Storie
di Nathan Algren
Giappone: tre detenuti “giustiziati”
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
il Giappone ha giustiziato tre prigionieri. Si tratta delle prime esecuzioni dal dicembre 2019 e dall’ascesa del primo ministro Fumio Kishida, in carica da ottobre. Le autorità non hanno rivelato la loro identità. Al momento vi sono oltre cento detenuti nel braccio della morte, mentre il sostegno pubblico alla pena capitale resta alto nonostante le critiche internazionali.
L’opposizione ha accusato il governo di aver scelto questo periodo dell’anno per le esecuzioni allo scopo di ridurre le critiche, visto che le attività del Parlamento sono sospese. Il ministro della Giustizia Yoshihisa Furukawa ha dichiarato che i tre detenuti avevano commesso reati “estremamente orribili” e di ritenere la pena appropriata.
Dal 2007 il Paese ha iniziato a rendere pubblici i nomi delle persone messe a morte e i dettagli dei loro reati. Sono 107 le persone detenute oggi nel braccio della morte in Giappone. Il Paese ha mantenuto la pena capitale nonostante la crescente pressione internazionale, sostenendo che sia necessaria per rispondere alle vittime e soprattutto come deterrente. Insieme agli Stati Uniti, il Giappone è l’unico Paese del G7 a prevedere la pena di morte nel suo ordinamento.