedura di approvazione del prestito, illegittimo perché violerebbe “il principio dell’ordinamento giuridico per cui gli uffici pubblici si distinguono in organi di indirizzo e di controllo da un alto e di attuazione dall’altro”; ossia, il prestito sarebbe stato deciso dall’autorità politica del Ministero, scavalcando gli uffici competenti per tale autorizzazione. L’ufficio legislativo del MiBACT ha replicato che la procedura è stata trasparente e il ministro ha soltanto riconosciuto atti e decisioni presi dai competenti uffici tecnici. Nel frattempo il prestito rimane sospeso dal provvedimento del TAR, che ha fissato al 16 ottobre l’udienza di discussione; giusto una settimana prima dell’inaugurazione della mostra al Louvre. Non è quindi ancora escluso che l’Uomo Vitruviano compaia, alla fine, tra i capolavori dell’esposizione di Parigi.