Società
di Gabriele Alfredo Amadei
Una visione del mondo dal Patriarca Kirill
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Più volte Putin ha espresso la convinzione che il modello del capitalismo avesse dei limiti e soprattutto avesse esaurito la spinta che lo aveva portato ai livelli di egemonia mondiale. Questa considerazione tuttavia non comporta automaticamente che il socialismo possa essere la strada migliore da percorrere. “La trasformazione sia del capitalismo che del marxismo in una parvenza di quasi-religione è ugualmente inaccettabile”, come ha specificato il patriarca Kirill in un’intervista pubblicata martedì 26 ottobre 2021 sulla rivista Forbes (Francia).
Putin si era limitato ad accennare che il capitalismo, anche nei paesi più ricchi, portava ad approfondire le disuguaglianze. Il Patriarca Kirill ha approfondito la critica alla società dei consumi. Il capitalismo è portato ad incoraggiare l’istinto dei consumatori che permette di massimizzare i profitti, senza remore per le conseguenze personali e sociali. L’erezione del “vitello d’oro” (e ogni riferimento all’antico passato non è casuale) sul piedistallo della vita pubblica e privata comporta un prezzo da pagare, sia a livello personale che sociale. Il degrado morale di una società senza Dio libera ogni freno al desiderio di possedere beni materiali, di arricchimento perseguito senza alcuno scrupolo, con ogni mezzo, incluso l’inganno, la corruzione, la criminalità, l’ingiusta distribuzione dei profitti in eccesso; tutto questo che ferisce e degrada milioni di persone specialmente le più vulnerabili. Il Patriarca riconosce l’aspetto positivo dell’ideologia socialista che perseguiva una giustizia sociale, che tuttavia si trasformò in una ideologia aggressiva e distruttiva, che ha perseguito milioni di persone. Il socialismo aveva dato un pezzo di pane, un lavoro e un tetto a tutti gli uomini comuni, ma aveva comportato enormi sacrifici e violenze per la costruzione di una società senza classi. Il crollo del mondo socialista non giustifica tuttavia il vangelo capitalista, né che la caduta del comunismo possa rappresentare la dimostrazione della giustezza del capitalismo, o quanto meno la sua minore pericolosità. Il Patriarca vede che anche nella civiltà tecnocratica e consumistica dell’occidente una abolizione del cristianesimo, con la sostituzione dei suoi valori con una visione del mondo più conveniente per il consumatore, e, ovviamente, per il produttore.
Il capitalismo non ha bisogno di valori, di radici, di linee guida, anzi li vuole dissolvere nel crogiolo della “civiltà dei consumi individualisti avanzati”. In pratica, nell’ultimo mezzo secolo, il capitalismo ha puntato sulla dissoluzione della famiglia, per sostituirla con il consumatore individuale. “Il capitalismo un tempo usava la famiglia come riferimento per la crescita economica, come consumatore collettivo di beni e servizi.” Poi qualcuno si è convinto che beni e servizi personalizzati, più adatti al consumo individuale, che potessero soddisfare meglio i bisogni egoistici… Un auto per la famiglia, un appartamento, la scelta di un film, comportano sempre un compromesso, un dare spazio ai tuoi cari o ai tuoi amici, sacrificare qualcosa, cedere qualcosa. L’egoismo e l’individualismo non hanno bisogno, apparentemente, di rinunciare a niente, non hanno bisogno di compromessi. Ecco quindi che viene soppresso o non più sollecitato, il sentimento morale, il desiderio di servire il prossimo, di condividere e soprattutto di vivere insieme. E’ una cultura che incoraggia il percorso di minor resistenza (e anche qui i riferimenti potrebbero essere infiniti), offrendo alle persone una gratificazione immediata ad un prezzo accessibile. E’ la scelta più facile, rispetto all’esercizio della pazienza, della resistenza, degli sforzi persistenti e dei sacrifici necessari per una vita spesa in comune con le persone che ci circondano, familiari, amici, e la stessa società. Per le aziende è ovvio che è più redditizio vendere 10 teiere a dieci famiglie singole che due-tre teiere a due-tre famiglie normali. Ma per il capitalismo, c’è un piccolo problema: gli egoisti non si riproducono. Hanno solo obiettivi immediati; non riescono a programmare per lunghi periodi, perché l’economia è una scienza che ha ben chiara l’incertezza dell’ambiente in cui opera, la possibilità di nuovi competitori, nuove scoperte, nuovi orizzonti che possono cambiare radicalmente strategie e programmi: l’importante è lo sfruttamento migliore possibile delle risorse disponibili in questo momento e in questo luogo. Il capitalismo non sa “produrre persone”, e il calo demografico è anche una diminuzione dei consumatori, perché anche con la più alta qualità di vita possibile, l’uomo è mortale: tutto questo rappresenta una spirale discendente che finirà inevitabilmente nel collasso. Perfino i nuovi “valori” dell’anticonsumismo, della tutela dell’ambiente, che sembrano infiammare le nuove generazioni e una “nuova sinistra” in occidente, è completamente priva di tradizione e dei valori chiamati tradizionali (sebbene non possano esserci altri valori), rendendoli comodi paraventi per rafforzare le forze transnazionali che ambiscono alla formazione del formicaio globale impersonale (e anche qui, i riferimenti biblici si sprecherebbero).
Esistono due strade per sbattere nella stessa scogliera: il comunismo e il capitalismo. Entrambe sappiamo già cosa comporterebbero. Continua il Patriarca Kirill: “E’ evidente che la creazione di un mondo armonioso è impossibile senza una chiara comprensione, da parte delle persone, della necessità di organizzare qualsiasi attività – anche economica – su solide basi morali. Per i cristiani questa base è sempre stata la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa, che aveva i suoi modelli unici di costruzione di relazioni economiche e i suoi legami con la vita sociale…”
E’ un richiamo forte, ineluttabile, che ci viene da quello che San Giovanni Paolo II chiamava il secondo polmone del cristianesimo, perché il modello della famiglia, crogiolo di forze, tensioni, amore, amicizia e soprattutto di nuova vita, non è un problema personale e individuale, ma un valore fondamentale per tutta la società. Anche per il capitalismo. (in virgolettato le parole tradotte del Patriarca Kirill)