Politica
di la redazione
Le forzature tipiche dei prepotenti
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Mario Adinolfi interviene contro chi fa carta straccia delle promesse politiche prima del voto. A proposito del sostegno della Regione Umbria al Pride, parla di Tesei, come una di quei politici che tratta «gli impegni assunti come la carta del water». Fa riferimento alla firma del documento «solenne», durante la sua campagna elettorale, con il quale sottoscrisse valori e finalità delle associazioni che si richiamano alla famiglia tradizionale. Compresa quella di Mario Adinolfi, il Popolo della famiglia.
Ecco le parole di Mario Adinofi: “Provo un grande fastidio per il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana che illumina il Pirellone con i colori della lobby Lgbt, come per il governatore leghista dell’Umbria Donatella Tesei che in campagna elettorale per lucrare il consenso cattolico ha firmato sotto le telecamere un documento in cui si impegnava a “non sostenere l’ideologia gender” e ora alla prima occasione regala soldi delle famiglie umbre con il patrocinio della Regione al Gay Pride di Perugia che si tiene ancora una volta insieme a tante altre sfilate arcobaleno in giro per l’Italia nel sabato del silenzio elettorale. La capacità intimidatoria della lobby Lgbt ha piegato subito la fragile coerenza di Donatella Tesei, il che dimostra due semplici concetti: il primo è che quei documenti che alcune frange cattoliche si ostinano a far firmare ai candidati (lo dicemmo allora, lo ripetiamo oggi) sono carta da cesso, di cui i candidati fanno il conseguente uso una volta incassati i voti cattolici; il secondo è che votare il partito di Salvini che sventola i rosari e poi fa il governo con il M5S, addirittura col Pd, vota per i green pass rafforzati e le armi all’Ucraina, addirittura ora si mette a finanziare con soldi pubblici i Gay Pride, mi sembra davvero un modo poco utile di impiegare il voto cattolico.