Politica
di Gabriele Alfredo Amadei
Putin e Biden venti di guerra
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Dopo l’incontro a distanza fra Biden e Putin del 16 dicembre (è stato Putin a telefonargli) in considerazione che Biden non sembrava avesse minimamente recepito le istanze russe, il Ministero degli Esteri Russo ha prodotto, il 17 dicembre, una bozza di accordo con i punti fondamentali che sarebbero dovuto essere oggetto di discussione.
Sostanzialmente le richieste della Russia, alla NATO, e quindi all’America, sono il ritiro delle unità militari nei paesi dell’ex URSS e il ritiro degli appoggi al governo ucraino per la sua possibile adesione alla NATO. In pratica il ripristino della situazione sottoscritta da NATO, America e Russia nel 1997 al disfacimento della URSS. Accordo che fu quasi subito disatteso, con il dispiegamento di strutture militari nei paesi ex URSS. Nella bozza si ipotizza che il perdurare della presenza della Nato in tali nazioni, essendo un reale pericolo per la sicurezza della Russia, avrebbe potuto comportare conseguenze tecniche e militari. Questo documento, in modo atipico, non è stato trasmesso per i normali canali diplomatici (Ambasciate, Ministeri coinvolti), ma direttamente a tutte le agenzie stampa russe e internazionali, con la motivazione di evitare che i media potessero manipolare il senso del documento. Ora il mondo intero, preso alla sprovvista per la mossa di Putin, da diversi giorni è rimasta praticamente bloccata, non sapendo come interpretare il documento, ma soprattutto aspettando a ciò che farà o dirà Biden. Pochi arditi hanno provato a denunciare il documento come un ultimatum, soprattutto per il riferimento alle possibili conseguenze militari, ma in realtà un ultimatum non sollecita un confronto e una discussione sui temi che propone, né invoca gli sforzi diplomatici per risolvere le questioni in atto. In pratica, come ben sanno gli appassionati di poker, quando si ha a che fare con un avversario un po’ troppo incline al bluff, la mossa è quella di andare a “vedere” le carte dell’avversario. Putin, dopo l’inutile discussione del 16 dicembre, ha rilanciato, pesantemente, ed ora la parola passa a Biden.
L’ufficialità del documento impedisce, ormai, a Biden di ignorare il sollecito russo, obbligandolo ad un confronto su temi molto delicati. Fondamentalmente Biden dovrebbe far retrocedere le istallazioni militari dai confini con la Russia e impedire l’adesione dei paesi ex URSS alla Nato. L’alternativa è la possibilità di un impegno militare con la Russia. In pratica Biden si è messo alle corde da solo (e questo spiegherebbe il lungo periodo di silenzio seguito dalla pubblicazione della bozza di accordo) dopo gli atteggiamenti da bulletto di periferia che ha tenuto nei confronti di Putin. Nel frattempo Putin ha intensificato gli accordi con la Cina, che peraltro erano già in clima collaborativo, determinando una aperta difesa della politica russa da parte della Cina. Anche in questo caso Biden, che si proponeva di contrastare anche la geopolitica e l’economia aggressiva della Cina, ha peggiorato la situazione mettendo la Cina nelle braccia della Russia: una potenza economica con una tecnologia d’avanguardia. Praticamente ora abbiamo oltre un miliardo e mezzo di soldati ben equipaggiati! Biden potrà essere anche influenzare una coalizione importante come la Nato dal punto di vista militare e tecnologico, ma dai piedi di argilla, in quanto il 90% degli americani, molto probabilmente, non saprebbero nemmeno individuare, sulla cartina geografica, quell’Ucraina per cui dovrebbero andare a combattere. Per non parlare dell’Europa, che nei parlamenti, nelle cancellerie, nei governatorati sono prontissimi e uniti sulle reprimende alla politica di Putin, ma sono poi drammaticamente disuniti di fronte anche ad una semplice sanzione.
Dopo aver applicato le sanzioni infatti, all’inizio di novembre, Austria e Bulgaria hanno stipulato contratti per il gas con la Russia, mentre la Germania ha chiesto un aumento della fornitura (oltre quanto prevedeva il contratto ormai in scadenza) e ha difeso il progetto del Nord Stream 2, inviso dagli USA. Possiamo immaginare quanto i paesi europei siano entusiasti di intraprendere una azione militare contro la Russia, considerando anche quanto e per quanto tempo hanno dovuto faticare contro la Libia (una frazione infinitesima rispetto alla Russia) arrivando a supplicare l’America di tirarli fuori dal guado dove si erano incautamente cacciati. Imprese che potrebbero essere facili da iniziare, purtroppo, ma abbastanza complicate da portare a termine, considerando anche il recente esempio dell’Afghanistan, dove gli USA, senza nemmeno concordare con le altre nazioni della coalizione presenti nel paese, ha deciso di uscire dal conflitto in pochi giorni. Ci si domanda, alla fine, per quale motivo, con tanti problemi, giganteschi (tanto per citarne due evidentissimi: pandemia e clima) che già dovrebbero essere un campo dove tutti potrebbero e dovrebbero collaborare per il (vero) bene del mondo, ci si debba ancora perdere nei contenziosi da bar dove tutto si debba risolvere nella classica scazzottata, omni-presente nei film americani, per dimostrare quanto si è forti e robusti, mai quanto si è intelligenti. Dobbiamo sperare, ancora una volta, che fra le persone coinvolte in queste crisi ci sia qualcuno che riesca a tenere saldi i nervi .Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato venerdì sul suo sito web progetti di accordi tra la Federazione russa e gli Stati Uniti d’America sulle garanzie di sicurezza e un accordo sulle misure di sicurezza per la Federazione russa e gli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
Secondo i documenti, la Russia, in particolare, offre alla NATO:
1 - escludere un’ulteriore espansione e adesione all’alleanza dell’Ucraina;
2 - rifiutare di svolgere qualsiasi attività militare in Ucraina, Europa orientale, Transcaucasia, Asia centrale;
3 - impegnarsi a non creare condizioni che possano essere considerate una minaccia;
4 - consolidare l’accordo per risolvere pacificamente tutte le controversie e astenersi dall’uso della forza;
5 - confermare che non si considerano avversari tra loro;
6 - non dispiegare missili a medio e corto raggio in zone da cui possono colpire il territorio dell’altro;
7 - non dispiegare ulteriori militari e armi al di fuori dei paesi in cui si trovavano nel maggio 1997 (prima dell’adesione dei paesi dell’Europa orientale all’alleanza) - se non in casi eccezionali con il consenso della Russia e dei membri della NATO.
La Russia offre anche agli Stati Uniti:
a - non utilizzare il territorio di altri paesi per preparare o compiere attacchi gli uni contro gli altri;
b - non condurre esercitazioni militari con lo sviluppo di scenari per l’uso di armi nucleari;
c - non preparare i paesi militari non nucleari all’uso di armi nucleari;
d - non dispiegare armi nucleari all’estero e restituire quelle già dispiegate, nonché eliminare le infrastrutture per il dispiegamento di armi nucleari al di fuori del proprio territorio;
e - non dispiegare missili a medio e corto raggio all’estero e in aree da cui possono colpire bersagli sul territorio dell’altra parte.