Società
di Nathan Algren
Etiopia: il Tigray nella morsa di crimini efferati
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E’ tragicamente tutto vero, venite a vedere con i vostri occhi” racconta un esponente della Chiesa locale proveniente dal Tigray etiope, che per motivi di sicurezza chiede l’anonimato. La tragedia alla quale fa riferimento è quella che sta imperversando in tutto il Tigray da quasi due anni.
“Ci sono stragi di innocenti massacrati solo a causa della loro appartenenza etnica, e moltitudini che stanno letteralmente morendo di fame: bisogna aprire immediatamente i corridoi umanitari per soccorrere chi ormai è allo stremo”.
Dall’inizio della guerra, nel novembre 2020, il Tigray è tagliato fuori dal resto del mondo. Gli aiuti umanitari giungono con il contagocce mentre le comunicazioni telefoniche e via Internet sono del tutte interrotte. È quindi difficile avere informazioni su quello che accade nella regione. Ma un dato accertato è che gli aiuti umanitari non riescono a raggiungere la popolazione che è priva di tutto, specie i più bisognosi, malati, anziani, donne e bambini. Manca tutto ciò che possa garantire un minimo di sussistenza: generi alimentari, acqua, farmaci. Sono andati distrutti oltre il 90% degli ospedali, le scuole sono chiuse da due anni, le banche non hanno più moneta.
“Chi è al potere non vuole che la gente parli, che racconti le atrocità che stanno subendo. C’è un clima di terrore, alimentato ulteriormente negli ultimi mesi dalle incursioni mortali di droni da combattimento. Non si era mai vista una cosa del genere nell’Africa sub sahariana. E nella comunità internazionale nessuno prende iniziative adeguate porre fine a tutto questo. Tutti gli attori geopolitici guardano a quello che sta succedendo qui solo nell’ottica dei propri interessi strategici”.
Dapprima il primo Ministro Abiy era sostenuto dalla gente. Poi tutto è cambiato. “Certe azioni sembrano rispondere solo a calcoli spietati di chi è pronto a recitare tutte le parti e anche a tradire i propri cosiddetti ‘alleati’ pur di mantenere il potere a tutti i costi. Adesso si dice che la sua base di potere è rappresentata dall’etnia Amara: ma in realtà nessuno si fida più di nessuno e lo scenario sta diventando quello di una guerra tutti contro tutti. Ovunque l’economia del Paese non esiste più. Non ci sono più investimenti. Tutto è andato distrutto. Distrutte le fabbriche, i luoghi storici, abitazioni distrutte, chiese, missioni tutto distrutto. Nessuno finora ha mai detto nulla. Soltanto Papa Francesco è intervenuto più volte chiedendo di pregare per l’Etiopia. Ma adesso siamo veramente arrivati al punto che qualcuno dica basta! Basta ammazzare la gente, farla morire di fame tenendo chiusi i corridoi umanitari. La mancanza di cibo è diventata l’arma con la quale fare morire le persone e non sfamarle. Generazioni di giovani andate completamente distrutte. Si tratta di 6/7 milioni di persone che soffrono in questa situazione di violenza inaudita.”
“Non abbiamo notizie dei nostri cari, dei nostri amici. Qualcuno si trova in Addis Abeba, in prigione solo perché è tigrino. La gente sta morendo, non ha lavoro, non ha di che sfamarsi. E ogni giorno che passa senza aiuti migliaia di vite muoiono”, conclude il testimone.
La condizione tragica vissuta in Etiopia trova riscontro nelle parole preoccupate di una fonte autorevole della Chiesa. “L’Etiopia si trova in una situazione di enorme difficoltà. Sembra che tutto ci stia spingendo verso il baratro. Cresce il terrore; aumenta la diffidenza tra i gruppi. Preghiamo il Signore perchè finisca questa spirale di violenza: poi potremo trovare le strade per guarire le ferite: ma adesso è soprattutto il momento di salvare le vite di tutti gli innocenti esposti a rischio di morire in un paese dilaniato; dove fino a poco tempo fa tutto sembrava promettere un futuro migliore”.