Società
di Ilaria Sorrentino
UN NUOVO SANREMO CON AMADEUS
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Dopo cinque giorni mettiamo un punto al 72 Festival di Sanremo. Cinque serate all’insegna della leggerezza. Cinque serate all’insegna della musica. L’orchestra, i cantanti, i super ospiti, la scala, gli applausi, le polemiche: tutto questo è Sanremo. Il Festival, il terzo condotto da Amadeus, inizia con un filo di commozione e una marcia che ingrana davvero solo quando arriva Fiorello, tra gli applausi e il calore di un pubblico che, fortunatamente, è tornato a occupare le poltrone rosse del teatro. La musica, alla fine, è al centro di tutto. La musica che comunica messaggi, che ci fa provare emozioni, che ci aiuta quando ci sentiamo tristi e ci fa riflettere sulla vita. La musica che diventa concreta nel nostro cuore, nella nostra essenza. La musica che si prende cura di noi diventando la colonna sonora della nostra vita. La musica che diventa una casa, la nostra casa in cui possiamo liberamente entrare e uscire perchè segna le tappe della nostra esistenza, sottolinea le delusioni, i momenti pieni di gioia e quelli brutti.
La quarta serata, quella dedicata alle cover, del Festival di Sanremo è stata la più bella con una bravissima Maria Chiara Giannetta come co-conduttrice. Brava, giovane, sicura, ironica sempre con la battuta pronta fa suo il Festival con semplicità e, soprattutto, con intelligenza. Niente volgarità ma tanta professionalità. Divertente lo sketch utilizzando gli spezzoni di tanti successi della canzone italiana insieme a Maurizio Lastrico, un dialogo semiserio tra due innamorati che oltre a essere un capolavoro di scrittura ha permesso alla Giannetta di trionfare dimostrando un talento comico che può solo crescere. Divertente ma anche molto precisa, essenziale, intima, efficace e senza retorica nell’emozionante monologo dedicato alle persone non vedenti. Se di Sabrina Ferilli sappiamo che è una fuoriclasse; Drusilla Foer appare molto a suo agio nel suo habitat che è il teatro; Maria Chiara ci dimostra nella sua totale semplicità la padronanza del palco. Purtroppo non è stato così con le altre: Ornella Muti poco sul pezzo anzi inesistente; Lorena Cesarini una vittima immolata del sistema, per niente a suo agio e tanto imbarazzo. Tanti gli ospiti che si sono esibiti al Festival. Laura Pausini torna di nuovo da super ospite cantando il brano “Scatola”, scritto per lei da Madame. Laura, molto emozionata, si è lasciata andare ai ricordi che la legano da sempre al Festival e ha annunciato l’uscita del suo documentario. Torna all’Ariston anche per intonare un duetto magico e delicato con Mika. Ma nel finale compare anche Alessandro Cattelan: il trio di conduttori dell’Eurovision Song Contest è servito. Cesare Cremonini fa esplodere l’Ariston. La platea si scatena. Una grande performance con tutti in piedi per una lunga standing ovation. Nino Frassica conquista tutti con la sua ironia mordace e irresistibile. Jovanotti ha emozionato tutti recitando “Bello mondo”, poesia di Mariangela Gualtieri. Intenso, emozionante, coinvolgente: “E infine ringraziare desidero per la gran potenza d’antico amor per l’amor che se move il sole e l’altre stelle. E muove tutto in noi”. Ma Sanremo è musica, è gara. Nel podio che avrei voluto sicuramente avrebbe trionfato Gianni Morandi con la sua “Apri tutte le porte” una canzone scritta da Lorenzo Jovanotti, un brano molto allegro, spensierato, pulito, che vuole essere un inno alla gioia: “e ogni giorno mi sveglio e provo a dire questo è un giorno nuovo lo esplorerò partendo da ora da qui”. Un brano che è riuscito nel suo intento: divertire. Elisa con “O forse sei tu” riesce a toccare le corde dell’anima. Una canzone intima, toccante, riflette sull’amore e la differenza che può fare la persona giusta nella nostra vita. Una canzone dai ritmi dolci e profondi, dalle parole semplici ed essenziali: “quella scusa per farti un po’ ridere… quella stupida voglia di vivere, sempre”. Irama, con “Ovunque sarai”, riesce a raccontare la perdita di una persona che si ama. Riesce a raccontare, in punta di piedi, con la forza della musica e delle parole, il dolore che ti esplode dentro e ti distrugge. Una poesia in musica in cui l’artista, con una vocalità straordinaria, trascina il pubblico dentro la storia, dentro quel legame che ha con la persona a cui è dedicato il brano, attraverso la dolcezza e la potenza della musica: “In ogni gesto io ti cercherò. Se non ci sarai io lo capirò. E nel silenzio io ti ascolterò. Io ti ascolterò. Se sarai vento canterai”.
Dargen D’Amico porta all’Ariston la potenza del tormentone estivo per eccellenza. “Dove si balla” è leggerezza e spensieratezza. È l’antidoto momentaneo all’incertezza di questo periodo. La Rappresentante di Lista è riuscita a conquistare il palco, fin da subito, facendo ballare tutti con il sorriso sulle labbra. La canzone “Ciao ciao” descrive un dramma, una specie di fine del mondo, ma lo fa con un sound ritmato. Un altro tormentone ben riuscito. Fabrizio moro dimostra ancora una volta il suo essere poeta. “Sei tu” è una poesia d’amore consapevole nei confronti di chi, con la propria presenza ci rende la vita migliore.
Un brano rassicurante ed emozionante: “Oggi è un giorno per credere in te. Oggi lasciami senza parole. Voglio vivere i sogni che ho fatto anche se hai deciso di essere altrove”. Ma come si fa a non menzionare la bravura dei grandi big, possono aver convinto o meno, ma rappresentano le radici della musica italiana. Massimo Ranieri con la sua voce, con la sua teatralità dimostra tutta la sua bravura, tutta la sua professionalità; Iva Zanicchi con il suo brano ci restituisce tutto il suo talento musicale, regalandoci delle performance da brivido.
Chi mi ha stupito nella sua semplicità, senza esagerare, con un linguaggio fresco, è stato un artista giovane Matteo Romano. Mahmood e Blanco vincono Sanremo. Dove sta la novità? Non c’è. Favoriti erano vincitori sono. Sicuramente funzionano insieme ma forse mi sarei aspettata di più e non mi convincono del tutto.
Amadeus è riuscito a creare un bello spettacolo ma molto spesso fare il politicamente corretto non porta a nulla, la forma straborda, la sostanza fatica, questo succede in alcune scelte, in alcuni monologhi, molto forzati. Qui il Festival non esplode. Delude. Tutta immagine e niente sostanza.
Nonostante tutto anche per quest’anno: Sanremo è Sanremo! Un Sanremo che però grazie ad Amadeus e alle sue scelte musicali è riuscito a racchiudere :il passato le radici, quelle della musica italiana con i grandi big; il presente, lo sguardo che rivolge alla musica contemporanea e l’interpretazione che è la vera novità e quindi il futuro.
E allora appuntamento al prossimo Sanremo, alle prossime polemiche, alla buona musica.