Chiesa
di Raffaele Dicembrino
Mar Awa Royel è il 122esimo Patriarca della Chiesa assira d’Oriente
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Importanti novità giungono dalla Chiesa assira d’oriente. Il 122esimo Patriarca della Chiesa assira d’Oriente è Mar Awa Royel, finora Vescovo della diocesi assira di California (USA) e Segretario del Santo Sinodo. Lo hanno eletto i 15 Vescovi della Chiesa assira d’Oriente, riuniti da lunedì 6 settembre nel Sinodo elettivo convocato a Ankawa, sobborgo di Erbil, per eleggere il successore del Patriarca Mar Gewargis III, che già nel febbraio 2020 aveva annunciato la sua rinuncia all’ufficio patriarcale per motivi di salute (vedi Fides 7/9/2021).
Nato 46 anni fa a Chicago, e quindi figlio della diaspora assira negli USA, David Royel è stato ordinato diacono già a 17 anni, e in seguito ha conseguito titoli di laurea in sacra teologia presso la Loyola University di Chicago (fondata nel 1870 dai Gesuiti) e presso l’University of Saint Mary of the Lake, nota anche come “Mundelein Seminary”, storico istituto incaricato della formazione teologica e spirituale dei sacerdoti cattolici dell’Arcidiocesi di Chicago. Successivamente ha conseguito la licenza in Sacra Teologia e il dottorato presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. È stato ordinato Vescovo dall’allora Patriarca Mar Dinkha IV nel 2008, prendendo il nome di Awa (che in lingua assira significa “padre”) e divenendo il primo Vescovo della Chiesa assira nato negli Usa.
E’ nota la sua apertura ecumenica e il suo coinvolgimento diretto nelle relazioni fraterne con la Chiesa cattolica, che ha curato anche nella sua veste di Presidente della Commissione per le relazioni inter-ecclesiali della Chiesa assira d’Oriente. Tra i suoi contributi accademici spicca l’opera “Mysteries of the Kingdom: The Sacraments of the Assirian Church of the East” (2011), un trattato sulla teologia della Chiesa assira d’Oriente riguardante i sette sacramenti, testo che assume rilievo anche in vista dei futuri, possibili sviluppi del dialogo teologico in corso tra Chiesa cattolica e Chiesa assira d’Oriente.
Quella Assira dell’Oriente è una antica Chiesa presente in Iraq sin dalle origini del cristianesimo. Gli Atti degli Apostoli riportano che “Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia” erano presenti nei pressi del Cenacolo il giorno di Pentecoste. Furono i primi cristiani della Persia, dove poi predicarono, secondo la tradizione, l’apostolo san Tommaso e i suoi discepoli Addai e Mari. Nella sua storia plurisecolare, la Chiesa Assira dell’Oriente ha maturato, in un contesto culturale prevalentemente semitico e siriaco molto vicino alle prime comunità apostoliche, una originale tradizione teologica e spirituale.
Nell’alto Medioevo, la Chiesa assira dell’Oriente ha sviluppato uno straordinario dinamismo missionario seguendo le varie vie della seta attraverso l’Asia centrale, l’India e anche la Cina. Ha lo stesso patrimonio teologico e liturgico della Chiesa caldea e di quella siro-malabarese in India, ambedue entrate in comunione con la Chiesa di Roma nel XVI secolo. Sin dalle origini, la storia della Chiesa Assira dell’Oriente è tragicamente segnata dalla persecuzione. Pagine drammatiche che si intrecciano con i periodi dell’impero persiano, poi dell’impero mongolo, e infine di quello ottomano. In particolare dopo la strage avvenuta tra gli anni 1914 e 1924 conosciuta anche con il termine “Seyfo” (in siriaco significa letteralmente “spada”), la maggior parte dei suoi fedeli sono emigrati in Occidente, portando con sé una tradizione secolare. Anche se rimangono grandi comunità in Medio Oriente, soprattutto nel nord dell’Iraq, in Siria, in Iran e nel Libano, quasi la metà dei 450 mila fedeli di questa antica Chiesa si trova negli Stati Uniti, con una significativa diaspora in Canada, in Europa e in Australia.
Il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella Assira d’Oriente ha portato nel 1994 alla firma di una Dichiarazione cristologica comune. In questo documento, Papa Giovanni Paolo II e il Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente Mar Dinkha IV riconoscono di condividere la stessa fede in Gesù Cristo. “Quali eredi e custodi della fede ricevuta dagli Apostoli - si legge nel testo - noi confessiamo un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, il quale, giunta la pienezza dei tempi, è disceso dal cielo e si è fatto uomo per la nostra salvezza”. “Prescindendo dalle divergenze cristologiche che ci sono state - si sottolinea - oggi noi confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio”. “Il mistero dell’Incarnazione che noi professiamo insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso riguarda il Figlio di Dio inviato per salvarci”. Nel 2014, Papa Francesco ricevendo in Vaticano Mar Dinkha IV, ha definito la Dichiarazione cristologica comune sottoscritta nel 1994 “una pietra miliare” del cammino “verso la piena comunione”. “Con essa - ha detto Francesco - abbiamo riconosciuto di confessare l’unica fede degli apostoli, la fede nella divinità ed umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, unite in un’unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né separazione”.
Nel novembre del 2018, Papa Francesco e l’ex patriarca Mar Gewargis III hanno firmato una Dichiarazione congiunta sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente. Nel testo, redatto in 8 punti, si sottolinea la gratitudine verso il Signore “per la crescente vicinanza nella fede e nell’amore tra la Chiesa Assira dell’Oriente e la Chiesa cattolica”. E si ricorda che “negli ultimi decenni, le nostre Chiese si sono avvicinate più di quanto non lo siano mai state nel corso dei secoli”.