Società
di Fabio Annovazzi
LA SINDROME DEL BUNKER DI BERLINO E LA VOGLIA DI UN CIELO BLU SOPRA LE NUVOLE
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La notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa alcune settimana orsono, ed è balzata al volo agli onori della cronaca dei vari mass media che l’hanno immediatamente messa in risalto. L’istituto previdenziale italiano (INPS) ha comunicato ufficialmente che, andando avanti con questi ritmi di invecchiamento della popolazione, i nati della classe 1980, cioè gli attuali quarantenni o giù di lì, rischiano di andare in pensione a 75 anni suonati. Sono fioccati i titoloni scandalizzati dei giornali, subito si è andati alla ricerca delle cosiddette pensioni d’oro stigmatizzandole, non è mancato nemmeno chi si è brigato di fare le pulci (giustamente) ai vitalizi che percepiscono senatori ed onorevoli. Tutte cose assolutamente corrette da evidenziare per carità, ma che sanno tanto di demagogia ottusa e di volere quasi gettare fumo negli occhi dei cittadini, non entrando affatto nel merito di un problema ben più complesso di una sparata populistica. Si va alla ricerca ossessiva e compulsiva della pagliuzza evangelica, ignorando completamente una vistosa trave nell’occhio che solo uno stolto può non vedere. Nella mia periferia esistenziale montana vi sono paesi che hanno un età media della popolazione di 55 anni (ma nel resto d’Italia non è che questa quota si abbassi poi di molto, da tempo non siamo più una patria di giovanotti), andando avanti con questo funesto passo il welfare previdenziale è destinato inevitabilmente al collasso o a versare mensilità sempre più misere, se non da fame. L’invecchiamento repentino è frutto di un mancato ricambio generazionale più volte rimarcato da queste colonne, a cui ci si ostina a dare risposte solo parziali ed incomplete. Sconcertante che un tema di tale importanza sia messo in risalto dalla grossa stampa nazionale quanto la durata di un temporale pomeridiano estivo. E infatti tempo un paio di giorni non di più e tutti, dal primo all’ultimo, si sono dimenticati del problema, continuando imperterriti a muovere sulla scacchiera pedine che da tempo sono scomparse, “mangiate” dal micidiale e famelico pedone della denatalità senza che nemmeno ce ne si accorgesse. Il dramma della mancanza di figli si pensa di risolverlo coi miseri pannicelli caldi appena varati dall’esecutivo, quanto vi sarebbe invece un urgenza incredibile di una poderosa cura ricostituente per risollevare le sorti anagrafiche della nazione. Ma andare a dirlo a chi continua a muovere truppe immaginarie come il Fuhrer nel bunker di Berlino è fatica sprecata. Quello era un folle, o almeno fingeva di essere tale, certi politicanti interessati solo al proprio orticello elettorale sono troppo scaltri per capire che è meglio non toccare il problema, preferiscono muovere battaglioni immaginari per distrarre gli ignari cittadini. I quali del resto abboccano tranquillamente ai primi specchietti per le allodole loro mostrati, persi come sono ultimamente in guerre fratricide ridicole, quando sarebbe basilare stare tutti uniti per fermare questa orribile autodistruzione cui stiamo andando incontro. Ma sarebbe sbagliato pigliarsela unicamente col furbo politico di turno, il malvezzo è generale e non riguarda solo la classe dirigente del paese Italia. Vivo, come dicevo, in una zona montana spopolata e anagraficamente vecchia in cui i pochissimi “meno anziani” che si danno da fare sono oberati da impegni, al limite della capienza direi. Mi viene da sorridere quanto dall’esterno giungono a brandirmi soluzioni di una facilità disarmante, che hanno l’unico piccolo particolare di necessitare di materiale umano (oramai del tutto assente od in età avanzata) per essere messe in atto. E quando lo ricordi all’ignaro interlocutore sembra che questo caschi dalle nuvole.
Evangelicamente parlando come posso affrontare un esercito di centomila uomini ben armati ed addestrati con i miei sgangherati quattromila soldati muniti ancora col vecchio SC70 e per di più senza il minimo ricambio dalle retrovie? E questo che vedo nella mia periferia esistenziale amplificato a dismisura sta divenendo pian piano l’amara realtà di tutta la nazione. Non c’è niente da fare, i conti a livello di welfare presto non torneranno più, ma ciò nonostante continua la prassi di un modo di governare sciagurato che mette in secondo ordine ciò che andrebbe messo avanti a tutto con urgenza prioritaria. Si parla ostinatamente di una gioventù ormai assente od imboscata, e la similitudine col terzo Reich credo calzi pennello per i troppi gerarchi che a mo del baffo rinchiuso nel sottosuolo di Berlino quando cianciano sui mass media, a loro proni, spostano battaglioni inesistenti e da tempo distrutti dal nemico. Urge ricordargli alla svelta che sono fuori strada e la guerra è persa da un bel po’. Già, ma nessuno mai lo farà perché tanti sono più indottrinati di loro. Usciamo per favore in superficie da un mondo utopico che non esiste più da tempo, guardiamo in faccia la drammatica realtà delle mancanze di giovani e bambini, anche se questo può far star male, anche se ciò è fonte di feroci turbamenti. Basta guardare del resto gli impietosi numeri, o farsi un giro, se non si è ancora convinti, fuori da scuole e asili per rendersi conto sino a che punto sta svanendo la giovane Italia. Pochi ragazzi, pochissimi figli, questa è la tangibile realtà. Ciò significa poche speranze per un futuro roseo, per tutti, in ogni campo, in qualsiasi settore. Hai voglia tu a provare il contrario, e non è certo un essere pessimisti. La situazione è questa, inutile giraci intorno, superfluo e poco pratico fare i faciloni. Ogni nazione per pensare ad un futuro positivo ha bisogno prioritario di una ventata di freschezza che solo le idee e le menti giovani possono portare. Per cui è assolutamente indispensabile, per risollevarci da una situazione che si sta facendo veramente drammatica, invertire la rotta. Ma se ci guardiamo intorno con circospezione le speranze svaniscono alla svelta dinnanzi ad una miriade di capelli bianchi intenti solo a specchiarsi nel loro narcisismo. Rimango sempre più convinto che occorra alla svelta una politica che rimetta al centro del suo operare la natalità favorendola in ogni modo, che sia ancorata alla famiglia naturale come cellula portante della società, che eviti come la peste questo oceano di minchiate che imperversa sui mass - media per distrarci e dovere. Siamo in pochi a pensarla così e sempre più isolati? Siamo derisi e ci danno dei bigotti medioevali? Perdonate la grezza battuta, ma chissenefrega! La coscienza ci impone di proseguire nella lotta per un futuro che sappia di vita e non di morte, per un avvenire che non odori solo di tomba e crisantemi. La massa va verso la putredine con canti di gioia? Non la seguo, preferisco la strada stretta e poco frequentata che il lezzo nauseabondo di una moltitudine indottrinata ad arte. La loro rovina è certa, la nostra vittoria, se perseveriamo, è garantita. Credo però, e ne sono sempre più convinto, che solo un movimento con una vera e radicata ispirazione cristiana nel suo DNA può avere le carte in regola per dare risposte certe a questa domanda impellente di futuro. Sì, so sono di parte lo ammetto, simpatizzo per i puntini blu vantandomene pure, e tanti per questo potrebbero storcere il naso. Ma non posso tacere quello che vedo e sento, sarei complice di un assassinio premeditato e non mi va. Voglio bene al mio paese, amo la mia Patria, e ho un desiderio impellente di placare questa sete di dare un domani all’Italia che molti sembrano avere seppellito con la loro anima. Ho voglia di un cielo azzurro sopra queste nuvole minacciose e non di catacombe piene di cadaveri mummificati. Guardo a quel bellissimo simbolo blu e a quei bambini con le mani nella mano dei genitori: solo da lì può ripartire l’Italia, non c’è alternativa.