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di Roberto Signori

Gli antidepressivi contro il covid?

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In attesa degli antivirali orali di Merk e Pfizer la ricerca di terapie efficaci contro Covid 19 non si ferma. E uno studio dell’Università della California di San Francisco indica un candidato estremamente promettente: una classe di medicinali conosciuti come inibitori selettivi del reuptake della serotonina (o Ssri), farmaci utilizzati da decenni come antidepressivi, di cui fa parte la fluoxetina, meglio nota con il nome commerciale di prozac. Proprio quest’ultimo, scrivono i ricercatori americani sulle pagine di Jama Network Open, ha dimostrato il potenziale maggiore per i pazienti Covid, riducendo del 28% il rischio di decesso in caso di malattia.

I dati arrivano dall’analisi delle cartelle cliniche di oltre 83mila pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di Covid 19 negli Usa durante il 2020, di cui 3.400 erano già in trattamento con Ssri per disturbi come ansia e depressione. Grazie all’ampio set di dati, i ricercatori hanno potuto verificare l’effetto dei farmaci sulla prognosi dei pazienti che li assumevano, comparando il loro percorso di malattia con quello di un gruppo paragonabile per età, caratteristiche demografiche e socioeconomiche, ed eventuali fattori di rischio come obesità, diabete o problemi cardiovascolari, ma non in terapia con antidepressivi Ssri.

I risultati dell’analisi hanno dimostrato che tutti gli antidepressivi studiati sono associati con un minore rischio di decesso in caso di Covid. Gli effetti più evidenti sono emersi per i pazienti in trattamento con fluoxetina, con una riduzione della mortalità del 28%, e per quelli in terapia o con fluoxetina o con fluovaxamina, per i quali il rischio di decesso è risultato minore del 26% rispetto ai pazienti che non assumevano antidepressivi. Guardando all’intera classe di farmaci, essere in trattamento con un qualunque Ssri è risultato associato a una meno marcata, ma comunque statisticamente rilevante, riduzione del rischio di decesso per Covid dell’8%.

La ricerca è un cosiddetto studio retrospettivo, pensato unicamente per individuare correlazioni statistiche: può quindi stabilire che tra i pazienti analizzati chi assumeva i farmaci è morto di meno, ma non può dirci con certezza se questo sia dovuto all’azione dei medicinali, o ad altre caratteristiche dei pazienti in questione. Non di meno, i suoi autori ritengono che con risultati simili è auspicabile indagare più a fondo l’efficacia anti Covid degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina, con studi clinici che possano confermare definitivamente l’effetto protettivo contro la malattia, e aprire le porte al loro utilizzo clinico.
Si tratterebbe infatti di un’importante arma in più, nonostante sia ormai imminente l’arrivo dei nuovi antivirali orali di Merk e Pfizer, più efficaci, ma che verosimilmente saranno riservati ai pazienti più gravi, per via di un costo elevato che supera i 700 euro a trattamento.

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23/11/2021
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