Società

di Giuseppe Bruno

Forse la vera laicità potrebbe ancora salvare l’Italia

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«La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali». (Mario Draghi citando una sentenza della Corte costituzionale nel discorso del 26/06/’21). Non si può non essere d’accordo con questa frase che ristabilisce la logica e storica differenza tra “laicità” e “laicismo”. Differenza che purtroppo ormai da tempo sfugge a moti uomini politici della Sinistra e persino ai cattolici che li affiancano per disciplina di schieramento politico o per paura che vada al governo la Destra o aspettando i frutti di un dialogo che non arrivano e temiamo, visto come vanno le cose (cioè sempre peggio), non arriveranno mai. Questa frase di Draghi basterebbe a rifondare un vero schieramento “laico”, a cui potrebbe guardare con grande interesse anche un cattolico praticante impegnato a difendere non solo in ambito religioso – culturale - come fa indomitamente Papa Francesco e la Cei a seguire - ma anche in ambito politico i cosiddetti “Valori irrinunciabili”. «il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa. Vi sono i controlli di costituzionalità preventivi nelle competenti commissioni parlamentari: è di nuovo il Parlamento che, per primo, discute della costituzionalità, e poi ci sono i controlli successivi nella Corte costituzionale». Con questi altri concetti, giustissimi e correttissimi espressi dal Presidente Draghi nello stesso intervento, invece ci sarebbero alcune serie osservazioni da fare. Una prima domanda che avrebbe dovuto farsi, ma per correttezza istituzionale lo stesso Draghi non fece è la seguente: “Come mai, se ci sono tutti questi controlli, si è arrivati ad un passo dall’approvazione e se non fosse stato per le manovre politiche venute fuori nella maggioranza, il ddl Zan, oggetto del discorso riportato, sarebbe già legge?”. Una legge che sa - a detta di tanti esperti, ma anche di gente normale che ragiona e/o anche che si colloca politicamente a Sinistra - di forte incostituzionalità? Il problema è che, non dovrebbe essere così, ma anche in queste assise di controllo vige il discorso della maggioranza politica. Certo, non sappiamo, se una volta approvato il ddl in questione, la Corte costituzionale, ufficialmente sollecitata, lo avrebbe bocciato, o se, invece, in extremis, si sarebbe dovuto fare addirittura ricorso ad un referendum. Il discorso, grazie all’incomprensibile ostinazione di Letta, purtroppo, è ancora aperto. Comunque sappiamo che i controlli preventivi che ci sono stati non hanno controllato gran che, anche perché la Commissione costituzionale ad hoc esprime solo un parere e da dei consigli. Qualche tentativo di rendere la legge meno incostituzionale invero c’è stato, ma le scarne raccomandazioni della Commissione costituzionale hanno lasciato in sostanza invariato il succo della legge. E allora? Allora il problema è a monte. Evidentemente manca una cultura veramente laica nel nostro Paese: i politici che mandiamo al governo, specie quelli di sinistra, sono laicisti che pensano di essere laici. La laicità si è trasformata per la nostra Sinistra e per chi acriticamente la segue, in “laicismo”. “Il laicismo è l’atteggiamento di coloro che sostengono la necessità di escludere le dottrine religiose, e le istituzioni che se ne fanno interpreti, dal funzionamento della cosa pubblica in ogni sua articolazione” (Treccani). Ma questo atteggiamento, nato dal giusto principio laico e costituzionale che vuole la separazione tra Stato e Chiesa, per evitare qualsiasi forma di stato confessionale, applicato in modo acritico secondo una inveterata tradizione anticlericale dalla nostra Sinistra, volendo ridurre la religiosità ad un fatto privato, ha finito, proprio per questo, per chiudersi a qualsiasi teoria filosofica e politica che vada oltre l’orizzonte del contingente e del fenomenologico. Esso non può di conseguenza attingere a dei valori stabili che guidino la condotta degli uomini e delle società perché per definizione esso, essendo legato al contingente e al fenomenologico non può che attingere a valori contingenti e transeunti e non può neanche educare perché il progetto di uomo che dovrebbe promuovere è anch’esso contingente, instabile e transeunte. Finisce quindi, questo progetto, per essere una foto, anzi un fotogramma, una serie ininterrotta di fotogrammi che si susseguono, della società e dell’uomo che in quel preciso e transeunte momento storico si manifesta. È come la moda, infatti, come essa, il laicismo, oggi, è sempre attuale. Ma, cosa strana, la moda è guidata da ben precisi interessi economici per cui esso, il laicismo della nostra Sinistra, si presta alla fine ad essere uno dei migliori alleati se non l’alleato migliore del sistema economico che guida le sorti del mondo. Assieme ovviamente al liberismo puro che anche molti liberali confondono col liberalismo politico. Ma la laicità non gradisce gli “ismi”, che pretendono sempre di imporre agli altri il loro asfittico orizzonte, anzi in un certo senso li detesta perché la laicità si fonda su principi filosofici che spaziano nell’arco di due millenni e oltre, gli “ismi” invece tendono a ritagliarsi spazi a misura per loro in cui far entrare un pensiero che è stato sempre nel corso della storia della filosofia un pensiero di nicchia. E il relativismo o lo scetticismo, suo fratello di sangue, che sono alla base di tutti gli “ismi” - intendendo con questo suffisso il denominatore comune di tutte le “ideologie” nel senso della definizione marxiana del termine che nettamente le distingue dalle “idee” - si bocciano da soli da sempre, come giustamente metteva in evidenza lo stesso Platone. Essi non possono affermare nulla perché nel momento stesso in cui affermano qualcosa, per il loro stesso teorema di base, lo negano. Ma pure, tanto Socrate dovette faticare fino alla morte per contrastare la moda del suo tempo che procurava ai sofisti (relativisti e scettici di professione) lauti guadagni. E guarda caso con Socrate nacque la filosofia. Certo la laicità non è Platone, né Aristotele, né Cartesio o Kant o qualsiasi altro filosofo fino ai giorni nostri, ma è la libertà del pensiero, della ricerca, quindi il pieno rispetto del “pluralismo delle idee e delle diversità culturali” così come nella definizione riportata da Draghi. Qualcosa che fa a pugni con il laicismo dei nostri Progressisti. Ecco perché il fronte laico, che manca in Italia, nascendo potrebbe forse far riaffezionare gli astensionisti alla politica e finalmente far dialogare davvero e non per finta cattolici e laicisti, che però a questo punto diverrebbero finalmente laici. E chissà, questo nuovo fronte laico, forse potrebbe anche contribuire a tentare di salvare la nostra Italia.

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21/10/2021
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