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di Nathan Algren

Etiopia: ondata di arresti di religiosi

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«Siamo in costante contatto con suor Abrehhet Cahasai, superiora delle nostre comunità in Etiopia per avere notizie della consorella arrestata, assieme ad altre cinque religiose e ad alcuni diaconi. C’è tantissima preoccupazione per la loro sorte. Non abbiamo più notizie e non riusciamo a capire il motivo di simile atto». Ne parla da Roma, raggiunta dall’Agenzia «Fides», madre Raffaella Pedrini, superiora generale delle Orsoline di Gandino (Bergamo) confermando che la polizia etiope ha fatto un’incursione contro le religiose e i religiosi cattolici, prelevando la 48enne Abrehet Teserma, insegnante della scuola materna di Shola (Addis Abeba), una delle due case delle Orsoline nella capitale etiope. Le cinque suore delle Figlie della carità San Vincenzo de Paoli e l’orsolina sono tutte di origine tigrina, e questo spiega la pulizia etnica che ha raggiunto le dinamiche e le dimensioni del vero e proprio genocidio. L’arresto è stato firmato da Temesgen Tiruneh, capo della National intelligence and security service e rientra nell’operazione di pulizia etnica contro i cittadini tigrini sviluppata con estrema violenza, non solo nella capitale Addis Abeba. Sulle sei suore – Letemareyam Sibhat, Tiblets Teum, Abeba Tesfay, Zaid Moss, Abeba Hagos, Abeba Fitiwi e Teserma Orsolina, di età molto avanzata – pende l’accusa di attività a favore dei terroristi Tigrini e Oromo. Anche i diaconi Tsehaye Yohanne e Amanuel Hagos, di origine tigrina, sono stati arrestati con identiche accuse.

L’ondata di arresti si è abbattuta, dall’inizio di novembre anche sui Salesiani: 28 religiosi sono stati arrestati durante una brutale e illegale irruzione alla sede nazionale delle Opere di don ad Addis Abeba. Tra gli arrestati anche un ottantenne.

Tanto per buttare fumo negli occhi della comunità internazionale, l’ondata di arresti avviene in contemporanea con l’annuncio che il regime fascista Amhara ha istituito una speciale forza governativa per indagare sulle violazioni dei diritti umani in Tigray e punire i colpevoli.
La decisione segue un rapporto della Commissione etiope per i diritti umani e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani: entrambe le parti in guerra hanno commesso atrocità, violenze sessuali, omicidi, sfollamenti, mezzi di sussistenza danneggiati e impedimento alla distribuzione degli aiuti umanitari. In realtà la commissione mista non si è mai recata in Tigray, né ha ascoltato le vittime perché il governo lo ha sempre impedito ed è responsabile di varie atrocità, di migliaia di arresti di Tigrini e Oromo, di lager nazisti dove sono giacciono 30 mila tigrini e si teme che molti siano stati uccisi.

Monsignor Tesfalassie Medhin, vescovo dell’eparchia cattolica di Adigrat, attraverso l’agenzia «Fides», parla di genocidio e denuncia la persecuzione contro la Chiesa cattolica del Tigray. L’arresto delle sei suore e due diaconi non è altro che un violento atto di rivalsa del regime contro mons. Medhin. Pagano il fatto che il vescovo di Adigrat abbia avuto il coraggio di dire la verità sul genocidio.

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09/12/2021
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