Politica
di Roberto Signori
Erdogan vuole rimpatriare un milione di siriani
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La Turchia supera la quota dei 4 milioni di richiedenti asilo, l’anno prossimo si vota e il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, è alle prese con un problema che gli sta già costando molto e che potrebbe rivelarsi un boomerang ai fini elettorali.
Tre giorni fa, il numero uno di Ankara ha annunciato la costruzione di 200mila abitazioni nel Nord della Siria, per quei siriani che sceglieranno il ritorno volontario nel loro Paese. L’obiettivo - ambizioso - della Mezzaluna, è di rimpatriarne un milione, per iniziare. Una cifra importante, che andrebbe a cambiare gli equilibri delle terre nell’immediato oltre confine, nella zona a maggioranza curda, e offrirebbe alla Turchia la possibilità di accaparrarsi una fetta importante della ricostruzione del Paese.
“La Turchia va avanti nel suo obiettivo senza esitazioni - ha detto il capo dello Stato - in un periodo storico gravato da guerre, conflitti, crisi politiche ed economiche e rivolte sociali”. Fin qui i buoni propositi. I numeri, però, parlano chiaro. In Turchia al momento vivono 4.082.693 richiedenti asilo. Di questi 3.762.686 sono siriani. Il ministro degli Interni, Ismail Catakli, ha dichiarato che circa 122mila di questi ultimi al momento potrebbero non trovarsi più in Turchia, perché di loro si sono perse le tracce. Inoltre, ha aggiunto che quasi mezzo milione di siriani negli scorsi anni ha fatto ritorno in zone dove era stata garantita la sicurezza. Negli ultimi mesi, il Paese ha dovuto fare i conti anche con un flusso più sostenuto di persone che arrivavano dall’Afghanistan.
Ankara è determinata a favorire lo spostamento del maggior numero di siriani possibile entro l’inizio della campagna elettorale, che dovrebbe essere più o meno fra un anno. Da qui a farne muovere almeno un milione, però, ce ne vuole.
“La maggior parte dei siriani vorrebbe tornare nelle proprie case - ha spiegato ai media turchi Mazen Kseibi, attivista e membro dell’Associazione Siriana per la dignità del cittadino -. Se stiamo parlando di ritorno volontario va bene, ma devono essere garantite le condizioni”.
E le condizioni non ci sono ancora non solo per quanto riguarda la mancanza delle abitazioni, ma anche per tutto quanto concerne i cardini della vita civile: le infrastrutture di base, le scuole, i tribunali, nonché la garanzia della sicurezza. In oltre 10 anni dall’inizio dei flussi migratori, la Turchia ha rilasciato circa 200mila cittadinanze, a fronte di milioni di persone che chiedono il diritto di asilo e che adesso sono sotto la “temporanea protezione di Ankara”. Dove però la parola “temporaneo” copre un lasso di tempo ormai piuttosto dilatato, con conseguenze che sull’economia turca sono sempre più visibili. A fronte dei 14mila siriani che sono riusciti a rifarsi una vita e a impiantare il proprio business in Turchia con giro d’affari che, prima della pandemia, era di quasi 500 milioni di dollari, ci sono altri effetti che al popolo turco sono piaciuti decisamente meno.