Politica
di Roberto Signori
Consiglio d’Europa: nuove misure contro l’ipersessualizzazione dei minori
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Il Consiglio d’Europa ha proposto misure per combattere la pornografia. Una risoluzione del Consiglio dei 47 paesi europei, raccomanda di concentrarsi sull’educazione sessuale, la protezione e la sicurezza online tramite l’adozione di regolamentazioni forti e mirate.
L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha da questo punto di vista adottato una risoluzione basata sul rapporto del relatore Frank Heinrich, sull’uguaglianza e la non discriminazione, sugli aspetti di genere e le implicazioni dei diritti umani della pornografia. Il comitato permanente della PACE avverte che la pornografia “spesso ha generato e perpetuato stereotipi trasmettendo un’immagine delle donne come subordinate agli uomini e come oggetti, e banalizzando la violenza contro le donne”.
Ancora, si dice nel testo approvato che “più della metà di tutto il traffico internet è legato alla pornografia e al sesso e una grande parte della popolazione dei 47 paesi consulta materiale pornografico e che questa tendenza è aumentata durante le pandemie di Covid-19”. Secondo l’Assemblea, “i contenuti pornografici sempre più spesso sono creati privatamente, da individui che non fanno parte di società di produzione specializzate e sono poi distribuiti per via elettronica”, perciò è necessario che siano obbligatori i filtri anti-porno da attivarsi, di default, in tutti i nuovi computer e dispositivi portatili. I fornitori di internet dovrebbero permettere ai clienti di scegliere chiaramente se accedere o meno a tale materiale; la verifica dell’età dovrebbe essere un obbligo legale e i siti web porno dovrebbero avere avvisi sui potenziali danni.
Infine l’Assemblea chiede che “la pornografia sia vietata sul posto di lavoro, con i datori di lavoro che dovrebbero installare filtri di blocco”. Fin qui tutto bene, anzi benissimo. La PACE sottolinea che i giovani sono particolarmente esposti a questo rischio, per cui “i programmi di educazione alla sessualità dovrebbero definire, identificare e spiegare la natura della pornografia e specificare le sue implicazioni sanitarie, etiche, legali e di parità di genere. Dovrebbero anche sottolineare che la pornografia non può sostituire fonti affidabili di informazione sulla sessualità”.