Società

di Roberto Signori

Turchia - I danni alla ‘moschea’ Santa Sofia

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Gli esperti di antichità avevano lanciato l’allarme e l’Unesco aveva minacciato di rimuovere Santa Sofia (e Chora) dai patrimoni dell’umanità, perché sotto il controllo del governo turco e convertendola in moschea avrebbe perso il suo valore universale. Rischiando, al tempo stesso, di venire danneggiate compromettendo in maniera irreparabile il loro valore storico, culturale e simbolico, perché elemento di unità per tutti gli abitanti della Turchia, a prescindere dall’appartenenza religiosa. Ora, i timori si sono avverati con le prime lesioni alla struttura.

Il danneggiamento di Santa Sofia risale al mese scorso e riguarda le porte imperiali (nella foto) della ex basilica cristiana, oggi luogo di culto musulmano per volere del presidente Recep Tayyip Erdogan in seguito a una campagna di progressiva “islamizzazione” della società turca. Secondo quanto riferiscono le cronache alcuni vandali avrebbero strappato alcuni pezzi da una imponente porta in quercia situata all’ingresso dell’edificio. A oggi l’identità dei vandali è sconosciuta e non risultano indagini adeguate per risalire agli autori e responsabili del gesto, mentre fin dall’inizio gli attuali custodi della struttura hanno cercato di minimizzare i danni e la gravità dell’episodio.

Il timore è che altri e più gravi episodi possano avvenire in un futuro prossimo. Serif Yasar, capo del sindacato turco che riunisce gli studiosi di Storia dell’arte, sottolinea che il danno alle porte “potrebbe essere il primo di molti disastri al sito patrimonio mondiale” a causa del crescente stato di “abbandono”. Egli avverte che “se non verranno prese misure precauzionali per proteggere” l’edificio patrimonio Unesco, la cupola di Hagia Sophia “rischia di crollare abbattendosi sui fedeli entro il 2050”.

In queste settimane esperti e attivisti hanno rilanciato le accuse alla leadership di Ankara e al presidente Erdogan, i quali starebbero “fallendo” nel compito di “proteggerne la storia, la bellezza e il valore” storico, culturale e architettonico. Critiche sostenute anche dall’Unesco, l’organismo Onu per l’educazione, la scienza e la cultura, secondo cui Ankara “non sta seguendo” le linee guida da usare per tutelare il patrimonio.

Da quando il luogo simbolo è stato sottratto al ministero turco della Cultura, per passare sotto il controllo del Dipartimento per gli affari religiosi “non vi è più un reale apprezzamento” e una adeguata tutela riguardo ai “rischi ambientali e strutturali” che corre

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20/05/2022
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