Politica
di Giuseppe Udinov
Ucraina: la guerra e le madri surrogate
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Victoria non lo farà mai più. Lunedì mattina aveva avvolto al caldo il piccolino di sette giorni partorito tra le sirene che suonavano fuori dall’ospedale ed era stata caricata su un furgone: l’autista aveva quindi iniziato a guidare all’impazzata per schivare spari e superare posti di blocco, direzione un bunker della Biotexcom, una manciata di chilometri fuori Irpin. È lì che il colosso della maternità surrogata con sede a Kiev trasferisce i bambini nati su commissione ed è lì che Victoria doveva “consegnare” il suo bambino.
Là sotto Victoria aveva iniziato a piangere all’idea di lasciare il bambino solo, «quando riusciranno a portarlo via i suoi genitori?», si era chiesta in lacrime davanti al giornalista della Cnn, «dicono che stanno per arrivare, ma quando e quanto tempo ci vorrà nessuno può dirlo». Pensava sarebbe stato facile fare la surrogata, portare in grembo l’embrione di una coppia straniera: aveva affrontato tutto per sua figlia, partorita a soli 17 anni. Ma ora, lontana da lei (era riuscita a farla scappare in Bulgaria all’inizio dell’invasione), dopo aver passato gran parte della gravidanza a letto a causa di complicazioni, ora che era giunto il momento di dover abbandonare questo piccolo bambino e affrontare «il trauma di rinunciare a lui», Victoria aveva deciso che non avrebbe mai più fatto una cosa del genere.
Le telecamere della Cnn mostrano cullettine di plastica e copertine che avvolgono 21 neonati, un pediatra che ricorda quanto sono pagate le surrogate come Victoria (tra le 17.500 e 25 mila sterline) e sei tate che cercano di placare il loro pianto, allattarli, addormentarli cullandoli, «le bombe cadono sempre più vicino. I bambini sentono la paura e l’angoscia nella stanza», spiega Antonina. «Vorrei andarmene, perché anche io ho una famiglia. Ma non abbiamo nessuno a cui lasciare questi bambini»
Un dramma nel dramma perchè la guerra è un dramma ma la compravendita dei bimbi è una drammatica vergogna!