Chiesa
di Giuseppe Udinov
Libano: cristiani in fuga. L’allarme del patriarca Joseph III
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A spaventare in Libano è sempre stata la violenza. Durante e dopo la guerra civile che ha funestato il Paese dal 1975 al 1990, le fazioni o i gruppi terroristici attivi nel territorio non hanno mancato di far sentire la propria presenza. Ma adesso a spaventare di più è la crisi economica. La quale sta colpendo tutti. Dai cristiani ai musulmani, dai membri del ceto medio di Beirut fino ai contadini della valle della Beqqa. Da anni il Libano non ha una vera stabilità politica, i vari governi al potere non hanno attuato riforme. Oggi, complici anche le conseguenze dell’esplosione del porto della capitale del 4 agosto 2020, mancano le materie prime. Dal carburante fino alla farina e alle medicine. Le riserve statali sono molto limitate e non ci sono soldi per acquistare ciò che serve. Il risultato è quello di un fallimento sociale, prima ancora che economico e politico. In un contesto del genere la comunità cristiana è messa a dura prova. Sono sempre di più i cristiani libanesi pronti a fare le valigie per vivere meglio altrove.
In Libano sono presenti diverse comunità cristiane. Del resto il Paese dei cedri nel mondo arabo è quello dove è più alta la presenza cristiana. Almeno il 35 o 40% dei cittadini si professa cristiano, anche se non è possibile sapere con esattezza i numeri in quanto anche un semplice censimento in Libano potrebbe aggiungere ulteriori problemi. Oltre i maroniti e i cattolici, ci sono anche le chiese patriarcali fedeli al Papa. Tra queste è da annoverare la Chiesa cattolica sira. A ottobre il patriarca siriaco Ignatius Joseph III Younan, parlando con alcuni rappresentanti dell’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, è stato lapidario: “Temiamo la fine dei cristiani in Libano”. Una paura basata non tanto e non solo sulle recenti tensioni politiche, molto gravi e in grado di culminare in scontri armati per le strade di Beirut, quanto sulla crisi economica in atto. “Qualora questa crisi continui – è il pensiero del patriarca – temiamo sia la fine dei cristiani in Libano e in tutto il vicino Oriente nel giro di pochi anni. Normalmente quando i cristiani partono, come è successo in Iraq, Siria e Turchia, non tornano”.
In medio oriente le chiese da circa un decennio stanno subendo gravi persecuzioni. Il terrorismo prima e l’avvento dell’Isis tra Siria e Iraq poi hanno determinato un grave ridimensionamento della presenza cristiana nella regione. Il Libano sembrava un’oasi tranquilla. Qui i maroniti ancora oggi costituiscono la comunità religiosa più numerosa. Ma si è iniziato a fuggire anche da qui, dal Paese arabo “culla” della cristianità in medio oriente. Costretti da una situazione insostenibile, sempre più famiglie stanno cercando riparo altrove, soprattutto in Europa.