Politica
di Gianni Rubagotti
Piazza del Duomo a Milano è ancora “del Duomo”?
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Abbiamo sentito parlare tutti degli stupri di gruppo in piazza del Duomo a Milano.
Abbiamo sentito in molti meno parlare di taharrush jama’i (assalti e aggressioni sessuali), fenomeno esploso in Egitto anni fa e su cui rimando a quanto scrive la islamica Imam Maryan Ismail (tanto per chiarire che quello non è l’Islam ma per non negare che il fenomeno va distinto dagli stupri presentati finora a noi dalle cronache).
Mi ritrovo da anticlericale pannelliano a sentirmi solo nel segnalare che piazza del Duomo è la piazza su cui si affaccia la cattedrale della Diocesi di Milano, cioè della città dell’editto di tolleranza di Costantino che cambiò la storia dell’Occidente 1700 anni fa.
Tecnicamente il “sagrato” inizia dopo gli scalini ma la piazza del Duomo è più vasta e come altre piazze della chiesa principale della città era anticamente il luogo di ritrovo della sua comunità, che nel Medio Evo era praticamente tutta accomunata dalla religione cristiana.
Certo, i tempi sono cambiati: in Piazza Duomo tanti anni fa ho visto un comizio di Pannella, ne hanno tenuti il socialista Craxi, il comunista Berlinguer. Piazza Duomo è oggi la piazza della comunità milanese, compresi i non cristiani. Ma questa secolarizzazione quanto sarà capita dalle aree dove il fondamentalismo islamico è lontano da ogni separazione stato e chiesa?
Ismail ci avverte che i “i video” degli stupri “girano nei social di lingua araba”. Il pubblico di quei social ha visto solo il vigliacco tentativo di impedire alle donne di partecipare alla vita pubblica o anche la conquista di uno spazio sacro ai cattolici da parte dell’Islam radicale in attesa di trasformare il Duomo in una moschea come fu per la Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli?
In attesa di saperlo l’errore peggiore da compiere sarebbe pensare di battere il fondamentalismo islamico con un fondamentalismo cattolico che lo copi nei metodi e lo rispecchi negli obiettivi. Gli stupratori avranno la loro dose di detenzione, e sarà dura perché dura è la sorte di chi compie reati sessuali nelle carceri.
Ma non basta e senza altro rischia di essere controproducente. Infatti, per chi ragiona in termini di violenza e soppressione dell’altro, subirla può essere un onore e rafforzare le sue convinzioni. C’è una strada diversa per questi ragazzi e per tanti altri che hanno dato segnali più flebili del loro fondamentalismo, magari con reati molto minori.
Obblighiamoli, quando sarà possibile secondo il magistrato di sorveglianza, a fare volontariato nelle case dove le donne vittime di violenza sono protette, pulendo il pavimento o lavando i piatti per loro. Obblighiamoli, quando sarà possibile secondo il magistrato di sorveglianza, a conoscere la cultura che detestano: obblighiamoli a studiare teologia cattolica, senza convertirli ma semplicemente dando loro sconti di pena se dimostrano di aver studiato cosa è il cristianesimo passando magari un esame, a conoscere l’arte e la musica sacra.
Per chi vive nell’idea che il diverso è impuro e inferiore scoprire la grandezza in ciò che da loro è diverso potrebbe essere veramente fonte di profonda crisi. L’articolo su questo punto finisce, ma non finisce l’azione mia e di altri che la pensano come me.
Spero tra poche settimane di potervi dire di più.