{if 0 != 1 AND 0 != 7 AND 0 != 8 AND 'n' == 'n'} Robert Sarah a Budapest: l’Eucarestia è «culmen et fons»

Chiesa

di Tommaso Ciccotti

Robert Sarah a Budapest: l’Eucarestia è «culmen et fons»

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«Nel silenzio diamo a Dio l’opportunità di parlare al nostro cuore». Si potrebbe riassumere con questa breve ma significativa affermazione il senso ultimo dell’omelia del cardinal Robert Sarah, il prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha infatti celebrato una partecipata Santa Messa a Budapest, in Ungheria, nell’ambito del Congresso Eucaristico Internazionale (IEC). Congresso che si è aperto domenica 5 settembre e terminerà il 12 con la Santa Messa celebrata da papa Francesco.

Il cardinale Sarah, nel corso dell’omelia il cardinale ha evidenziato l’idolatria materialista tipica dei nostri giorni, che porta le persone a vivere come se Dio non esistesse, in quanto appunto sostituito da «argento e oro, opera delle mani dell’uomo» (Sal 115[113B). Un’impostazione di vita che si porta dietro conseguenze nocive per il singolo e per la società nel suo complesso: nell’inseguimento di un tanto agognato quanto mai raggiunto progresso, basato su fondamenti fragili, l’uomo finisce per perdere sé stesso e la libertà insita nel riconoscersi figli di Dio.

Ecco quindi il forte richiamo di Sarah a tornare a quel «culmen et fons» che è l’Eucarestia, rimettendo al centro Cristo nella propria vita. Un passaggio, questo, che necessariamente implica delle rinunce: tra queste, la tentazione di lasciarsi prendere da un “attivismo” spesso fine a se stesso, e in sé distruttivo della vita interiore, in quanto in opposizione a un’esistenza condotta nella consapevolezza dell’importanza di dedicare i giusti tempi e spazi anche al silenzio e alla preghiera, cosa che in parte la cosiddetta “pandemia” Covid-19 ha peraltro favorito.

Sulla falsariga di Sarah si è espresso anche Johannes Hartl, fondatore della Casa di preghiera di Augusta e autore cattolico tedesco di successo, intervenuto nel corso della settimana a Budapest.

Anch’egli ha mosso critiche contro l’attivismo tipico della modernità, per focalizzare il punto con una domanda che, a suo avviso, ogni cattolico dovrebbe porsi: «Il mio cuore arde ancora per Gesù?».

«Sogno una chiesa famosa per ciò per cui è affascinata e per ciò per cui brucia», ha anche affermato Hartl, che ha richiamato anche all’importanza di coltivare la bellezza nell’architettura, nella musica e anche nella liturgia, alla luce della constatazione che «il fascino è al centro della vita cristiana!»: «Non solo la società», ha sottolineato, «ma anche la Chiesa ha perso la sua bellezza. Tutto oggi deve essere economico e minimalista. Tuttavia, la bellezza non è sempre una questione di soldi, ma sempre una questione di amore». Proprio quell’amore che si trasforma in cura e in rispetto, e che dovrebbe essere al massimo grado quando riguarda il Signore.

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11/09/2021
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