Politica
di Mirko De Carli
NON SCHERZIAMO CON LA LEGGE SCELBA, LASCIAMO LA PAROLA AI MAGISTRATI
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Dopo le dichiarazioni in aula parlamentare del Ministro Lamorgese sui fatti di sabato a Roma il clima si è ulteriormente scaldato: Giorgia Meloni, durante il question time odierno, ha subito cavalcato l’evidente debolezza manifestata dal capo del Viminale nel risponderLe per accusare il governo di essere in odore di regime. È evidente che la leader di Fratelli d’Italia stia cercando di buttare la palla in tribuna per evitare di dover rispondere nel merito di una linea politica ambigua su tanti temi e questioni: dai vaccini al rapporto con le frange più radicali della destra italiana passando per i cosiddetti temi eticamente sensibili, sbandieriate come vessillo elettorale ma in Parlamento mai difeso con la veemenza dei numeri.
Una situazione che porta inevitabilmente a fondersi tra loro malesseri sopiti e non ascoltati da troppo tempo: la crisi economica di fasce sociali (per lo più famiglie monoreddito con figli) che già arrancavano ad arrivare alla fine del mese e ora vedono nel rischio di decurtazione dello stipendio per mancata esibizione del green pass una violenza intollerabile, una ripartenza economica che sta dando benessere non in maniera diffusa (bene la classe dirigente, sempre male quella operaia) e quindi genera ulteriore conflittualità sociale e un governo che necessita di un rilancio della propria azione ben oltre i confini dettati dall’incarico del Presidente della Repubblica (per lo più ormai raggiunti, come ad esempio quello della campagna vaccinale e del superamento della fase critica della pandemia).
Scannarsi sulla possibilità di sciogliere Forza Nuova applicando la legge Scelba è una prospettiva folle e pericolosa che porterebbe solamente ad alzare il livello dello scontro sociale e bene ha fatto il Presidente Draghi a non evocarne l’eventualità, volgendo la sua attenzione all’azione della magistratura: ora serve punire i colpevoli con sentenze immediate ed esemplari affinché non si ripeta più quello scempio che abbiamo visto sabato a Roma. La responsabilità penale è personale e come tale va appurata nelle aule di un tribunale.
Chiarito questo occorre evitare di prolungare la guerra del green pass: come Popolo della Famiglia siamo stati i primi ad invocare i tamponi gratuiti per chi non è vaccinato. Il Governo ora dovrebbe investire danari pubblici per offrire questo servizio fino al prossimo 31/12 collaborando con i luoghi di lavoro: le aziende predispongano quindi i tamponi all’ingresso (i costi sostenuti siano detraibili al 100% dalle tasse, evitando di mandare in black out le farmacie) per coloro che non sono vaccinati (parliamo di meno del 15/20% della popolazione). Serve buon senso per gestire questi mesi autunnali e certificare la fine della fase acuta della pandemia: sopportiamo quest’ultima fase di passaggio e il green pass sarà solo un ricordo (come i lock down) e non ne parleremo più.