Politica
di Roberto Signori
Parlamento Europeo: risoluzione sui diritti delle persone LGBTIQ nell’UE
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Ci risiamo! L’Unione Europea continua calpestare le sue radici e torna a parlare di diritti per le “famiglie” arcobaleno.
Infatti L’Unione Europea dovrebbe rimuovere tutti gli ostacoli che le persone LGBTIQ affrontano nell’esercitare i loro diritti fondamentali. È quanto sostiene il Parlamento Europeo in una risoluzione sui diritti delle persone LGBTIQ nell’UE, approvata questa mattina con 387 voti favorevoli, 161 contrari e 123 astensioni.
Nella risoluzione, il Parlamento europeo sottolinea come questi cittadini dovrebbero poter esercitare pienamente i loro diritti, compreso il diritto alla libera circolazione, ovunque nell’Unione.
Nella risoluzione si afferma che i matrimoni o le unioni registrate formalizzate in uno Stato membro dovrebbero essere riconosciute in tutti i Paesi UE in maniera uniforme e che i coniugi e i partner dello stesso sesso dovrebbero essere trattati allo stesso modo delle loro controparti di sesso opposto.
A seguito della sentenza della Corte di giustizia europea “Coman & Hamilton”, che ha determinato che le disposizioni “coniuge” nella direttiva sulla libera circolazione si applicano anche alle coppie dello stesso sesso, i deputati chiedono alla Commissione di intraprendere azioni di applicazione contro la Romania, poiché il governo non ha aggiornato la legislazione nazionale per riflettere questa sentenza.
Inoltre, si esortano tutti i Paesi UE a riconoscere come genitori legali gli adulti menzionati nel certificato di nascita di un bambino. Più in generale, le famiglie arcobaleno dovrebbero disporre dello stesso diritto al ricongiungimento familiare delle coppie di sesso opposto e delle loro famiglie. E, per garantire che i bambini non diventino apolidi quando le loro famiglie si spostano tra Stati membri, le famiglie dovrebbero essere trattate allo stesso modo in tutta l’UE.
Infine, nella risoluzione gli eurodeputati sottolineano la discriminazione affrontata dalle comunità LGBTIQ in Polonia e Ungheria e, a tal riguardo, chiedono ulteriori azioni UE (procedure di infrazione, misure giudiziarie e strumenti di bilancio) nei confronti questi paesi.
Insomma la solita propaganda a senso unico a vantaggio delle piccole ma ricche lobby.