Chiesa

di Tommaso Ciccotti

Don Giussani ed il suo messaggio cristiano

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In occasione del 40° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, celebrata ieri a Roma la Messa del cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la Diocesi capitolina, nella Basilica di San Giovanni in Laterano nel centenario della nascita del servo di Dio don Luigi Giussani, il 15 ottobre 1922 a Desio.

Nell’omelia il cardinale vicario ha ricordato quanti sono stati raggiunti dall’annunzio cristiano grazie a don Giussani e a quanti ancora succederà in questo centenario, appassionandosi a conoscere questa figura. Molteplici gli aspetti interessanti in lui, ha evidenziato il porporato, soffermandosi su uno in particolare: il realismo della fede. Fede che per don Giussani non era un sentimento indistinto né l’adesione alla dottrina ma il “tutto” della sua vita. L’impeto missionario - ha voluto ricordare il cardinale De Donatis - nacque per Giussani dal rapporto di innamoramento per Cristo, una missione mai intesa in solitaria, ma sempre in unità tra credenti di un “movimento” e in obbedienza alla Chiesa e al Papa.

Luigi Giovanni Giussani nasce il 15 ottobre 1922 a Desio, comune della Brianza a Nord di Milano. I genitori sono Beniamino, disegnatore e intagliatore, e Angelina Gelosa, operaia tessile. Lui socialista, lei cattolica, saranno fondamentali per la formazione umana e religiosa del giovane Giussani.

Per amico Leopardi
Entra in seminario a undici anni e viene ordinato sacerdote il 26 maggio 1945 dal cardinale Ildefonso Schuster. Durante il liceo si appassiona allo studio della letteratura, in particolare all’opera di Giacomo Leopardi, perché la sua «problematica mi sembrava oscurare tutte le altre». Se ne appassiona talmente che impara a memoria tutte le sue poesie e per periodi interi studia soltanto lui, «...poi, a sedici anni scoprii una chiave di lettura della sua opera poetica che ha fatto di lui il compagno più suggestivo del mio itinerario religioso» (A. Savorana, Vita di don Giussani, p. 44).
È l’inizio della storia di Comunione e Liberazione.

L’intuizione nasce durante una lezione sul prologo del Vangelo di Giovanni (successivamente Giussani stesso chiamerà questo episodio il «bel giorno»), in cui sente il professore dire: «Il Verbo di Dio, ovvero ciò di cui tutto consiste, si è fatto carne. Perciò la bellezza s’è fatta carne, la bontà s’è fatta carne, la giustizia s’è fatta carne, l’amore, la vita, la verità s’è fatta carne: l’essere non sta in un iperuranio platonico, si è fatto carne, è uno tra noi». In quel momento Giussani si ricorda dell’inno Alla sua donna del poeta di Recanati: «In quell’istante pensai come quella di Leopardi fosse, milleottocento anni dopo, una mendicanza di quell’avvenimento che era già accaduto, di cui san Giovanni dava l’annuncio: “Il Verbo si è fatto carne”» (cfr. L’avvenimento cristiano. Uomo Chiesa Mondo).

Questa passione per la bellezza e l’attenzione per i gesti quotidiani sono due dei tratti della sua personalità che più colpiranno chi avrà l’occasione di incontrarlo di persona. Per lui infatti «se la bellezza è lo splendore del vero, allora il gusto, l’estetica, il gusto estetico, è la modalità con cui l’uomo percepisce il vero».

Questo impeto di vita, spiegherà il cardinale Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, era frutto del suo rapporto personale con Cristo: «Una storia di amore che è tutta la sua vita [e che] era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago». Dopo l’ordinazione sacerdotale, i superiori decidono che il giovane Giussani rimanga in seminario per continuare gli studi e iniziare l’insegnamento. Nel 1954 consegue il dottorato in Teologia con una tesi su Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr (cfr. Teologia protestante americana). In quegli anni, tuttavia, Giussani si rende conto che nell’apparente buona salute della vita del cattolicesimo italiano, con le chiese piene e milioni di voti dati alla Democrazia Cristiana, già si agita la crisi profonda: il divorzio tra fede e vita, la tradizione in contrasto con la mentalità presente, la morale ridotta a moralismo. Pur conoscendo dottrina e dogmi i giovani restavano profondamente “ignoranti” della Chiesa e se ne allontanavano. Per questo ottiene dai superiori di poter insegnare Religione in un liceo statale. A partire dal 1954 entra al Liceo classico Berchet di Milano, dove rimarrà fino al 1967.

«La mia vicenda è la vicenda di tanti che, volendo bene ai giovani, riescono, per grazia di Dio - in questo senso si può chiamare “carisma” - a comunicare loro certezze e affettività di cui altrimenti sembrerebbero incapaci»

Contenuto delle sue lezioni sono i temi che lo accompagneranno – in un approfondimento che non avrà mai fine – lungo tutto il suo itinerario umano e di educatore: il senso religioso e la ragionevolezza della fede, l’ipotesi e la realtà della Rivelazione, la pedagogia di Cristo nel rivelarsi, la natura della Chiesa come continuità della presenza di Cristo nella storia fino a oggi.

La sua presenza nella scuola dà un nuovo impeto a Gioventù Studentesca (il nome con cui Azione cattolica era presente nelle scuole superiori) e le dà il connotato di un vero e proprio Movimento.


Dall’anno accademico 1964-1965 don Giussani insegna Introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, cattedra che manterrà fino al 1990. La sintesi organica di questo insegnamento verrà pubblicata tra il 1986 e 1992 nei tre volumi del “PerCorso”: Il senso religioso, All’origine della pretesa cristiana e Perché la Chiesa. Il senso religioso diventerà un longseller, tradotto in 23 lingue e presentato ovunque nel mondo.
Nel 1968 Gioventù Studentesca viene investita dall’impeto della contestazione e molti dei membri aderiscono al Movimento studentesco, abbandonando l’esperienza cristiana. Nello stesso anno don Giussani pone le basi, attraverso una serie di incontri al Centro Culturale Péguy di Milano, per una ripresa dell’esperienza originale del Movimento. Il nome “Comunione e Liberazione” nasce l’anno successivo.
Nel 1977 pubblica Il rischio educativo, nel quale mette a frutto le riflessioni sulla ventennale esperienza di educatore. Sarà uno dei suoi libri più letti e tradotti. L’elezione di Giovanni Paolo II, nel 1978, segna l’approfondirsi di un rapporto con Karol Wojtyła che era iniziato nel 1971 in Polonia. Per diverso tempo don Giussani farà visita al Papa con gruppi di giovani in Vaticano e a Castel Gandolfo.
Un viaggio in Giappone, nel 1987, apre la strada ad una profondissima amicizia tra don Giussani e il reverendo Shodo Habukawa, una delle preminenti figure del buddhismo “Shingon”. Si sviluppa in modo del tutto particolare il rapporto con la comunità della Spagna, dove Giussani si reca periodicamente: in questa relazione di profondo affetto e sintonia egli vede il futuro del Movimento.
Sono anche gli anni delle grandi meditazioni proposte al Movimento: Riconoscere Cristo, Il tempo e il tempio, È, se opera, espressioni di una eccezionale stagione creativa centrata sui temi dell’avvenimento cristiano e del mistero di Dio (cfr. Il tempo e il tempio).
Si consolidano amicizia e consonanza con il cardinale Ratzinger, Prefetto della Dottrina della Fede, come il cardinale stesso non mancherà di rilevare.
È un periodo intensissimo, nonostante l’avanzare della malattia. Pubblica Si può vivere così? e Generare tracce nella storia del mondo, due testi fondamentali per comprendere la sua concezione del cristianesimo; avvia la collana “I libri dello spirito cristiano” e la collana di musica classica Spirto gentil, a Madrid dialoga con Jean Guitton e a Bassano del Grappa riceve il Premio internazionale della Cultura cattolica. Agli incontri del Movimento, come esercizi spirituali e assemblee, partecipa, con sempre minor frequenza, spesso inviando messaggi video.

La crescita del Movimento

Dall’inizio degli anni Settanta si coinvolge direttamente con un gruppo di studenti dell’Università Cattolica. Sono anni di grande dinamicità e il Movimento si diffonde in tutti gli ambiti: la scuola, l’università, le parrocchie, le fabbriche, i luoghi di lavoro, spesso sfidando con successo ambienti culturalmente e politicamente ostili. Don Giussani non nasconde i rischi di questa tumultuosa crescita e sarà instancabile nel richiamare continuamente la “vera natura” di CL come esperienza di cammino nella fede, indicando senza sosta le “derive” in senso intellettualistico, organizzativo e politico. Un esercizio di paternità che si trova riflesso nelle équipe annuali degli studenti universitari (cfr. Dall’utopia alla presenza, e la successiva serie di volumi delle équipe)

«Dire che la fede esalta la razionalità vuol dire che la fede corrisponde alle esigenze fondamentali e originali del cuore di ogni uomo»

Il mondo come orizzonte

Con gli anni si sviluppano le intuizioni giovanili di Giussani che riguardano la missione e l’ecumenismo. Alcuni giessini erano partiti per il Brasile già nei primi anni Sessanta. Nel frattempo, anche attraverso l’amicizia con padre Romano Scalfi e l’opera di Russia Cristiana (l’associazione nata per far conoscere le ricchezze della tradizione dell’ortodossia russa), crescono i rapporti con l’Est Europa e il mondo ortodosso. In questi anni il Movimento si diffonde soprattutto in Europa, America Latina e Stati Uniti, anche in virtù del caldo invito ad «andare in tutto il mondo» arrivato da Giovanni Paolo II nel 1984.

Stagione creativa

Con l’inizio degli anni Novanta si manifestano i primi segni della malattia che in modo sempre più grave lo accompagnerà per oltre un decennio, sino alla morte. Più d’uno ha rilevato il parallelismo tra la vita di don Giussani e quella di Giovanni Paolo II e di tutto ciò resta un sigillo struggente: l’immagine di quel loro incontro in piazza San Pietro il 30 maggio ‘98.

«Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta»

Ultimi messaggi

Nella primavera del 2004 ottiene dal cardinale di Madrid Antonio Rouco Varela - al quale aveva inoltrato la richiesta - che don Julián Carrón si trasferisca a Milano per condividere con lui la guida del movimento di Comunione e Liberazione. È del nuovo millennio, tra il 2002 e il 2004, lo straordinario scambio epistolare con papa Wojtyła che si concluderà con una lettera in cui don Giussani scrive: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta».

L’ultimo messaggio al Movimento è del 16 ottobre 2004, in occasione del pellegrinaggio a Loreto per i cinquant’anni di CL. Le parole iniziali sono: «Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza! Questa è la frase più importante per tutta la storia della Chiesa; in essa si esaurisce tutto il cristianesimo». Il 22 febbraio 2005, muore nella sua abitazione di Milano.

I funerali sono celebrati nel Duomo di Milano dall’allora cardinale e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, come inviato personale di Giovanni Paolo II. È sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano. La sua tomba è meta di continui pellegrinaggi dall’Italia e dal mondo.

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21/02/2022
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