Storie
di Roberto Signori
Bimbi sani in Europa, i disabili gravi restano a Kiev
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I bambini sani vanno in Europa, quelli gravemente disabili rimangono a Kiev. È l’amara decisione, maturata con la guerra in diversi orfanotrofi ucraini, che ha esasperato le difficoltà degli istituti di accoglienza dei minori, in gran parte risalenti al regime sovietico, che spesso, già prima del conflitto, lamentavano carenza di cibo e medicine. Lo ha rivelato l’associazione Disability rights international (Dri) presentando i risultati delle ispezioni effettuate a fine aprile in sette strutture dell’Ucraina occidentale. Le condizioni in cui sono stati relegati i piccoli costretti a restare perché affetti da gravi deficit fisici e cognitivi, sintetizza il rapporto, possono essere «atroci».
I dettagli dell’inchiesta parlano di bambini disabili abbandonati a se stessi sui lettini ammassati in stanze senza aria e senza luce. Di corpi maleodoranti, immobili da chissà quanto, feriti dalle piaghe. Di braccia strette in camicie di forza. Dei lamenti di un idrocefalo a cui da tempo non vengono somministrati i farmaci. Orrore. Sulla descrizione del dramma pesa l’idea che alcuni di questi piccoli siano stati trasferiti a ovest di Kiev dalle regioni orientali, quelle più esposte ai bombardamenti dell’esercito russo, con un viaggio che avrebbe invece potuto portarli fuori dall’Ucraina, in Italia, Polonia o Germania, come avvenuto per gli altri minori evacuati. Perché, ci si chiede, non è stata data anche a loro questa opportunità? La disabilità grave, soprattutto cognitiva, è purtroppo fonte di paura e pregiudizio in ogni società. Nella regione del conflitto tra Mosca e Kiev, spiega Eric Rosenthal, è considerata come «non recuperabile». Ci si preoccupa solo di tenerli in vita, aggiunge, «di assicurare ai bambini, se possibile, il cambio del pannolino e della coperta».