Politica
di Giuseppe Udinov
Le dimissioni di Di Maio dal movimento
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I rapporti, tesi ormai da mesi, sono peggiorati negli ultimi giorni. C’entrano la guerra in Ucraina, le elezioni comunali, e si parla addirittura di espulsione dal partito
Di Maio in rotta con la gestione di Giuseppe Conte, sono destinati ad aumentare dopo i ballottaggi di domenica. “E’ stata l’accelerazione di un processo iniziato mesi fa, da quando la linea del M5s sul Quirinale ha cominciato a creare disagi a molti”, spiega uno degli undici senatori pronti a dimettersi dal M5s, chiarendo che oggi c’è stata la svolta in un momento delicato per la risoluzione sull’Ucraina “proprio per chiarire che era grave discordare con il governo sulla politica estera”. Altro obiettivo, si ragiona fra i parlamentari vicini a Di Maio, era evitare che la mossa fosse letta come pretestuosa se ravvicinata nei tempi ad altre decisioni che attendono il M5s, come quella sul doppio mandato. Su 227 parlamentari 5s (155 alla Camera e 72 al Senato), oltre un quarto sono pronti quindi a mettersi alle spalle il Movimento, considerando anche il senatore Emiliano Fenu, che avrebbe deciso di lasciare il suo gruppo ma non per seguire Di Maio. Fra i quarantanove deputati che hanno finora sottoscritto per la creazione di un nuovo gruppo (un cinquantesimo ha dato la parola, ma deve ancora firmare), secondo quanto si apprende ci sono anche il viceministro dell’Economia Laura Castelli, il questore della Camera D’Uva, Vincenzo Spadafora, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, quella per il Sud Dalila Nesci e quello per la Salute Pierpaolo Sileri. Nell’elenco viene aggiunto anche Simone Battelli, presidente della commissione Politiche Ue, Vittoria Casa che presiede la commissione Cultura e Filippo Gallinella, a capo della commissione Agricoltura. Fra i senatori ci sono il sottosegretario alla Giustizia Anna Macina Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Trentacoste, Campagna, Donno, Vaccaro e Simona Nocerino.
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
Il 16 giugno Di Maio ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti, in Piazza del Parlamento a Roma, criticando le recenti posizioni del Movimento 5 stelle sulla guerra in Ucraina e le dinamiche interne al partito. «Io non credo che sia opportuno assumere delle decisioni che di fatto disallineano l’Italia dall’alleanza Nato e dall’alleanza dell’Unione europea», ha dichiarato Di Maio. «Non credo sia opportuno, per esempio, mettere nella risoluzione che impegna il presidente del Consiglio ad andare in Consiglio europeo, delle frasi o dei contenuti che ci disallineano di fatto dalle nostre alleanze storiche, perché l’Italia non è un Paese neutrale».
Il riferimento è alle comunicazioni che il presidente del Consiglio Mario Draghi terrà in Senato, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno, e al termine delle quali le aule voteranno una risoluzione, ossia un testo con cui il Parlamento chiede al governo di impegnarsi su una serie di interventi. In questo caso, l’oggetto del dibattito riguarda la guerra in Ucraina e, in particolare, due punti: la necessità o meno di inviare nuove armi al Paese, strategia da tempo criticata da Conte e da altri esponenti del suo partito, e la necessità o meno di coinvolgere il Parlamento prima di ogni vertice internazionale, come per l’appunto un Consiglio europeo. Secondo fonti stampa, la risoluzione che i partiti che sostengono il governo guidato da Mario Draghi presenteranno in Parlamento non farà riferimento alla questione delle armi. In base al cosiddetto “decreto Ucraina”, il governo è già autorizzato a inviare armi all’Ucraina fino alla fine del 2022, senza necessariamente ottenere il via libera del Parlamento.
Di Maio ha anche aggiunto: «Non credo che possiamo stare nel governo e poi un giorno sì e un giorno no, per imitare Salvini, si vada ad attaccare il governo, anche sulla diplomazia», sottolineando che, secondo lui, lo scarso risultato del partito alle elezioni comunali è dovuto al fatto che l’elettorato del M5s è «molto disorientato». «Io credo che il Movimento 5 stelle debba fare un grande sforzo di democrazia interna, per il nuovo corso servirebbe più inclusività, più dibattito interno», ha concluso il ministro degli Esteri.
Il presidente Conte ha subito respinto le critiche di Di Maio, su cui si è espresso anche il presidente della Camera Roberto Fico, suo compagno di partito: «Siamo arrabbiati e delusi: non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima».
Il presidente Conte ha subito respinto le critiche di Di Maio, su cui si è espresso anche il presidente della Camera Roberto Fico, suo compagno di partito: «Siamo arrabbiati e delusi: non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima».
«Le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5S di operare un “disallineamento” dell’Italia rispetto all’alleanza euroatlantica e rispetto all’Unione europea sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze», si legge nella nota. «Queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di “sicurezza nazionale” e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno». «Il Consiglio Nazionale, pertanto, confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 Stelle», conclude il comunicato.
La nota del Consiglio nazionale
Nella sera del 19 giugno si è riunito il Consiglio nazionale del Movimento 5 stelle, un organismo che assiste il presidente Conte nell’attuazione della linea politica del partito. Al termine dell’incontro, il Consiglio nazionale ha approvato all’unanimità una nota in cui ha criticato alcune recenti dichiarazioni fatte alla stampa dal ministro degli Esteri.
«Le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5S di operare un “disallineamento” dell’Italia rispetto all’alleanza euroatlantica e rispetto all’Unione europea sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze», si legge nella nota. «Queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di “sicurezza nazionale” e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno». «Il Consiglio Nazionale, pertanto, confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 Stelle», conclude il comunicato.
L’allontanamento di Di Maio dai vertici del partito è iniziato a gennaio 2020, quando si è dimesso dal ruolo di capo politico. Parallelamente, ha guadagnato sempre più spazio la figura di Conte, con cui spesso in passato Di Maio ha avuto posizioni divergenti. A febbraio scorso, lo stesso Di Maio si era dimesso dal Comitato di garanzia del M5s, organismo che ha il compito di vigilare sull’applicazione delle regole interne al partito. Secondo il ministro degli Esteri, le sue dimissioni si erano rese necessarie per «avviare una riflessione interna» al M5s, dopo la rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, che avevano visto scontrarsi proprio Conte e Di Maio.