Società
di Stefano Di Tomassi
OSTIA, FESTA DELLA VAGINA E CONCERTO DEL ‘BOSS’: QUANDO GOVERNA LA POLITICA DEL RELATIVISMO
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Un silenzio assordante quello della politica lidense di fronte alla ‘festa della vagina felice’ e al concerto del nipote del ‘boss’ che cantava i modelli cari alle baby gang. Ostia, Roma non merita questo. Quello che imbarazza - oltre all’ attenzione pubblicitaria mediatica che se n’è fatta in tempi in cui la gente è alle prese con la crudezza di una società che chiude stazioni rincari delle tasse e chiusure attività – è l’impotenza di fronte alla ‘vagina’ e al ‘boss neomelodico’ di una classe politica locale che fino a ieri si ergeva a paladina dell’anti criminalità in un territorio commissariato per mafia da un lato, come baluardo delle donne e del loro alto valore in prospettiva sociale dall’altro.
E allora a mettersi dalla parte della gente, delle famiglie e dei giovanissimi è stata la chiesa, anzi ‘le’ chiese. Senza precedenti la reazione, a mezzo stampa, di ortodossi protestanti e cattolici cristiani, comunità di cui il territorio è - per grazia di Dio – cesellato.
Di “non rispetto, arroganza e ignoranza e proprio nei giorni del patrono di Ostia Sant’Agostino - dichiara Padre Gheorghe Militaru, pope della chiesa ortodossa ostiense e vicario generale per gli ortodossi rumeni in Italia,
“Sul nostro Territorio stiamo vivendo oggi una pericolosa crisi antropologica e un crollo della morale”, ci scrive Padre Agostino Ugbomah dalla chiesa madre del lido, la basilica cattedrale di Sant’Aurea.
Mettono in guardia i pastori evangelici di Acilia: “Plagiare la mente dei giovani è cosa facile, soprattutto se si vuole far passare il male per il bene e viceversa.”
“Per noi credenti o in genere per i cittadini maturi, ci sono cose molto più interessanti e che possono dare soddisfazioni molto più intense e varie“, sostiene il Prof. Guido Antiochia della rete Pacis-associazione la ciurma
Insomma, ‘bordate’ dai Padri del lido e neanche un balbettio dai partiti e ci sono diverse donne candidate (!). Questo ‘nulla valoriale’, questa ipocrisia che non va aldilà delle parole e degli slogan (anti mafia, ruolo delle donne, omofobia, femminicidio etc…), si palesa quando ormai i partiti sono schiavi del relativismo comodo a far soldi e a scalare posizioni di potere. Perché avere una rotta, valori e programmi chiari, insomma scegliere con responsabilità non conviene ai mercanti di voti. Questo è l’impero dei massoni.
Un relativismo viscido e immorale di fronte al quale ogni espressione è lecita in nome di un concetto ‘anarcoide’ di libertà, dove solo si parla di diritti e mai di doveri; Di Matteo, Popolo della Famiglia insieme alla nuova democrazia cristiana, definiscono il caso Ostia una pericolosa ‘deriva ideologica’ sui cui vigileranno con attenzione, sperando in una reazione politica di chi fino ad ora, complice, ha taciuto.
“Il nostro candidato a sindaco di Roma, proprio una donna, Fabiola Cenciotti,” conclude Di Matteo, “vigilerà affinché manifestazioni come queste non ci continuino ad offendere”.