Chiesa
di Tommaso Ciccotti
Papa: il mondo ha sete di pace
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Ai partecipanti del 9° Forum Mondiale dell’Acqua sul tema della Sicurezza dell’Acqua per la Pace e lo Sviluppo - che si tiene a Dakar, in Senegal, dal 21 al 26 marzo - il Papa fa giungere il suo messaggio, a firma del cardinale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e letto dal cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
A nome di Papa Francesco, desidero esprimere i miei più cordiali saluti a tutti i partecipanti riuniti per il IX Forum Mondiale dell’Acqua, attorno al tema Sicurezza idrica per la pace e lo sviluppo. È opportuno sottolineare l’importanza di questa domanda, tante sono le sfide attuali e future che la riguardano per la nostra umanità.
Il nostro mondo ha sete di pace, di questo bene indivisibile che richiede lo sforzo e il contributo costante di tutti e che si basa in particolare sul soddisfacimento dei bisogni essenziali e vitali di ogni persona umana.
La sicurezza dell’acqua è oggi minacciata da vari fattori, tra cui l’inquinamento, i conflitti, i cambiamenti climatici e l’uso improprio delle risorse naturali. Eppure l’acqua è un bene prezioso per la pace. Di conseguenza, non può essere considerato semplicemente come un bene privato, generatore di profitto commerciale e soggetto alle leggi del mercato.
Inoltre, il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici è strettamente legato al diritto alla vita, che è radicato nella dignità inalienabile della persona umana e costituisce una condizione per l’esercizio di altri diritti umani. L’accesso all’acqua e ai servizi igienici è infatti un “diritto umano primario, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone”. Di conseguenza, il mondo ha “un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile”, ma anche verso tutti coloro per i quali le tradizionali fonti di acqua potabile sono state inquinate al punto da renderle pericolose, distrutte da armi e reso inutilizzabile, o prosciugato a causa di una cattiva gestione delle foreste.
Oggi più di 2 miliardi di persone sono private dell’accesso all’acqua potabile e/o ai servizi igienici. Pensiamo a tutte le conseguenze concrete che ciò può avere, in particolare per i pazienti nei centri sanitari, per le donne in travaglio, per i detenuti, i rifugiati, gli sfollati.
Rivolgo un appello a tutti i funzionari e dirigenti politici ed economici, alle varie amministrazioni, a quanti sono in grado di indirizzare la ricerca, i finanziamenti, l’istruzione e in particolare lo sfruttamento delle risorse naturali e idriche, affinché si impegnino a servire il bene comune con dignità, determinazione, integrità e spirito di collaborazione.
Va inoltre sottolineato che “affrontare le questioni legate alla scarsità idrica e migliorare la gestione dell’acqua, soprattutto da parte delle comunità, può aiutare a creare maggiore coesione sociale e solidarietà”, avviare processi, costruire relazioni. L’acqua, infatti, è un dono di Dio per noi e un patrimonio comune la cui destinazione universale deve essere assicurata ad ogni generazione.
Inoltre, è un’osservazione che “l’acqua dolce, sia in superficie che nel sottosuolo, è in gran parte transfrontaliera. [Pertanto], se i paesi accettassero di collaborare maggiormente sull’acqua in vari luoghi del mondo, sarebbe un grande passo avanti per la pace. (…) Meccanismi di cooperazione ben funzionanti sulle acque transfrontaliere costituiscono un importante elemento di pace e di prevenzione dei conflitti armati. » A questo proposito, come non pensare al fiume Senegal, ma anche al Niger, al Nilo e agli altri grandi fiumi che attraversano più paesi? In tutte queste situazioni, l’acqua deve diventare un simbolo di accoglienza e di benedizione, motivo di incontro e di collaborazione che aumenterà la fiducia reciproca e la fraternità.
Ricordiamo «che all’origine di ciò che chiamiamo natura nel suo senso cosmico, c’è un progetto di amore e di verità [, e che] il mondo non è frutto di alcuna necessità, di cieco destino o caso». Gestire l’acqua in modo sostenibile e con istituzioni efficaci e solidali non è quindi solo un contributo alla pace; è anche un modo per riconoscere questo dono della creazione che ci è stato affidato perché insieme possiamo prendercene cura.
Papa Francesco assicura con la sua preghiera che questo Forum Mondiale dell’Acqua sarà un’occasione per lavorare insieme per la realizzazione del diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici per ogni persona umana, e che contribuirà così a rendere l’acqua un vero simbolo di condivisione, di costruttivo e un dialogo responsabile a favore di una pace duratura, perché costruita sulla fiducia