Chiesa
di Tommaso Ciccotti
Papa Francesco: i migranti non sono invasori
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Non invasori, non distruttori, non usurpatori, ma lavoratori volenterosi, strumenti per “conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità”, portatori di “dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni vibranti” nel caso dei cattolici. È un nuovo, accorato, appello a cambiare approccio e percezione dei “fratelli” migranti, quello del Papa nel Messaggio per la 108.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.
“Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” si intitola il documento, firmato a San Giovanni in Laterano lo scorso 9 maggio e presentato oggi, in cui il Pontefice intesse la sua disamina del fenomeno migratorio - ancora attuale e reso più urgente dalla guerra in Ucraina - con brani biblici dei Profeti e del Vangelo. La visione di fondo è escatologica, il Regno di Dio, la “Nuova Gerusalemme”, dimora di Dio e meta degli uomini; lo sguardo è sull’attualità, le “tribolazioni degli ultimi tempi” che ci chiamano a rinnovare l’impegno per l’edificazione di “un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità”.
Perché regni questa “meravigliosa armonia”, scrive il Papa, bisogna “accogliere la salvezza di Cristo, il suo Vangelo d’amore, perché siano eliminate le disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente”. “Nessuno dev’essere escluso”, ribadisce a chiare lettere Papa Francesco nel Messaggio. Il progetto di Dio è infatti “essenzialmente inclusivo” e “mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali”. Quindi i migranti, i rifugiati, gli sfollati, le vittime della tratta.
“La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulnerabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza”
Costruire il futuro con migranti e rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Francesco richiama la profezia di Isaia, in cui “gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme”. L’arrivo degli stranieri è presentato dunque come una “fonte di arricchimento”.
È “storia” stessa, d’altronde, a insegnarci “che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi”.
“Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Ma questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati. Si tratta di un potenziale enorme, pronto ad esprimersi, se solo gliene viene offerta la possibilità”
Certamente, rileva il Papa, “la presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida”, ma più di tutto è “un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti”. Grazie a loro “possiamo maturare in umanità e costruire insieme un noi più grande”, afferma il Francesco. Si generano così “spazi di fecondo confronto tra visioni e tradizioni diverse” e si scopre “la ricchezza contenuta in religioni e spiritualità a noi sconosciute”. L’arrivo di migranti e rifugiati cattolici offre infatti “energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono”, assicura il Papa. “La condivisione di espressioni di fede e devozioni diverse rappresenta un’occasione privilegiata per vivere più pienamente la cattolicità del Popolo di Dio”
L’appello è allora per tutti i credenti, in particolare i giovani: “Se vogliamo cooperare con il nostro Padre celeste nel costruire il futuro, facciamolo insieme con i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti e rifugiati. Costruiamolo oggi! Perché il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi”. “Non possiamo lasciare alle prossime generazioni la responsabilità di decisioni che è necessario prendere adesso, perché il progetto di Dio sul mondo possa realizzarsi e venga il suo Regno di giustizia, di fraternità e di pace”
A conclusione del Messaggio del Papa, una preghiera appositamente composta in cui Francesco chiede a Dio che “dove c’è esclusione fiorisca la fraternità” e che possiamo tutti diventare “costruttori del tuo Regno”, insieme “con tutti gli abitanti delle periferie”.