Politica
di Mirko De Carli
DOPO L’OMOFOBIA TOCCA ALLA DROGA LIBERA E ALL’EUTANASIA
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Possiamo vincere le battaglie sulle questioni essenziali che sono alla base del nostro impegno civile: quanto accaduto durante il voto sul ddl Zan al Senato della Repubblica dimostra che le minoranze ben organizzate e convinte sul piano valoriale possono sconfiggere maggioranze ideologiche e supponenti. Soprattutto un passaggio di questo lungo braccio di ferro contro un testo di legge sbagliato e divisivo ha mostrato come si può continuare a vincere: una Chiesa unita e pienamente in campo. Ora tutti sono fortemente consapevoli che non si avrà più spazio per questioni come l’omotransfobia nell’agenda parlamentare dei prossimi mesi, per la gioia del governo Draghi che mai si sarebbe “impiccato” su temi che non appartengono alla sua storia personale e politica e per i partiti, oramai sempre più deboli e lacerati, che sanno molto bene quanto i consensi si possano conquistare su questioni che riguardano la vita quotidiana delle famiglie e non le paranoie arcobaleno di una lobby in cerca continua di un “posto al sole” nei palazzi del potere.
La rappresentazione plastica di come siamo chiamati a fronteggiare le prossime sfide all’ordine del giorno ci è stata offerta da Mario Adinolfi nel disvelare l’imbroglio del referendum radicale sull’eutanasia che pone un quesito “mistificato” teso a depenalizzare il reato di suicido assistito in Italia: un manipolo di donne e uomini hanno mandato letteralmente in tilt i promotori del referendum, prendendosi tutta l’attenzione delle telecamere presenti nell’affermare la semplice e pura verità dei fatti (riguardate la clip e osservate la risata isterica di alcuni dei compagni di viaggio di Marco Cappato). Anche qui la trafila delle “cose da fare” sarà la medesima (a meno che non si riesca, e qualche buona chances pare ancora esserci, a far saltare il quesito referendario prima della sua approvazione definizione in Cassazione): mettere pressione alla tranquillità olimpica dei nostri avversari, argomentare sul piano giuridico e non ideologico la nostra contrarietà, incoraggiare la Chiesa a ribadire con forza una posizione chiara, ferma e pubblica come avvenuto nel caso dell’omofobia e trovare la giusta strategia (come successo nella circostanza del referendum sulla fecondazione assistita) per vincere sul campo.
Ricordo con viva passione la mobilitazione che in tanti, capitati da Scienza e Vita, portammo in tutte le piazze d’Italia guidati da una posizione illuminata definita e ragionata dalla Conferenza Episcopale Italiana di allora presieduta dal Card. Ruini. Serve quella tenacia, serve quell‘organizzazione e serve quella mobilitazione: l’affossamento del ddl Zan dimostra che è possibile vincere anche contro eutanasia e droga libera.
L’Italia del nuovo miracolo economica ha bisogno di un’impennata demografica e non di una generazione di giovani, la nostra futura classe dirigente, annebbiata dalle droghe o di perdere un intero patrimonio di cultura e tradizioni per il solo bisogno di ridurre i costi del sistema sanitario con lo sterminio dei deboli e degli anziani per mano di familiari e medici “manipolati” dal pensiero della falsa libertà di scelta (le vite si salvano, non si accompagnano alla morte fatto l’accanimento terapeutico che condanniamo con forza).
Non è tempo del così detto “riposo del guerriero”: prende il via una nuova stagione di impegno e mobilitazione che richiede il protagonismo vivo e pugnace del Popolo della Famiglia. Un augurio e un auspicio a ognuno di noi: sempre in lotta.